Recuperare il terreno perso per una nuova visione di città

In questo numero della rivista AR poniamo attenzione sullo spazio della città. Il titolo scelto è particolarmente significativo - “Natura e Società” - e ci consente di riflettere al meglio sullo spazio nel quale viviamo. Si tratta di un argomento sicuramente all’ordine del giorno, come testimoniano i numerosi incontri nazionali ed internazionali che hanno affrontato il tema. Infatti, si è da poco conclusa a Roma la quarta edizione della Biennale dello Spazio Pubblico; inoltre, l’Ordine di Roma ha reso disponibile una ricerca che prende in esame le possibilità di sviluppo consapevole, partecipato, attivo e sostenibile delle città. Anche su AR, il tema dello spazio pubblico viene approfondito nell’ottica di una nuova visione di città, attraverso la rigenerazione urbana e del paesaggio e mediante processi di partecipazione. Si affrontano i temi relativi all’analisi dei bisogni, all’aspirazione e alle esigenze intrinseche del territorio, alla pianificazione. Emerge l’importanza di una rete di connessione tra i vari attori coinvolti nel processo, così come la necessità di mettere in valore i legami presenti sul territorio, che siano vicini, lontani, deboli o forti. In questo scenario, l’architetto diventa una figura di primo piano non solo per le sue capacità tecniche e per la sua centralità nel processo di ideazione e realizzazione dell’opera architettonica, ma anche per il suo ruolo trasversale e connettivo e la sua capacità d’interazione e di coordinamento in numerosi campi (imprenditoriale, economico, sociale e culturale, solo per citarne alcuni). Esiste dunque l’esigenza di una progettazione innovativa e rivolta al futuro per accogliere le istanze contemporanee per uno sviluppo ormai non più procrastinabile. C’è un grande bisogno di riqualificare, in primis, le nostre periferie e le aree degradate della città attraverso una pianificazione a misura di cittadino, partendo dalle esigenze espresse dalle comunità. È urgente creare e rigenerare luoghi di aggregazione funzionali ai nuovi bisogni collettivi, progettare spazi e aree anche per attenuare e mitigare il disagio sociale. Vanno prefigurati e realizzati spazi urbani capaci di coinvolgere chi li vive. Lavorare sulla fisicità, sul contesto, ma anche sui comportamenti, sugli usi, sulle esigenze per rigenerare centri urbani, piazze, spazi verdi ed edifici e per valorizzare l’individuo e la comunità. Si sta assistendo in diverse città italiane ad esempi divenuti ormai buone pratiche per il miglioramento delle condizioni urbane: quartieri periferici trasformati in poli attrattivi per l’intera città, spazi dismessi valorizzati attraverso esperienze di coworking e cohousing, orti urbani, interventi di arte pubblica, pianificazioni che attraverso la tutela del paesaggio e della memoria storica sono motore di sviluppo, grazie soprattutto alla resilienza delle comunità. Lascio agli esperti la presentazione delle analisi e delle riflessioni sul tema, ma vorrei ribadire che in questo dibattito il ruolo dell’Ordine degli Architetti è quello di garantire in ogni intervento professionalità e qualità a tutela della collettività. Per arrivare a definire un sistema che, anche attraverso l’operato dell’architetto, possa contribuire al miglioramento sia dell’ambiente costruito, sia della società. Il mese scorso numerosissimi architetti romani sono scesi in piazza per manifestare contro le politiche messe in atto in questi anni, che hanno tolto al lavoro la dignità, il ruolo e la centralità del nostro operato, che è invece rappresentativo della società. Questo stato di “abbandono” è lo specchio di una decadenza che si rende evidente nelle nostre realtà urbane, anche a causa di un sistema di governo poco attento ad adeguare le normative, nonché ad attualizzare le strutture amministrative che dovrebbero essere capaci di far fronte alle impellenti necessità della città. Non possiamo assolutamente permetterci di perdere la qualità del nostro operato a discapito di logiche economiche e di mercato. Le conseguenze dovute a questo sistema sono sotto gli occhi di tutti e Roma ne rappresenta un triste primato. Consapevoli dell’attuale stato d’incuria, lavoriamo affinché una rinascita sia possibile, sapendo quanto il contributo possa essere decisivo per innescare e favorire un processo di cambiamento fondamentale per le città, ma anche per la qualità della vita e il benessere degli abitanti. Il fine è tutelare il nostro territorio di grande bellezza e ricco di elementi da valorizzare, da proteggere e da preservare, ma anche quello di incrementare le azioni sostenibili attraverso l’innovazione, con modelli condivisi e grazie all’integrazione sociale. Tutto ciò con il coinvolgimento attivo dell’azione politica che continueremo ad interrogare e a sensibilizzare per quanto di nostra competenza, pronti per inaugurare un nuovo capitolo che mette “Natura e Società” al centro.

Alessandro Ridolfi
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