Torino

Rigenerazione urbana diffusa: il caso di Aurora - Rossini

Dalla seconda metà dell’Ottocento fino agli anni Ottanta del Novecento, l’industria ha strutturato, da un punto di vista economico, sociale e spaziale le città europee. A Torino più che altrove, ha lasciato sul territorio un’eredità importante influenzando la morfologia e il carattere delle differenti parti di città in cui si è insediata. 

Oltre ai grandi stabilimenti Fiat di Lingotto e Mirafiori nella parte meridionale della città, il fiume Dora è stato un forte catalizzatore urbano di fabbriche e attività artigianali: dai giganteschi contenitori della Michelin, della Paracchi, della Savigliano, della Ingest a nord ovest, ai laboratori e alle botteghe artigianali della periferia storica di Aurora e Barriera di Milano a nord est. 

Se con la dismissione industriale degli anni Ottanta i grandi comparti sono stati in buona parte smantellati per l’impossibilità di riutilizzarli per altre funzioni urbane, nel tessuto misto, residenziale e produttivo, della periferia ottocentesca torinese si è attivato un processo di recupero, riuso e sostituzione che ha permesso di conservare in buona parte le morfologie e i caratteri dell’impianto originario. 

Il quartiere Aurora - Rossini, compreso tra l’ampia curva del fiume Dora e i grandi assi di scorrimento di via Bologna e corso Novara, tra il centro storico e il margine della periferia nord - orientale, è caratterizzato storicamente da una straordinaria molteplicità di funzioni, tipologie edilizie e morfologie di spazi aperti.

La trama regolare ma non uniforme degli isolati ha accolto nel tempo abitazioni, industrie, laboratori artigianali e commerciali generando una varietà di figure, altezze e dimensioni raramente riscontrabili in altre parti della periferia di Torino. A cornice di questo collage urbano, ci sono i grandi viali e le sponde alberate della Dora, le visuali verso la collina e verso le Alpi.

A eccezione di due grandi manifatture (la Fonderia Ballada e il Gallettificio Militare) che per esigenze di produzione accorparono più blocchi, le attività che si insediarono qui a partire dalla fine dell’Ottocento si sono articolate all’interno degli isolati esistenti, lasciando ben chiara e visibile la trama viaria. 

La dismissione dei lotti industriali negli anni Ottanta e il loro successivo riutilizzo o sostituzione ha assunto in quest’area caratteristiche e forme strettamente legate alla struttura urbana esistente. La qualità architettonica di alcuni manufatti e le dimensioni ridotte di altri hanno indotto talvolta al recupero dei fabbricati per nuovi usi, anche di interesse collettivo, talvolta alla sostituzione edilizia e alla costruzione di nuovi edifici. 

La riqualificazione diffusa per interventi puntuali che si è innescata nell’area è il risultato di una sinergia attivatasi tra Amministrazione comunale e operatori privati: il Piano Regolatore, approvato nel 1995, si è dimostrato uno strumento sufficientemente duttile e flessibile nell’accogliere le varianti e le istanze del mercato in grado di implementare le previsioni iniziali. Gli investimenti privati nell’area sono stati supportati dall’Amministrazione sia attraverso la riqualificazione dello spazio pubblico, sia con il consolidamento del carattere di nuova centralità che l’area stava assumendo. 

I differenti interventi hanno confermato con i loro programmi quella mixité funzionale caratteristica dell’area, dove alle attività industriali di un tempo, integrate con la residenza e il commercio, si sono sostituiti oggi servizi, attività professionali e creative, nuove forme dell’abitare e del produrre. La vocazione dell’area si è conservata grazie all’affermarsi di una modalità della trasformazione che ha prediletto il recupero alla sostituzione degli edifici esistenti, mantenendo così il tradizionale rapporto tra piano terra e spazio pubblico, con le attività a esso collegate. 

I progetti del Basic Village e dell’isolato ex Ceat, tra primi interventi privati completati che interessano la scala urbana e che includono una molteplicità di funzioni, sono diventati un modello per le trasformazioni future del quartiere. Dal 2000 in poi, a questi si affiancano il recupero e il riutilizzo della Ex Tobler, le sostituzioni di Parma #33 e di Casa Hollywood, nonché il progetto in fase di realizzazione della sede di Lavazza e dello IAAD in via Pisa.

Baietto Battiato Bianco - Architetti Associati, Basic Village, 1998 - 2001

L’isolato compreso tra corso Regio Parco, corso Verona, via Padova e via Foggia, dagli anni Trenta sede del Maglificio Calzaturificio Torinese, è diventato dal 2001 la sede del Basic Village su iniziativa di Marco Boglione, presidente del gruppo Basic, e su progetto dello studio Baietto Battiato Bianco - Architetti Associati. 

Il recupero conservativo dei fabbricati esistenti e la giustapposizione di nuovi volumi vengono concepiti per ospitare molteplici attività, capaci di trasformare la vecchia fabbrica in una nuova centralità urbana: al piano seminterrato si trovano laboratori multimediali e sale conferenze, al piano terra il commercio, la ristorazione e i piccoli servizi, al primo piano gli uffici, al secondo il loft e la foresteria e sulle coperture piane i tetti-giardino e gli spazi per lo sport. 

L’investimento privato su un progetto a scala urbana e un sistema insediativo innovativo, ma comunque legato alla multifunzionalità caratteristica dell’area, hanno fatto del Basic Village un modello per successivi interventi del quartiere. 

Alberto Rolla, Vittorio Neirotti, Isolato Ex Ceat, 2007

La fabbrica di pneumatici Ceat ha avuto sede fino agli anni Settanta nell’isolato compreso tra corso Regio Parco, via Parma, via Pisa e via Foggia. Il progetto di Alberto Rolla e Vittorio Neirotti, promosso dalla società DE-GA S.p.a., ha previsto la ristrutturazione e il riuso delle maniche perimetrali del lotto, la liberazione dell’ampia corte dai fabbricati incongrui costruiti negli anni più recenti e il recupero delle volumetrie sulle coperture piane.

Le attività produttive e gli uffici di un tempo vengono sostituiti da residenze e uffici di oggi: dei 13.500 mq realizzati, la metà sono a uso residenziale e la restante parte a uffici. Sui tetti delle vecchia fabbrica, 60 loft e 12 ville urbane reinterpretano le nuove esigenze dell’abitare con ampi open space vetrati, affacciati alla corte centrale e alle terrazze dalla copertura. 

La corte, occupata in passato da superfetazioni ed edifici funzionali alla produzione industriale, è oggi il cuore del nuovo intervento, simbolo della sua rivalorizzazione.

Franco Cucchiarati, Ex Tobler, 2009

L’isolato della fabbrica di cioccolato Tobler è stato svuotato delle sue funzioni e delle sue parti più obsolete per ospitare residenze e uffici. Le maniche di più recente costruzione sono state demolite e riedificate mantenendone il sedime, le ali storiche insieme alle facciate esterne sono state invece recuperate e ristrutturate. 

Il progetto dello Studio Cucchiarati si rivela pienamente una volta penetrati nell’isolato, con uno studio attento delle facciate, della distribuzione degli alloggi e della corte centrale. La diversa morfologia delle maniche nuove e di quelle recuperate viene integrata da un’attenta strategia di rimandi cromatici e materiali delle facciate; le disposizione a incastro delle diverse unità abitative e degli uffici permette di occupare al meglio tutto lo spazio interno disponibile. Il giardino, le sedute e la connessione con il piano interrato fanno del cortile centrale il fulcro e lo spazio condiviso degli abitanti dell’ex Tobler. 

BSA Bottega Studio Architetti, Opera di Vittorio Corsini, Parma #33, Loft in via Foggia, 2007 - 2008

Gli interventi dei loft di via Foggia e di Parma #33 ridefiniscono l’angolo tra le due vie (Parma e Foggia) con un’operazione di ristrutturazione e sostituzione su progetto BSA - Bottega Studio Architetti. 

Se la porzione d’angolo tra via Foggia e via Parma sostituisce la volumetria produttiva con nuove unità abitative e ridefinisce la facciata con una pelle metallica, il tassello di via Parma è parte di un’iniziativa urbana che coinvolge gli architetti BSA, Giacosa - Palitto e l’artista fiorentino Vittorio Corsini nella definizione del progetto. 

Parma #33 è stato il primo esito di VOLUMI, un programma di recupero urbano diffuso, curato da BSA e Francesca Referza: l’idea è quella di ridefinire l’immagine pubblica di alcuni edifici del tessuto urbano ordinario con un intervento che li trasformi in un’opera d’arte contemporanea. In questo caso la contaminazione tra architettura e arte prende le forme di una facciata di acciaio Cor-ten incisa, in corrispondenza dei balconi, da alcune parole esplicative del senso dell’incontro con l’altro: uno odo, due sento, tre ascolto, I got it.

Luciano Pia, Silvio Ferrero, Giovanna Furbatto, Casa Hollywood, 2013

Quello che fu il cinema Hollywood, e prima ancora teatro, all’angolo tra corso Regina Margherita e corso San Maurizio, è stato sostituito da casa Hollywood su progetto di Luciano Pia, Silvio Ferrero e Giovanna Furbatto e iniziativa di DE.GA. S.p.a..

Vecchio e nuovo coesistono all’interno dello stesso lotto. Su corso Regina Margherita, l’edificio del vecchio cinema è stato sostituito da una scocca curva di cemento e vetro sospesa tre piani sopra terra da un ampio atrio vuoto che permette di accedere al giardino interno e alla vecchia scena del teatro riconvertita in abitazione.

Il programma prevede al piano terra un locale commerciale sviluppato su tre piani, una residenza nella parte centrale dell’edificio e un hotel con suite di lusso agli ultimi due livelli. 

Casa Hollywood, oltre a confermare il carattere multifunzionale dell’area con il suo programma, assume un valore strategico per la sua vicinanza a Porta Palazzo, uno dei mercati più grandi della città e coinvolto da un’importante operazione di rigenerazione urbana.

Cino Zucchi Architetti e Picco Architetti, Nuova sede IAAD - Istituto d’Arte Applicata e Design, 2013

Il progetto di Nuvola Lavazza, sulle aree dell’ex centrale Enel, è uno degli interventi più consistenti che determineranno il futuro del quartiere. Il progetto di Cino Zucchi Architetti e Picco Architetti, compreso tra via Bologna, via Pisa, via Ancona e corso Palermo, accoglierà la nuova sede della Lavazza, parcheggi pubblici interrati e una piazza pedonale sui cui si affacceranno gli edifici di nuova costruzione e recuperati.

Tra le architetture di interesse storico mantenute vi è quella che ospita la nuova sede dello IAAD - Istituto d’Arte Applicata e Design. Il progetto per la palazzina all’angolo tra via Bologna e via Pisa ha previsto interventi di valorizzazione, recupero e riuso funzionale. Oltre al ripristino degli intonaci e degli apparati decorativi esterni, gli interni sono stati adattati per accogliere 11 aule, aula magna, biblioteca e laboratori. Aule e biblioteca si aprono sulle terrazze delle coperture piane, ridando nuova vita a un frammento di città rimasto a lungo impenetrabile e abbandonato.

Contestualmente alla realizzazione degli interventi descritti, si sono insediate qui una molteplicità di attività che hanno rafforzato e incrementato la vocazione multifunzionale di Aurora: oltre alla sede della Film Commission Torino Piemonte di via Cagliari e all’Università degli Studi lungo la Dora, hanno aperto gallerie d’arte, laboratori, studi professionali e numerose attività culturali e ricreative. 

Il processo di riqualificazione descritto coinvolge, oltre al quartiere Aurora - Rossini, anche le aree limitrofe di Barriera di Milano e di Porta Palazzo con numerosi altri interventi puntuali e con ancora molte aree in attesa di essere recuperate.

Il futuro dell’area nord-est di Torino, già chiaramente tracciato da quanto finora realizzato, è intrinsecamente legato suo passato: la trama regolare ma non uniforme che nel tempo ha permesso la stratificazione di elementi tanto diversi, si dimostra ancora oggi un palinsesto tanto flessibile da accogliere le esigenze della città contemporanea. 

Si ringraziano l’architetto Giorgio Giani, presidente della Fondazione OAT, e l’architetto Armando Baietto dello studio Baietto Battiato Bianco per aver contribuito alla stesura dell’articolo.


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