AR 119 / Tematica

di Daniela Fondi
Ricercatore Docente di alta qualificazione Sapienza Università di Roma
*Call Tematica

Lo studio del degrado fisico dei luoghi del V Municipio, delle conseguenti criticità sociali e la constatazione delle opportunità trascurate e delle aspirazioni negate emerse dai colloqui con i residenti e fruitori hanno suggerito di intraprendere iniziative capaci di promuovere un approccio innovativo di “rigenerazione urbana sostenibile” nel settore a est della Capitale. Il team - formato da studiosi dell’Università Sapienza, liberi professionisti e amministratori locali - ha sviluppato l’intervento applicando una strategia open-source. Il “Progetto Direttore” che è stato redatto ha tutte le potenzialità di una smart city, così come definita nel Programma Europeo H2020 e scommettendo sulla potenza della cultura come mezzo capace di abbattere le barriere del degrado, si propone come esempio innovativo per una migliore mobilità e qualità degli spazi aperti, attraverso la valorizzazione di una infrastruttura costruita a suo tempo come “tombatura” delle reti ferroviarie. Il V Municipio ha già manifestato con la Delibera di Giunta n°32 dell’ottobre 2015 “interesse alla promozione della progettazione della smart line”. Il programma funzionale, finalizzato alla formazione di nuove centralità integrate con l’edilizia pertinenziale, è articolato in macro-temi e punteggiato con interventi “brillanti”. Un esempio di rivitalizzazione di periferia urbana in cui è possibile rispettare le prescrizioni e gli obiettivi che la legge/normativa sulla “rigenerazione urbana” intende raggiungere, vale a dire: zero consumo di nuovo suolo, zero emissioni di gas inquinanti a supporto degli spostamenti giornalieri (pendolari, studenti etc.), valorizzazione della mobilità pubblica, riutilizzo degli spazi in chiave progettuale con mix funzionale,

di Davide Paterna
Direttore di Open House Roma

In gergo urbanistico, si chiamavano zone di espansione, oggi si chiamano periferie.

Forse non è nemmeno più corretto chiamarle tali, perché il termine periferia non funziona più. Troppo semplicistico per descrivere fenomeni urbani che non hanno più solo un rilievo urbanistico e men che meno geografico.  La periferia, la cui accezione oggi resta nella metà campo del negativo, non svolge il ruolo da alter ego del centro, in una città che ci sta sfuggendo di mano e che non sappiamo più interpretare tanto è cresciuta la sua complessità: “Città-mondo” direbbe Marc Augè1.

Periferia e centro, sinonimi di anti-città2 e pro-città, nelle metropoli del XXI secolo si liberano anche della loro originaria consistenza politica, dove la periferia (dal greco periphérein=portare intorno, perimetrare) indicava il confine che separava la pòlis, la città politica, dal territorio esterno.
Oggi troviamo zone di periferia in pieno centro, laddove fenomeni di gentrificazione o di specializzazione turistica hanno depauperato il tessuto urbano e sociale.
Laddove invece attente politiche creano le condizioni per lo sviluppo di un tessuto economico vitale, con la presenza di servizi sociali e di spazi pubblici di qualità, dove si promuovono la ricchezza e la varietà del tessuto edilizio e dove infrastrutture e nodi

di Riccardo d’Aquino
Architetto e professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio. Docente di Design Architecture e Architecture of the City presso la University of Arkansas Rome Center

«Mi viene in mente che forse non posso essere un architetto moderno perché sono un architetto mediterraneo.
La “modernità” non è stata forse inventata dai popoli del Nord? Dove fa freddo, dove piove molto e la frutta non si riempie mai abbastanza di zucchero?»
(Ettore Sottsass, Foto dal Finestrino, Adelphi, 2009)

Nel 2001, ho avuta l’opportunità di sviluppare assieme al prof. arch. Luigi Franciosini il progetto per la borgata di Settecamini sulla via Tiburtina nella periferia di Roma e, nel 2003, abbiamo redatto il progetto per la Collina della Pace nella borgata Finocchio lungo la via Casilina, sempre nella periferia di Roma. Entrambi i progetti hanno avuto, secondo me, il privilegio di essere partecipati con gli abitanti delle borgate e la fortuna di essere realizzati (nel 2005 e nel 2007). Nel 2014, con diverse Associazioni di cittadini del quartiere Flaminio (e non solo), ho potuto osservare il processo pianificatorio che ha portato alla redazione del cosiddetto Quartiere della Città della Scienza, promosso dal Comune di Roma e da Cassa Depositi e Prestiti Investimenti sgr, in un itinerario di partecipazione del tutto diverso dai primi due, poiché nelle vesti di cittadino e non di progettista.

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