Roma è dunque l’esempio classico … di un processo di decomposizione. La sua disgregazione fu la conseguenza della sua eccessiva espansione che provocò una decadenza delle funzioni e una diminuzione del controllo sui fattori economici e sugli agenti umani essenziali alla sua continuità. … il suo principale contributo all’evoluzione urbana è la lezione negativa della sua espansione patologica, lezione evidentemente così difficile da afferrare, che le città hanno continuato a considerare la semplice espansione fisica ed economica una dimostrazione della propria prosperità e della propria cultura.(sulla Roma del IV secolo, L. Mumford, La Città nella storia, Bompiani, 1961)
Ancora oggi l’estensione di Roma costituisce il principale elemento di vulnerabilità della città.Bassa densità, infrastrutturazione insufficiente, abusivismo e difficoltà di programmazione nel breve periodo contribuiscono, poi, al degrado delle periferie e della città nel suo complesso.
La possibilità di rappresentare gli architetti di Roma e provincia del nostro Ordine è stata per me un’occasione di crescita. Ho vissuto l’esperienza da presidente in maniera responsabile, trasparente, incentivando lo spirito partecipativo e collettivo tra gli iscritti e con la città. Accanto all’esperienza personale, mi sento di poter dire, confortato dai fatti e dai risultati raggiunti, che questi anni sono stati proficui anche per l’Ordine. Il fine mandato è il momento in cui si tirano le somme, si guarda dall’alto la mappa del percorso intrapreso nel tentativo di individuare le sfide affrontate: tante vinte, altre ancora in fase di sviluppo e che stanno lì a dare il senso di
Ritorniamo a dove eravamo rimasti. Dopo decenni di sostanziale stasi e di intoppi burocratici per il recupero delle aree periferiche, in AR 111 veniva descritto l’intervento del Dipartimento Politiche delle Periferie, Sviluppo Locale, Formazione e Lavoro con un barlume di speranza per la riqualificazione periurbana attraverso la riformulazione e lo studio degli aspetti tecnico-economici dei vari piani di intervento (avviati già nel 1993 con i PRU). Tuttavia, la recente soppressione del Dipartimento e redistribuzione delle sue funzioni tra il Dipartimento di Urbanistica e il Dipartimento Turismo, Formazione e Lavoro, operata lo scorso ottobre dalla Giunta, si è rivelata a tratti discutibile: se a livello politico può aver avuto una sua ragion d’esistere (condivisibile o meno), a livello di pianificazione urbanistica ha lasciato più di un dubbio sul reale beneficio di questa operazione, aprendo un dibattito sull’effettivo disinteresse verso le zone più disagiate e sul rischio di protrarre ulteriormente una stagione di immobilismo in cui, come spesso accade, le principali “vittime” sono i cittadini.
di Franco Ferrarotti
Sociologo
Nel corso degli ultimi settant’anni ho avuto la fortuna, e goduto dell’immeritato privilegio, di visitare e soggiornare, non da turista ma da semplice convivente, tra regioni e popoli del pianeta, tuttora in maggioranza e pur tuttavia considerati “extra-comunitari”, indigeni, primitivi, combustibile passivo a tal punto che solo da una fiammata esterna, forse l’opera di missionari o di sanguinari conquistadores, potevamo attenderci l’uscita da un’inerzia millenaria.Se mi do un’occhiata alle spalle, mi rendo conto che, più per curiosità che per un deliberato progetto “scientifico”, nel corso di alcuni decenni ho visitato di persona e ho studiato, con risultati talvolta positivi, il mondo periferico: le borgate, i borghetti e le baracche di Roma, la “corea” di Milano e la “falchera” di Torino, le favela di Rio, le poblacione del Cile, le barriada del Venezuela e del Perù, le villamiseria argentine, gli slum e le blighted area di Los Angeles, New York, Detroit e Chicago, non dimenticando la miseria nei paesi del “socialismo reale”, dalla Romania alla Polonia e all’Ungheria. Oggi, alcune intuizioni circa la funzionalità dell’emarginazione povera rispetto ai quartieri ricchi, per non parlare dei “magnaccia” della miseria (i poverty pimp) risultano ampiamente confermate. La periferia non è più periferica. Ma la nuova realtà post-urbana stenta a emergere. Quando anche la progettazione e il “rimodellamento” degli aggregati periferici privi, come recita il linguaggio burocratico, “di funzioni sociali pregiate”, abbiano trovato la soluzione migliore, resta in piedi il problema dell’esclusione sociale. Temo che la generosa proposta di un “rammendamento” di Renzo Piano non sia sufficiente.
di Daniel Modigliani
Architetto e Urbanista, Commissario Straordinario Ater
Il termine “periferia” è talmente generico che mantiene ormai solo il senso originario di luogo “emarginato”. Fuori dal centro, al di là del margine. Ma l’emarginazione, che connota le periferie, non ha più un diretto riferimento alla condizione fisica di essere al di là del margine (della città), ma ha un’origine complessa nella quale gli aspetti economici, sociali e ambientali sono prevalenti. I confini delle periferie corrono nel corpo delle città. Non solo ai suoi margini, ma anche nei tessuti più recenti, ancora non integrati nel corpo urbano. Le “periferie” urbane e le sacche degradate dei centri storici sono i luoghi in cui la crisi sociale si salda con la crisi ambientale. La città assimila le parti nuove con tempi che si misurano in generazioni. Il riscatto delle periferie è un fenomeno continuamente in atto. Basta solo una buona politica per accelerare positivi processi di recupero.
di Riccardo d’Aquino
Architetto e professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio. Docente di Design Architecture e Architecture of the City presso la University of Arkansas Rome Center
«Mi viene in mente che forse non posso essere un architetto moderno perché sono un architetto mediterraneo.
La “modernità” non è stata forse inventata dai popoli del Nord? Dove fa freddo, dove piove molto e la frutta non si riempie mai abbastanza di zucchero?»
(Ettore Sottsass, Foto dal Finestrino, Adelphi, 2009)
Nel 2001, ho avuta l’opportunità di sviluppare assieme al prof. arch. Luigi Franciosini il progetto per la borgata di Settecamini sulla via Tiburtina nella periferia di Roma e, nel 2003, abbiamo redatto il progetto per la Collina della Pace nella borgata Finocchio lungo la via Casilina, sempre nella periferia di Roma. Entrambi i progetti hanno avuto, secondo me, il privilegio di essere partecipati con gli abitanti delle borgate e la fortuna di essere realizzati (nel 2005 e nel 2007). Nel 2014, con diverse Associazioni di cittadini del quartiere Flaminio (e non solo), ho potuto osservare il processo pianificatorio che ha portato alla redazione del cosiddetto Quartiere della Città della Scienza, promosso dal Comune di Roma e da Cassa Depositi e Prestiti Investimenti sgr, in un itinerario di partecipazione del tutto diverso dai primi due, poiché nelle vesti di cittadino e non di progettista.
di Davide Paterna
Direttore di Open House Roma
In gergo urbanistico, si chiamavano zone di espansione, oggi si chiamano periferie.
Forse non è nemmeno più corretto chiamarle tali, perché il termine periferia non funziona più. Troppo semplicistico per descrivere fenomeni urbani che non hanno più solo un rilievo urbanistico e men che meno geografico. La periferia, la cui accezione oggi resta nella metà campo del negativo, non svolge il ruolo da alter ego del centro, in una città che ci sta sfuggendo di mano e che non sappiamo più interpretare tanto è cresciuta la sua complessità: “Città-mondo” direbbe Marc Augè1.
Periferia e centro, sinonimi di anti-città2 e pro-città, nelle metropoli del XXI secolo si liberano anche della loro originaria consistenza politica, dove la periferia (dal greco periphérein=portare intorno, perimetrare) indicava il confine che separava la pòlis, la città politica, dal territorio esterno.
Oggi troviamo zone di periferia in pieno centro, laddove fenomeni di gentrificazione o di specializzazione turistica hanno depauperato il tessuto urbano e sociale.
Laddove invece attente politiche creano le condizioni per lo sviluppo di un tessuto economico vitale, con la presenza di servizi sociali e di spazi pubblici di qualità, dove si promuovono la ricchezza e la varietà del tessuto edilizio e dove infrastrutture e nodi
di Daniela Fondi
Ricercatore Docente di alta qualificazione Sapienza Università di Roma
*Call Tematica
Lo studio del degrado fisico dei luoghi del V Municipio, delle conseguenti criticità sociali e la constatazione delle opportunità trascurate e delle aspirazioni negate emerse dai colloqui con i residenti e fruitori hanno suggerito di intraprendere iniziative capaci di promuovere un approccio innovativo di “rigenerazione urbana sostenibile” nel settore a est della Capitale. Il team - formato da studiosi dell’Università Sapienza, liberi professionisti e amministratori locali - ha sviluppato l’intervento applicando una strategia open-source. Il “Progetto Direttore” che è stato redatto ha tutte le potenzialità di una smart city, così come definita nel Programma Europeo H2020 e scommettendo sulla potenza della cultura come mezzo capace di abbattere le barriere del degrado, si propone come esempio innovativo per una migliore mobilità e qualità degli spazi aperti, attraverso la valorizzazione di una infrastruttura costruita a suo tempo come “tombatura” delle reti ferroviarie. Il V Municipio ha già manifestato con la Delibera di Giunta n°32 dell’ottobre 2015 “interesse alla promozione della progettazione della smart line”. Il programma funzionale, finalizzato alla formazione di nuove centralità integrate con l’edilizia pertinenziale, è articolato in macro-temi e punteggiato con interventi “brillanti”. Un esempio di rivitalizzazione di periferia urbana in cui è possibile rispettare le prescrizioni e gli obiettivi che la legge/normativa sulla “rigenerazione urbana” intende raggiungere, vale a dire: zero consumo di nuovo suolo, zero emissioni di gas inquinanti a supporto degli spostamenti giornalieri (pendolari, studenti etc.), valorizzazione della mobilità pubblica, riutilizzo degli spazi in chiave progettuale con mix funzionale,
Non più solo La grande bellezza, c’è un cinema italiano che è tornato a raccontare le periferie romane, le borgate di Pasolini che oggi non esistono più, ma che ancora sono capaci di restituirci vicende e fatti spesso crudi, magari dolorosi, eppure emozionanti. Storie che hanno come sfondo palazzi di cemento, talvolta fatiscenti, frutto di un’edilizia popolare sciatta e di un’incuria generalizzata che diventano punto di vista privilegiato per nuove narrazioni cinematografiche. Trame in cui spesso a dirci che siamo nella Capitale è, più che altro, la parlata o qualche edificio noto solitamente perché emblema della decadenza delle borgate.
Ad aprire la strada è stata la scuola dei documentaristi con Sacro GRA di Gianfranco Rosi, vincitore del Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia nell’ormai lontano 2013, ma pure Ascanio Celestini che nel suo quartiere alle porte della capitale, al Quadraro, ha girato nel 2014 con la collaborazione dei fratelli Dardenne, Viva la sposa a metà strada tra doc e finzione.
Evoluzione, dissoluzione e rinascitadello spazio pubblico
Componente essenziale della città, lo spazio pubblico è insieme spazio di rappresentazione, spazio di espressione ed elemento funzionale della struttura urbana. L’evoluzione della nostra società lo ha reso spazio di confronto tra pubblico e privato, traffico veicolare e pedonale, luogo di concentrazione dei nuovi poteri mediatici e di buona parte delle preoccupazioni di quanti non lo considerano altro che lo spazio nel quale si esprimono inciviltà e violenza.
L’organizzazione dello spazio pubblico, il suo ruolo e i suoi tracciati costituiscono un’eredità della storia, spesso legata al passato preindustriale delle nostre città.
L’interdipendenza della struttura fondiaria medievale, alla cui perfetta gerarchia corrispondeva l’organizzazione degli spazi pubblici connessi ai luoghi del potere civile e religioso ove si svolgeva la vita collettiva, è venuta meno con la perdita, fagocitata dai processi di “residentialisation” o dall’uso delle automobili, di quegli elementi di mediazione e respiro costituiti da piccoli luoghi semipubblici e semiprivati di cui era dotato lo spazio collettivo.
Il carattere stratificato dello spazio pubblico storico perde i suoi connotati di complessità con l’avvento delle teorie legate alla “città funzionale” costruita secondo i dettami della Carta di Atene.
In tal senso un ruolo di grande rilevanza nella costruzione della città europea nella seconda metà del secolo XX è stato svolto dalla costruzione dei grandi quartieri del Movimento Moderno. Questi complessi progettati unitariamente secondo i criteri della Carta di Atene hanno prodotto una periferia caratterizzata da separazione rigida delle funzioni, uniformità delle strutture insediative, rigidità compositiva, dissoluzione dello spazio collettivo in favore di un generico spazio “aperto” nel quale si perde “la complessità strutturale formale e insieme sociale dello spazio urbano”. (Belfiore 2001).
L’attuale definizione di periferia impone una riflessione ad ampio respiro su come confrontarsi con situazioni di marginalità e di declino tanto in aree distanti dal centro storico, interessate dallo sviluppo di un’era industriale oggi tramontata, quanto in zone nevralgiche della città, che siano al fianco del tracciato ferroviario o all’interno del cuore urbano, ma che nel tempo hanno diminuito i propri standard di qualità fino a diventare, in alcuni casi, inutilizzate. Da ciò scaturisce la volontà di offrire alcuni esempi europei di realtà periferiche al centro di un’operazione di riqualificazione non solo architettonica, ma anche urbanistica. Il progetto di Copenhagen firmato da BIG abbina il lancio di un prototipo galleggiante per residenze a basso costo alla volontà di riqualificare le aree portuali inutilizzate.
Urban Rigger, 2014, Copenhagen
BIG Architects
L’immagine attuale di Copenhagen è quella di una città sostenibile, dall’elevato tenore di vita e che incentiva la mobilità dolce. Questa rappresentazione riflette una serie di politiche mirate (su tutte il famoso piano urbanistico Finger Plan) avviate a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, che le hanno permesso di dare inizio a un processo di graduale e significativo miglioramento e di distanziarsi definitivamente dal profilo di centro urbano avvolto da un alone di smog e “intasato” di autovetture. La città, divenuta nel tempo anche un simbolo di democrazia e inclusione (uno dei tanti esempi è il masterplan SUK - Superkilen per il quartiere di Nørrebro, pubblicato nel numero 118 di AR, volto all’integrazione delle diverse componenti etniche dell’area), si è data come nuovo, ambizioso obiettivo quello di essere, entro il 2025, la prima capitale europea carbon neutral. In quest’ottica sta elaborando i suoi piani urbani e incentivando ulteriormente l’utilizzo e la gestione ottimizzata dello spazio. Il prototipo di studentato Urban Rigger, concepito nel 2013 e realizzato nel 2015 dall’omonima start up con la collaborazione di varie eccellenze tra cui lo studio BIG per la progettazione architettonica, è un nuovo modello
Ripensare il futuro delle periferie, riqualificando le aree soggette a degrado e valorizzando le esperienze di risanamento. È uno degli obiettivi della DG AAP, la Direzione Generale Arte, Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del MiBACT, sotto la guida dell’architetto Federica Galloni, da attuare attraverso concorsi, progetti di formazione, mostre ed eventi. Vagliando anche le proposte che vengono dal basso.
«È evidente che per gestire una Capitale le istituzioni locali non possono essere lasciate da sole. Una sinergia di interventi a livello politico ed economico è indispensabile. L’Acer vuole collaborare, a stretto contatto con le istituzioni, al progetto di rilancio della città, anche offrendo idee e proposte». A dirlo è Nicolò Rebecchini, classe ’63, nuovo presidente di Acer da giugno del 2017; un’elezione all’insegna del cambiamento, per il rilancio dell’associazione, ma anche al servizio della città. A partire dal dialogo con le istituzioni. Comune in testa.
Trasformare gli scali ferroviari dismessi e tradurli in risorse finanziarie per potenziare il sistema di trasporti delle città. È la missione di Sistemi Urbani, la società di FS che ha lo scopo di valorizzare il patrimonio del gruppo non funzionale all’esercizio ferroviario e che si occupa di definire la destinazione urbanistica di questi spazi. «Un’occasione per le grandi città italiane» spiega Carlo De Vito, amministratore delegato del gruppo che da anni insegue il sogno di riconvertire le aree dismesse.
Ingegner De Vito, FS Sistemi Urbani si sta dedicando alla valorizzazione del proprio patrimonio non fruibile all’esercizio ferroviario per mezzo di interventi urbanistici e di riqualificazione. Ci può spiegare, in sunto, il vostro approccio?
Gli spazi a ridosso delle strade ferrate sono occasione di sviluppo urbano. L’idea da cui siamo partiti è che, tenendo conto della stretta relazione tra mobilità e urbanistica, abbiamo cercato di mettere a sistema questo approccio invece di pensare al singolo “pezzetto”. Almeno nelle 14 città metropolitane dove ci sono infrastrutture ed esiste una necessità di recupero nelle zone centrali.
Mario Cucinella, architetto palermitano ma da anni residente a Bologna, è il curatore del padiglione Italia alla Biennale di Architettura 2018. Gli abbiamo chiesto la sua visione delle periferie, dai falsi miti come il riuso fino alle responsabilità della politica, passando per l’esperienza nel gruppo G124 voluto da Renzo Piano.
Che idea si è fatto delle periferie? Sono più un problema da risolvere o un’opportunità per crescere?
Sono anche un problema, inutile negarlo, benché vada calato nelle singole realtà. Ci sono casi in cui c’è un tessuto sociale molto forte e altre abbandonate a loro stesse. Quelle più problematiche spesso lo sono diventate per mancanza di “cose”, perché nel costruire la città contemporanea si è data più voce all’emergenza casa, dimenticando servizi, negozi, parchi, scuole. Poi, certo, quando c’è un problema da risolvere, c’è anche un’opportunità. Le periferie offrono spazi e relazioni che i centri storici non possono più garantire. I centri storici sono gentrificati.
Ci può dare un inquadramento sociale e territoriale di Molenbeek?
Il Comune di Molenbeek conta 100 mila abitanti, si trova nella prima periferia della Regione di Bruxelles e delimita il centro storico. Appartiene alla “mezzaluna povera” della regione, una zona che racchiude vari distretti industriali storici dove, nel tempo, si sono insediate famiglie in situazioni precarie e di immigrati. A Molenbeek c’è una forte componente multietnica e multiculturale; la gente che abita qui viene dall’Asia, dall’Africa e dall’Europa, ma la comunità più consistente è quella islamica di origini nord-africane.
In base alla sua esperienza, come si è evoluto negli ultimi anni il concetto di “marginalità”?
Nel caso di Molenbeek è necessario ritornare al 1991. Le prime rivolte avvennero a meno di due anni dall’istituzione della Regione di Bruxelles, per mano delle nuove generazioni di immigrati che vivevano nella “mezzaluna povera”. Questo primo episodio evidenziava una spaccatura, tuttora esistente, della città. Da una parte i quartieri dei ricchi e dei bianchi dove gli indicatori sociali erano e sono positivi (scolarizzazione, occupazione etc.), dall’altra quelli dei poveri, spesso stranieri e precari, senza diritto di voto e praticamente ignorati dalla politica.
Il progetto si ubica nel Barrio di Malasaña, storico quartiere di Madrid. Incastrato dalle trasformazioni urbane che dall’inizio del XX secolo hanno ridisegnato l’asse di Gran Via a sud e il quartiere di Chamberí a nord, Malasaña resta immutato con il suo impianto planimetrico compatto. Scenario della resistenza contro l’invasione napoleonica e protagonista della movida madrileña degli anni Ottanta, questo quartiere è ora riferimento del mondo studentesco. Il lotto, largo appena sei metri e lungo vent’otto, è costretto tra due edifici più alti e si affaccia sulla strada con un unico piccolo prospetto su cui aprono due sole finestre. Dopo un primo progetto di demolizione e ricostruzione, in un classico esempio di fill-in, si decide di mantenere la volumetria e l’impostazione planimetrica originaria per poter conservare distacchi e standard originali che, in caso contrario, sarebbero aumentati, rendendo tutta l’operazione non praticabile. Il complesso intervento, ha previsto una delicata operazione di completo rifacimento di solai, coperture, rinforzi strutturali, allaccio
Il primo progetto per la Stazione di Vigna Clara venne realizzato in occasione del Campionato mondiale di calcio del 1990, ma la fermata non entrò mai in esercizio e rimase aperta per pochissimo tempo. Il progetto di restyling affidato allo studio Amaart nel 2016 ha previsto il recupero completo del vecchio corpo di fabbrica e la ricucitura della “ferita” inferta alla città per molti anni.
Il primo intento progettuale è stato quello di migliorarne la fruibilità, andando a creare un corpo di stazione con tre ingressi sia mediante un nuovo accesso su via Tuscia, sia attraverso l’ingrandimento di quello esistente su via Amoroso. L’andamento distributivo del locale viaggiatori ha, a oggi, una forma a “T” ed è reso molto più fruibile e semplice nell’individuazione dei percorsi che saranno di due tipi: uno longitudinale, che prende luogo dall’ingresso principale, e uno trasversale, che si sviluppa lungo l’asse dei due ingressi laterali. Nel progetto si mantengono le due attività commerciali sul fronte principale, il bar a sud-ovest e il negozio di arredamento a nord-ovest. I tre ingressi fra loro sono diversi come linguaggio e come intenzione di
Cento giorni dedicati all’energia del futuro e alle sfide legate al cambiamento climatico. Questo il tema dell’EXPO di Astana, inaugurata il 10 giugno e conclusasi l’11 settembre 2017. Per l’occasione, l’Ambasciata italiana e l’ICE (agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane) hanno indetto un concorso che ha visto la partecipazione e vittoria dello studio ABDR, al quale è stata commissionata la realizzazione del Padiglione Italia su incarico del Ministero degli Affari Esteri e del Ministero dello Sviluppo Economico (Mise). La struttura tubolare con legno lamellare e cartongesso, finanziata con 3,1 milioni di fondi promozionali del Mise e realizzata in 40 giorni, si estende su una superficie di circa 900 mq con un’altezza di 10 metri. I progettisti, che si sono avvalsi della collaborazione di Mew Engineering (nello specifico l’ingegner Manfroni per le strutture e l’ingegner Fontana per gli impianti), hanno voluto celebrare il genio italiano declinandolo rispetto alle tematiche dell’energia, dell’uso attento delle risorse naturali e dell’ingegneria “del bello”. Per fare questo, hanno dato vita a uno spazio ibrido in cui i confini tra interno ed esterno, tra concreto e digitale si confondono, in cui l’architettura
di Marco Pietrosanto
Architetto, PhD Sapienza
Le ragioni culturali
La Mostra, promossa dal Dipartimento Professione dell’Ordine degli Architetti di Roma e dalla Casa dell’Architettura, è ideata e curata da O. Carpenzano (Direttore adel Dipartimento Architettura Progetto della Sapienza), A. Giancotti (Presidente della Casa dell’Architettura) e G. M. (Resp. Dipartimento Professione) e coinvolge altre importanti istituzioni1. La Mostra spiega come la Palazzina, fondamentale invenzione del Novecento italiano, abbia avuto un antefatto, il Villino, una folgorante ascesa, divenendo decisiva nella formazione della città contemporanea, e una implacabile crisi. Tale crisi coincide in larga misura con la crisi e il rinnovamento dell’architettura italiana a cavallo del Sessantotto. Il racconto della Mostra utilizza metodologie tendenti a dimostrare la relazione tra il sistema sociale e l’evoluzione dei tessuti urbani, esplorando un arco temporale che va dagli anni Venti (nascita della Palazzina) fino agli anni Settanta.
Internorm è un marchio austriaco riconosciuto in tutta Europa, attivo in 21 Paesi e con alle spalle oltre 85 anni di attività nella produzione di serramenti. In Italia è presente da più di un quarto di secolo e affianca progettisti, rivenditori e utenti finali nella scelta delle finestre più idonee al tipo di intervento, che si tratti di una ristrutturazione o di una nuova costruzione. A Roma, Internorm mette a disposizione degli architetti il proprio flagship store dove partecipare a corsi di formazione, ricevere assistenza tecnica e informazioni sulle caratteristiche e opzioni di personalizzazione degli infissi. L’ampia varietà di soluzioni materiche, cromatiche e di finiture offerte dalle finestre Internorm assicura infatti un’elevata flessibilità, testimoniata da quattro stili di design (Studio, Home Pure, Home Soft e Ambiente) che assecondano le diverse esigenze della clientela. L’azienda si apre inoltre ai grandi formati (anche per soluzioni ad angolo) e dimostra una spiccata sensibilità anche in tema di sostenibilità, sottolineata dai valori di trasmittanza termica degli
Da oltre 25 anni Palladio crea soluzioni in acciaio per architettura ed edilizia, a partire dai profili sino a sistemi per la produzione di serramenti, facciate e coperture, portoni industriali e sistemi di apertura per porte e finestre. Alle caratteristiche peculiari dell’acciaio - resistenza, durata nel tempo, manutenzione praticamente nulla, resa estetica - i prodotti Palladio aggiungono la sicurezza: i serramenti blindati Palladio® sono testati antieffrazione Classe 5, mentre il sistema di porte e vetrate taglia fuoco FireFight®, per luci fino a 3,60 m in altezza e 2,90 m in larghezza, ha una classe di resistenza al fuoco EI 30 ed EI 60. In un’ottica di risparmio energetico, gli infissi a taglio termico Thermic5® includono fino a 5 camere con isolante interposto in fibra di vetro. Applicabili in ampie specchiature con telai a minimo ingombro, gli infissi Thermic5® hanno una sezione dimensionata che permette di accogliere vetri di notevole spessore, blindati o
Nata a metà del XX secolo dall’incontro di due famiglie francesi specializzate nella vendita e nella distribuzione di mobili contemporanei ispirati dal Bauhaus, così come di progetti di designer famosi quali Pierre Paulin o Marc Berthier, Roche Bobois si è nel tempo distinta nel mercato dell’arredamento di alta gamma per la sua capacità di offrire soluzioni dalle forme originali e in grado di creare ambientazioni suggestive. A Roma, nei 1.000 metri quadrati di showroom, offre ai visitatori la possibilità di conoscere il marchio nella sua essenza, scoprendo le diverse collezioni che incarnano l’inconfondibile Art de Vivre della Maison francese. Per chi è affascinato dalla sperimentazione e dall’accostamento di cromie, materiali e creazioni, Les contemporaines si impone come linea di interni che abbina funzionalità ed estro. Ogni arredamento e oggetto di design spicca grazie a una personalità unica e al sapiente connubio tra materiali naturali, savoir-faire tradizionale e l’immaginazione di designer, artisti e architetti. Chi invece predilige soluzioni più classiche e vicine alla tradizione, la collezione Nouveax . Classique si contraddistingue per il pregio delle proprie materie prime (legno, pelle e tessuti) così come per la maestria artigianale con cui trasforma ogni oggetto e arredamento in esemplare unico nel suo genere.
ROCHE BOBOIS SHOWROOMArchitetto Montuori, qual è il suo bilancio di questo primo periodo da assessore di Roma? Nel corso di questi mesi ha iniziato a definire una lista delle priorità da affrontare?
Sono stati tre mesi molto intensi, dedicati proprio all’obiettivo di realizzare una mappa delle priorità e dello stato di attuazione di programmi che vengono da una lunga gestazione, cercando di capire come questi si possano integrare in una certa idea di città confluendo in programmi futuri, nelle politiche che vogliamo mettere in atto. Abbiamo innanzitutto le urgenze legate a procedimenti rimasti fermi per anni anche a causa del periodo di commissariamento del Comune di Roma: sono urgenze proprio perché vengono da storie di circa dieci-dodici anni, su cui gli investitori hanno particolare interesse e su cui il Comune ha creato in passato aspettative anche economiche; è giusto che ora arrivino a conclusione, cercando di recuperarne le parti migliori e rinegoziando laddove è necessario l’interesse pubblico che questi progetti devono realizzare. Penso ad esempio al progetto dei Mercati Generali, su cui - al pari di altri - Roma sta discutendo da anni. Un’altra situazione che merita attenzione è quella dell’edilizia residenziale pubblica. Sappiamo che a Roma coesistono una forte emergenza abitativa e un elevato numero di alloggi vuoti. La situazione non è chiara,
Lo studio Gehl lavora in tutto il mondo. Secondo la sua esperienza, come stanno cambiando le città e come spiega la crescita d’importanza della vita e dello spazio pubblico?
Vita e spazio pubblico sono da sempre fondamentali per la città; ciononostante, ora più che mai i dati ne dimostrano l’impatto positivo sul benessere e sulla felicità delle persone. Con l’aumentare del volume di statistiche e indagini, sono sempre più i governi e le organizzazioni che favoriscono l’integrazione sociale, promuovendo attività in cui coinvolgere i cittadini e organizzando i luoghi per renderli sicuri e confortevoli agli occhi di chi vi abita e lavora. Programmare per i cittadini significa avere a cuore il loro benessere psico-fisico. Alcuni studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dimostrano che gli interventi su scala urbana volti, ad esempio, a favorire l’accesso alle aree verdi, possono migliorare le condizioni di salute, in particolare delle fasce sociali più basse. Promuovere la vita pubblica
La quarta edizione della Biennale dello spazio pubblico, svoltasi nelle giornate dal 25 al 27 maggio scorsi, ha ricevuto l’importante riconoscimento di una Medaglia da parte della Presidenza della Repubblica. Cosa significa per i promotori dell’evento l’attribuzione di questo riconoscimento?
«Al di là dell’orgoglio e della soddisfazione, mi piace pensare che siano stati colti gli elementi di straordinarietà, innovazione e apertura culturale che hanno animato la Biennale, dando prova di una rinnovata fiducia nella vita pubblica e nelle istituzioni democratiche. Il messaggio emerso in modo univoco dalla Biennale e in particolare dai 26 workshop che l’hanno animata è che la rigenerazione degli spazi pubblici può rappresentare l’opportunità per una riconquista democratica delle città e dei territori. Indipendentemente da questo importante riconoscimento, siamo molto soddisfatti dei dati relativi alla partecipazione. La Biennale ha visto infatti la presenza di circa 1.500
“[...] questa prodigiosa città riunisce tutti i primati. Qui il caso non ha prodotto nulla, ha distrutto soltanto; ciò che rimane in piedi è sempre stupendo, così come ogni frammento è venerabile, e del caos delle rovine traspare la norma originaria, riaffacciatasi nelle nuove, grandiose forme di chiese e palazzi”.
J.W. Goethe: Viaggio in Italia, Firenze, 1980, p. 451
Attraverso l’interpretazione del rapporto storia-natura, possono essere ritrovati o scoperti alcuni valori e significati peculiari di una città come Roma e di un territorio come quello che la circonda. Perché questo possa realizzarsi occorre però che siano nuovamente possibili sensazioni, visuali, modi e tempi di conoscere e di essere, meditazioni, scoperte, quali quelle che in epoche passate hanno sollecitato l’interesse, gli studi, la particolare attenzione da parte di intellettuali e ricercatori, la curiosità e il piacere dei visitatori e degli stessi romani. Un insieme di cose che riemergono oggi come esigenze culturali ed esistenziali di un nuovo rapporto tra città e natura, tra passato e futuro, tra individui e gruppi.
Desideriamo una città in cui sia possibile muoversi anche in modo non meccanizzato, ma soprattutto silenzioso (a piedi, in bicicletta), in cui si possa entrare e uscire attraverso belle strade e “porte”, come accade ancora percorrendo via Aurelia antica, via di porta S. Sebastiano, via Latina; come potrebbe accadere percorrendo nuovi viali e strade-parco.
di Franco Zagari
Architetto e paesaggista Ordinario di Architettura del Paesaggio
Dedico questa breve memoria a Vittoria Calzolari Ghio, un’assoluta protagonista della vicenda del paesaggio romano, scomparsa mentre ne scrivo le mie ultime battute. È ovvio che il nostro pensiero si estenda con commossa gratitudine anche al marito Mario e al figlio Francesco, una famiglia il cui impegno per la causa di una città civile è stato esemplare per tutti noi.
Riflettendo sul destino dei parchi a Roma ci rendiamo conto che in realtà stiamo interrogando un paesaggio del tutto nuovo, non tanto un oggetto guardato, ma un meraviglioso soggetto che guarda, ci rappresenta, ci giudica. A Roma, come è noto, tutto nasce, si atrofizza e muore nella sua Grande Bellezza. E così avviene anche per il verde, con la stessa sciatta grandezza e decadenza. Chi può ne gode passivamente come di un privilegio dovuto per nascita, un indicatore infallibile di agiatezza, un dono che in fondo è subìto ma non desiderato. E questo distacco, un po’ passivo, un po’ cinico, curiosamente vale per il privato come per il pubblico: del verde in fondo se ne parla poco, solo ogni tanto, o tutt’al più se ne canticchia, pensando magari ad altro: “… Era un ragazzo come noi… “.
di Monica Sgandurra
Architetto, paesaggista AIAPP - Associazione Italiana Architetti del Paesaggio - vicepresidente AIAPP LAMS
Un prato non ha confini netti, c’è un orlo dove l’erba cessa di crescere ma ancora qualche filo sparso ne spunta più in là, poi una zolla verde fitta, poi una striscia più rada: fanno ancora parte del prato o no?
tratto da Il Prato infinito in Italo Calvino, Palomar, 1983
Superfici omogenee o ambienti eterogenei, i prati sono spazi che nella nostra società occupano un ruolo importante nel paesaggio urbano: sono, per esempio, “un terreno di confronto strategico tra l’immagine collettiva della democrazia e i diritti individuali sulla proprietà” come li tratteggia George Teyssot descrivendo l’American Lawn, il prato americano, un prato per molti aspetti diverso dai nostri prati mediterranei, il “simbolo di armonia domestica che costituisce l’immagine pubblica della vita privata”, icona del popolo americano.
È comunque in Europa che originariamente queste superfici hanno accolto i cambiamenti culturali e sociali delle comunità, per uso, composizione, ruolo naturale, simbolico e produttivo, ed è sempre nel vecchio continente che questi spazi hanno avuto una funzione di catalizzatore all’interno del tessuto delle città.
di Fabio Di Carlo
Architetto, professore associatodi Architettura del Paesaggio
Come altre città d’eccezione ma un po’ abbandonate, Roma è bella malgrado tutto. Malgrado i suoi cittadini e amministratori, i suoi detrattori, i suoi delinquenti e i diversi false friend. Forse i romani sono antropologicamente lontani da una consapevolezza e una visione dei propri paesaggi, come in una sorta di presbitismo da eccessiva vicinanza. Molti si preoccupano della sua pulizia e del degrado, del disagio sociale e delle sue manifestazioni, della sua ecologia, dell’ambiente e altro. Ma pochi pensano a un’evoluzione di Roma attraverso i paesaggi, che invece oggi sono consumati da tutti, sono erosi dall’uso al pari di un centro commerciale. Perfino la cinematografia spesso la riduce a immagini stereotipate, da cartolina: un po’ slabbrata e sporca, ma con un grande fascino. Un false friend appunto, come lo è molta pubblicità che ne utilizza gli scorci come fondali quasi finti.
di Francesca Sartogo
Architetto, presidente Eurosolar Italia
Lo spazio pubblico, caratteristiche e ruoli
Gli spazi pubblici sono gli elementi chiave nel processo di sostenibilità ambientale della comunità umana. Essi sono i luoghi e l’espressione dell’insediamento dell’uomo sul territorio, avvenuto gradualmente in armonia e in interdipendenza con l’ambiente e le sue risorse. Gli spazi pubblici sono luoghi che nascono dall’impianto stesso geomorfologico, idrogeologico e microclimatico del territorio: sono gli spazi esterni che ne costituiscono il tracciato (strade, viali alberati, piazze, marciapiedi, giardini, parchi, paesaggi fluviali, ecc.) ma sono anche spazi coperti (biblioteche, teatri, musei). In una classica città mediterranea il clima temperato permette di svolgere molte attività di comunicazione ed interrelazione sociale in spazi esterni, ricavati spesso nella struttura compatta della città stessa. Gli spazi esterni delle piazze, delle strade, dei vicoli, dei cortili dei palazzi pubblici, dei portici, dei cortili delle chiese, dei mercati, insieme con le corti delle case private hanno costituito per secoli un continuum pubblico-privato a disposizione del cittadino. Tale attitudine è molto
di Marco Pietrolucci
Architetto, Dottore di ricerca in Composizione Architettonica e Progettazione Urbana
*Call Tematica
Premessa
Il fenomeno della crescita delle città e la conseguente trasformazione del territorio agricolo in spazio urbanizzato è un fenomeno di cui si discute da molti anni senza essere riusciti ad indicare una strategia di fondo che consenta di mettere in equilibrio dinamiche urbane e realtà rurali. C’è un bellissimo libro di R. Rogers, Città per un piccolo pianeta, che ha quasi vent’anni e che ancora descrive correttamente come le città possano tramutarsi da spazi di condivisione, di incontro e di scambio in agglomerati socialmente problematici, che consumano le risorse del pianeta e rendono la vita miserevole. Nonostante le profonde difficoltà ad accompagnare attraverso il progetto lo sviluppo delle città e dei territori urbanizzati, gli organismi urbani continuano ad essere il principale motore dell’economia sociale: consentono affrancamenti culturali e generano le nostre libertà, individuali e collettive,
SUK - Superkilen, 2012, Copenhagen
BIG Architects, Topotek1, SUPERFLEX
Superkilen è un masterplan nel quartiere di Nørrebro, a Copenhagen, ideato e sviluppato da BIG Architects in collaborazione con i paesaggisti di Topotek1 e gli artisti visivi di SUPERFLEX. Vincitore di un bando indetto dal Comune di Copenhagen assieme all’associazione Realdania, mirato al miglioramento degli standard di vita e più in generale alla riqualificazione di questo distretto dalla forte matrice multiculturale e teatro di sporadici episodi di violenza, Superkilen può definirsi un progetto a più mani non solo per il coinvolgimento di tre diverse realtà professionali, ma soprattutto per il contributo dei cittadini. Tramite canali mediatici e sociali, i residenti sono stati contattati per suggerire funzioni ed elementi di arredo urbano da inserire nel masterplan; un vero e proprio processo di partecipazione dal basso, sfociato nell’inserimento di oggetti di vita quotidiana provenienti da 57 nazioni (ossia il numero delle comunità etniche di Nørrebro), tra cui dissuasori da marciapiede dal Ghana,
L’immaginario di New York è da sempre legato ad una elevatissima concentrazione e densità di persone, affari, scambi, eventi, architetture che ne hanno fatto la quintessenza della condizione metropolitana e di un paradigma per lo sfruttamento della congestione.La storia urbanistica di New York ha visto fin dalla sua origine una relazione controversa e complementare tra metropoli e natura: se da una parte la griglia di Manhattan dimostra la propria indifferenza alla topografia esistente e alla natura, ponendo le basi per la straordinaria densità newyorkese, Central Park e Coney Island sono gli spazi necessari
BARCELLONA, IL CASO STUDIO DELLA SUPERILLA (SUPERBLOCCO)
di Chiara Farinea
Architetto, urbanista e dottore di ricerca, responsabile dei progetti europei dello IAAC
e Mathilde Marengo
Architetto e dottore di ricerca, coordinatrice accademica e professore allo IAAC
Il design urbano svolge un ruolo fondamentale nel sostenere le esigenze dei cittadini, in particolare quando si concentra sullo spazio pubblico, teatro dello svolgersi della vita comune. Gli spazi pubblici di una città, le sue strade e le sue piazze, incarnano i flussi delle interazioni umane. Questi spazi dinamici costituiscono una controparte essenziale ai luoghi della routine, del lavoro e della vita domestica. Ci sono esigenze profonde che lo spazio pubblico può aiutare a soddisfare, diritti umani che attraverso di esso possono essere protetti, e valori culturali che esso trasmette. Nel corso degli ultimi tre decenni, la città di Barcellona ha dedicato molte energie a rimodellare il proprio spazio pubblico, sviluppando, attraverso diversi interventi nel centro storico, sul lungomare e in periferia, un modello di rigenerazione urbana riconosciuto in tutto il mondo. Le sue trasformazioni hanno dato forma alla transizione dalla città industriale alla città basata su terziario e tempo libero, diventando un esempio per tutta l’Europa.
di Paola Eugenia Falini
Ordinario di Urbanistica, Sapienza Università di Roma, Consulente scientifico del sito UNESCO “Mantova e Sabbioneta”, Direttore scientifico delle Linee Guida
e Patrizia Pulcini
Architetto, Specialista in Progettazione del Paesaggio, Coordinatore progettuale delle Linee Guida
*Call Tematica
Una fase di nuova sperimentazione sta interessando la progettazione dello spazio pubblico nel corso degli ultimi anni. Una fase nella quale i principi e le metodologie messe a fuoco negli anni precedenti hanno trovato importanti conferme ed approfondimenti ma in cui si sono fatte strada anche necessità di riconsiderazione generale delle pratiche precedentemente attivate con contributi di innovazione rilevante su gran parte dei temi coinvolti. In questo quadro di nuove formulazioni si evidenzia il riconoscimento crescentemente accordato allo spazio pubblico quale fattore qualificante la città ed insieme al suo ruolo determinante nei processi di rigenerazione urbana. Incentrata sulla nozione di spazio urbano come bene pubblico e al contempo come struttura relazionale primaria
Un intervento a più mani, frutto della collaborazione tra l’artista romano Pietro Ruffo e lo Studio Kami Architects, ha ridisegnato - seppur temporaneamente - il volto di piazza Mignanelli nell’estate 2015. Tutto è nato dall’idea del committente, lo stilista Valentino, desideroso di riportare la propria sfilata di haute couture nella Capitale: una scelta dettata dall’importanza della città per la sua carriera (qui è nato professionalmente e ha mosso i primi passi nel mondo della moda), ma anche dalla volontà di inaugurare, per l’occasione, il nuovo flagship store su piazza di Spagna, firmato da David Chipperfield e sito a pochi passi
Studio Transit
Gianni Ascarelli, Alessandro Pistolesi, Manuela de Micheli,
Sergio Vinci, Roberto BecchettI
ANOMIAstudio Architetture
Gianluca Nucci, Domenico Simone, Tiziano Testa
SET Architects
Lorenzo Catena, Onorato di Manno, Andrea Tanci
In un nuovo spazio urbano, una piazza sorta a seguito della realizzazione della stazione dell’Alta velocità, la città di Bologna ha scelto di collocare un monumento dall’alto valore simbolico, il Memoriale della Shoah, realizzato a seguito di un concorso internazionale su progetto di SET Architects. Il sito rappresenta un punto strategico nella maglia urbana, alle porte della prima periferia, immediatamente al di là del fascio dei binari ferroviari che separano questa parte di città dal centro storico. Ma, al tempo stesso, in prossimità del ponte che le collega. Si tratta di una periferia storica, consolidata, oggi
di Beatrice A. Vivio
Architetto, curatrice della mostra
La mostra su Franco Minissi si inserisce nel ciclo “Generazione ’15-’18”, che ha portato alla Casa dell’Architettura una serie di mostre e conferenze su architetti nati intorno alla Prima guerra mondiale, che si avviarono alla professione nell’Italia degli anni Quaranta, nel solco delle devastazioni del successivo conflitto mondiale. Dopo Giuseppe Perugini e Maurizio Sacripanti, sono stati esposti, appunto, i lavori di Franco Minissi, nato a Viterbo nel 1919, legato ai primi due da comuni istanze politiche e sociali, da esperienze condivise e anche da rapporti di amicizia. Ad accomunare i tre è anche una limitata conoscenza della loro produzione nel dibattito attuale sull’architettura. Per necessità di sintesi, si è scelto di esibire in mostra una selezione di disegni utili a far emergere la ricchezza grafica con cui Minissi comunicava le proprie idee progettuali e, soprattutto, la vastità delle scale dimensionali e degli oggetti su cui affrontò il dialogo fra passato e presente, anche a livello di progetti non realizzati. La produzione del suo studio (prolifico in molteplici settori: dalla museografia all’archeologia, dall’edilizia abitativa all’arredo degli interni e degli spazi urbani) è ben documentata in un fondo dell’Archivio Centrale dello Stato composto da oltre 60 faldoni di documenti e da circa 8.000 disegni, custoditi dall’attenzione vigile e paziente dell’architetto Nadia De Conciliis e costituiti in alcuni casi da composizioni su lucido realizzate con materiali che hanno ormai perso adesione e che necessitano talvolta di veri e propri interventi conservativi.
Sono molto commossa nel ricordare qui, oggi, Vittoria, di cui sono stata collaboratrice ed amica.
Sono anche onorata di farlo a nome di tutti i colleghi del Dipartimento di Pianificazione dell’Università Sapienza, dove, dopo i primi anni a Napoli, Vittoria ha svolto con continuità la sua attività di professore di Urbanistica.
Naturalmente parlerò anche, e soprattutto, a nome del Collegio dei Docenti della Scuola di Specializzazione in Beni Naturali e Territoriali, erede della prima Scuola di Specializzazione in Arte dei Giardini e Progettazione del Paesaggio, fondata da Vittoria con l’obiettivo di provvedere anche il nostro Ateneo di un programma formativo specializzato, post laurea, fino allora offerto solo in università straniere.
Dopo un primo semestre trascorso tra l’Europa e il Canada all’insegna della condivisione e dello scambio di idee sul tema “Acqua e Architettura”, vero filo conduttore dell’edizione 2017 di ARCHITECT@WORK, la manifestazione farà ritorno nel nostro Paese il prossimo autunno con due nuove tappe: sarà infatti a Roma e Milano, rispettivamente l’11 e 12 ottobre presso Fiera di Roma e il 29 e 30 novembre presso MiCo - Milano Congressi.
di Francesca Arcuri e Federico Parolotto
Senior Consultant e Senior Partner MIC - Mobility in Chain
Storicamente e per decenni la pianificazione dei trasporti si è sviluppata su un binario parallelo e distinto da quello della pianificazione urbanistica, spesso ignorando gli impatti, da un punto di vista funzionale e morfologico, delle scelte relative alla mobilità rispetto al trasporto pubblico.
Con gli anni 2000, si è potuto assistere alla diffusione - almeno nelle città del mondo occidentale - di un nuovo approccio alla pianificazione; un approccio teso a privilegiare una visione olistica del contesto urbano e delle sue dinamiche, sino ad allora chiaramente pensati in un’ottica centrata sull’uso dell’automobile.
All’interno di questa nuova visione della pianificazione della mobilità, che guarda allo spazio urbano e agli elementi e utenti che vi si muovono come a un unicum complesso, le cui molteplici componenti vanno considerate interamente per la definizione di visioni sostenibili
di Lorenzo Bellicini
Direttore del Cresme
Il XXI secolo sarà di nuovo il secolo delle città. Secondo l’ONU oggi il 54% della popolazione mondiale vive nelle aree urbane; una percentuale destinata a salire al 60% nel 2030 e al 66% nel 2050. Nel Nord America vive in città l’82% della popolazione; questa percentuale salirà all’84% nel 2030 e all’87% nel 2050, mentre in Europa la popolazione urbanizzata raggiunge oggi il 74% e salirà al 77% fra tredici anni e all’82% nel 2050. Il XXI secolo vede una nuova fase nei processi di urbanizzazione: le economie emergenti attraversano una fase di crescita urbana di dimensioni senza pari nella storia, ma stanno tornando a crescere anche le città europee. Le stime dell’ONU o di Eurostat descrivono questo fenomeno nonostante il forte processo di invecchiamento della popolazione in atto in molte economie europee. Sempre secondo l’ONU, in Europa tra 2000 e 2014 il 77% delle 169 città con più di 300.000 abitanti ha visto crescere la popolazione; percentuale che nel 2030 salirà al 96%. A ben vedere, la crescita demografica nelle economie urbane europee (come nelle città vincenti delle economie avanzate) è dovuta prevalentemente all’attrattività legata alla qualità della vita e, soprattutto, alla capacità di offrire lavoro. Gli ultimi dati Eurostat relativi alle città spagnole, greche o del sud Italia, mostrano che la crisi economica colpisce le principali città dei paesi in crisi, innescando dinamiche demografiche recessive: il saldo migratorio rallenta o vira in negativo dove non c’è lavoro;
di Alessandro Cambi
Architetto
Con questo termine?Paul Virilio definiva negli anni Ottanta l’importanza crescente?del ruolo della velocità negli?equilibri?socioeconomici?della cultura contemporanea, anticipando?una visione?oggi?reale e concreta.? La velocità è?un’unità di grandezza?cresciuta costantemente con il progresso tecnologico, diventando un elemento primario dell’innovazione, indirizzata?verso la continua?ricerca di sviluppo del rapporto spazio-tempo. Siamo la “high speed society”, con modelli di vita caratterizzati dalla rapidità di movimento, comunicazione, produzione, generativi di una realtà in cui la velocizzazione tecnica ha?accelerato ogni fenomeno della vita sociale. La velocità è strettamente legata al movimento, che oggi costituisce uno degli elementi primari di cambiamento della scena urbana contemporanea.Parigi è da sempre uno dei luoghi di avanguardia della mobilità: dal 1900 con il primo impianto delle linee metropolitane, fino ad oggi, dove alimentando
di Paolo Beria
Professore Associato, Dipartimento di Architettura e Studi Urbani presso il Politecnico di Milano
La tendenza emergente nella pianificazione dei trasporti a livello urbano è quella basata sui PUMS, cioè i Piani Urbani della Mobilità Sostenibile. Essi superano l’approccio tradizionale di piano, introducendo, oltre ai concetti di sostenibilità, anche quelli di pianificazione integrata e valutazione delle politiche di trasporto adottate.La città di Milano ha intrapreso questo percorso già nel 2013, giungendo due anni dopo alla pubblicazione del Piano e alla sua condivisione con cittadinanza e stakeholder. Come si cercherà di mostrare in questo intervento, il PUMS milanese non è interessante solo per la dimensione del contesto e per l’ampiezza delle azioni previste, ma anche per alcuni aspetti più “procedurali” che lo pongono tra i punti di riferimento a livello nazionale per la nuova concezione del piano. Tra questi, la centralità della condivisione, l’uso pervasivo dei modelli di trasporto e della valutazione nella definizione delle scelte e l’ampiezza delle azioni considerate in maniera integrata.
di Carlo Gasparrini
Professore ordinario di Urbanistica presso la facoltà di Architettura dell’Università di Napoli Federico II
Il racconto della linea 1 della metropolitana di Napoli come grande opera pubblica è stato declinato in molti modi. Straordinaria opportunità di modificazione della mobilità e delle connessioni intermodali, raccolta esclusiva di architetture d’autore per nuovi paesaggi infrastrutturali o ancora spettacolare sequenza di “stazioni dell’arte”.
Nessuna di queste descrizioni però coglie la rilevanza urbana di tale infrastruttura che va ben aldilà delle intenzioni e delle aspettative originarie e che pone definitivamente fine all’insopportabile ritornello internazionale sui non-luoghi degli spazi della mobilità.
di Andrea Spinosa
Urbanista, responsabile tecnico della rivista digitale Cityrailways.net
Di funivie urbane, in Italia, si è fatto un gran parlare in occasione delle ultime elezioni per la nuova giunta della città di Roma. Un dibattito che segue un crescente interesse per questo tipo di trasporto come risposta alternativa ai sistemi di trasporto collettivo in sede propria (TCSP) di terra.
Le infrastrutture di trasporto come risposta all’inefficienza urbana
È largamente studiato l’effetto delle infrastrutture di trasporto sugli usi del suolo, criteri localizzativi delle attività e flussi di traffico. Esse esercitano un influsso sugli sviluppi locali che tende a disporsi su piani diversi e spesso dialettici. In tal senso, le reti di trasporto possono modificare le relazioni gerarchiche nel territorio: l’agglomerazione di centri urbani di taglio diverso, ambiti rurali, aree d’insediamento e di ricreazione, come pure l’interrelazione tra città e il collegamento con altri distretti e regioni.
Ponte ciclo-pedonale Byens Bro, 2015, Odense
Gottlieb Paludan Architects
Letteralmente “ponte della città”, Byens Bro crea una connessione tra la stazione centrale (Central Odense) e i nuovi sviluppi in prossimità del porto. Oltre a garantire un migliore accesso alle piattaforme ferroviarie e a ricucire una trama del tessuto parzialmente frammentata dalla cesura della ferrovia, si impone come spettacolare landmark, disegnato secondo le direttive comunali in materia di mobilità, per rendere la zona della stazione più a misura di ciclisti e pedoni.
il primo studio mobile di architettura e design a roma
di p.r.o.g. arch_design
Emilia Parente, Barbara Renzi, Floriana Orlandino, Gisella Giudice
* Call Tematica
«Viaggiare significa anzitutto cambiare carne»
Antoine de Saint-Exupéry
I concetti di sviluppo e crescita della città sono temi in atto e in evoluzione sin dalla modernità e oggi, nella prospettiva di un’espansione dell’urbanizzazione dei territori tale che nei prossimi 200 anni potrebbe interessare il globo intero. Noi architetti siamo chiamati a progettare non più la città moderna ma gli aggregati urbani del futuro, dove la mobilità non sarà soltanto una questione legata al trasporto e all’infrastruttura ma al complesso approccio al territorio e alla sua progettazione.
La città è arrivata alla fine di un ciclo storico legato all’età moderna che oggi non trova più riscontro negli spazi urbani al di fuori delle nostre finestre e non soltanto in Asia ma anche nei nostri nuclei urbani di origine antica.
Le elaborazioni di transmodernità, supermodernismo o postmodernismo hanno evidenziato, già dagli ultimi anni Novanta, un’esigenza culturale di superamento della realtà di matrice industriale legata alla produzione di beni a favore di una improntata all’erogazione di servizi, all’informazione e ai nuovi media.
di Domenico Sandri
Dirigente di Romametropolitane
* Call Tematica
In un quadro come quello attuale dove la costruzione di nuove linee infrastrutturali del “ferro” è problematica, sia per la scarsità delle risorse sia per i lunghi tempi necessari all’esecuzione, si vuole porre l’attenzione sulla possibilità di realizzare una serie di interventi minori, ma trasportisticamente rilevanti e significativi sotto il profilo della riqualificazione urbana. Proposte tese a sfruttare al meglio la rete esistente, incentrate sul “nodo-stazione” inteso come il luogo dell’accesso e dello scambio. Nel primo caso si tratta di azioni volte a riqualificare e incrementare le possibilità di accesso al nodo-stazione da reti diverse da quelle del trasporto pubblico (pedonale, ciclabile, stradale, ecc.); nell’altro, invece, di migliorare il nodo-stazione ottimizzando lo “scambio” tra più reti del trasporto pubblico (ferrovie, metro, tram, bus) così da costituire un sistema unico del trasporto.
di Filippo Lambertucci
Ricercatore presso Sapienza Università di Roma
È in atto da anni una delle campagne archeologiche più vaste che abbiano interessato la città da lungo tempo, sia per estensione sia per profondità; eppure se ne sente poco parlare, se non in concomitanza di rinvenimenti - effettivamente eccezionali - che continuano a sorprendere pubblico ed esperti. Si tratta dei saggi e degli scavi compiuti funzionalmente alla realizzazione, lenta e faticosa, della nuova linea C della metropolitana cittadina che si appresta ormai ad entrare, tra mille difficoltà e polemiche, nel corpo vivo dell’enorme centro storico di Roma. Non serve ricordare quanto quest’ultimo sia il più formidabile deposito di strati, tesori e documenti non solo dell’antichità più remota, ma anche di fasi più recenti, cresciute una sull’altra senza smettere di riscrivere un palinsesto che stiamo ereditando e sul quale abbiamo il dovere di scrivere la nostra pagina di contemporaneità. Tuttavia questo potenziale enorme stenta a entrare nel sentire comune come una risorsa a cui poter e dover attingere a piene mani per una fruizione evoluta e aggiornata di una città che spesso sembra più oppressa dal peso del suo stesso patrimonio piuttosto che alimentata da esso. Delizia degli archeologi, la stratificazione della città
Esperienze positive per car sharing e mobilità elettrica, ma la città attende un piano d’insieme
Il tema della mobilità a Roma è complesso, e può essere affrontato solo su una pluralità di livelli, tra loro interconnessi. Da un lato la regolamentazione dell’uso dei mezzi privati e gli incentivi per l’impiego dei mezzi pubblici e dei mezzi condivisi, dall’altro l’adeguamento e il potenziamento della rete di trasporti pubblici. Contestualmente, i piani di viabilità urbana devono essere adattati ad un diverso tipo di fruizione della città: creazione di nuove corsie preferenziali (secondo il Piano Generale del Traffico Urbano, approvato nel 2015 dalla giunta Marino ed entrato in vigore a fine ottobre dello scorso anno con un’ordinanza firmata dal Sindaco Virginia Raggi, è necessario un incremento del 40%), e di percorsi riservati ai ciclisti, di parcheggi di scambio per la mobilità intermodale, di spazi dedicati alla ricarica dei veicoli elettrici. In una nota di fine gennaio l’Assessore alla mobilità Linda Meleo ha annunciato gli obiettivi di Roma Capitale per i prossimi mesi: sbloccati i lavori della stazione Amba Aradam della Metro C e la procedura per mettere in circolazione nuovi bus, le priorità definite dall’attuale Amministrazione sono, effettivamente, la creazione di ulteriori corsie preferenziali e linee di tram, di piste ciclabili e aree pedonali non solo nel centro città, ma anche nelle periferie.
di Nicolò Savarese
Architetto e urbanista
Recentemente si è tenuto a Roma un seminario, organizzato dalle Sezioni Lazio dell’INU (Istituto Nazionale di Urbanistica) e dell’AIIT (Associazione Italiana per l’Ingegneria del Traffico e dei Trasporti), sui problemi della mobilità, con particolare riguardo alla Linea C della Metropolitana, il cui futuro appare ancora velato da grandi incertezze. Dopo il cambio di Amministrazione è forse opportuno fare il punto sul futuro assetto delle infrastrutture di trasporto a Roma e nell’Area Metropolitana romana. Il tema suscita, peraltro, ulteriori e più ampie riflessioni sul rapporto tra regolamentazione urbanistica e mobilità, così com’è venuto sviluppandosi nella Capitale sino al giorno d’oggi.
di Massimo Locci
Il destino della Stazione Termini, nel bene e nel male, è sempre stato legato agli eventi epocali di Roma e ne riflette il suo sviluppo, le crisi e le contraddizioni. A partire dall’ubicazione sul colle dell’Esquilino, tecnicamente poco opportuna, in quanto sostanzialmente dipendente da “interessi legati alle speculazioni edilizie di Monsignor De Merode” (P.O. Rossi).
Il primo edificio, progettato da Salvatore Bianchi, fu costruito (1864-71) per riunificare in un’unica stazione di testa le tre principali linee ferroviarie dello stato papalino. È stata la prima opera pubblica entrata in esercizio dopo il trasferimento della Capitale. Nella fase post-unitaria la stazione risulta subito inadeguata per il nuovo ruolo di principale snodo ferroviario nelle connessioni a livello nazionale.
A vent’anni dalla sua ideazione, la “cura del ferro” è un programma ancora attuale e attuabile, che il suo promotore ripercorre e sostiene con forza come la possibile soluzione alle problematiche del traffico e della mobilità, ma non solo, che affliggono Roma e la sua area metropolitana.
Risale al 1996 la proposta del Comune di Roma nota come rete Metrebus 3x3, che prevedeva la realizzazione di tre passanti ferroviari regionali integrati con altrettante metropolitane urbane. Qual è stata la sorte di quel progetto? Si tratta di uno schema ancora attuale?
«Il progetto Metrebus 3x3 partì subito con l’attuazione di tre tratte ferroviarie, una per passante, ma dopo la realizzazione di quelle prime tre ferrovie è stato purtroppo abbandonato, e nessuna nuova opera è stata portata a termine né progettata. Oggi avremmo sicuramente le opportunità per riprendere e sviluppare quello schema.
L’Alta Velocità ha liberato dal traffico nazionale la vecchia linea tirrenica per Napoli, e la ferrovia fino a Gaeta potrebbe divenire una potente metropolitana regionale, a servizio dei pendolari e a sostegno di un diverso sviluppo dell’agro pontino. Ristrutturare la ferrovia, e in particolare la stazione di Torricola, risolverebbe i problemi di accessibilità al parco dell’Appia antica; inoltre, questa ferrovia potrebbe essere connessa con l’attuale ferrovia Roma nord andando a costituire il quarto passante, tra il nord e il sud della regione. I quattro passanti potrebbero rappresentare il telaio infrastrutturale della Regione capitale, compensando il deficit infrastrutturale accumulato in trent’anni di disseminazione edilizia».
«Due milioni e 800 mila veicoli circolanti in città, quasi uno a testa per ogni abitante, che portano la Capitale a un tasso di motorizzazione di 978 mezzi ogni 1.000 cittadini, contro i 415 di Parigi e i 398 di Londra». Era l’allarme lanciato nel 2015 dall’ingegner Stefano Giovenali, Consigliere dell’Ordine degli Ingegneri di Roma. Sono passati quasi due anni, cosa è cambiato nel frattempo?
«Sono tempi troppo stretti per modificare un trend di questo tipo, di fatto non è cambiato nulla; tuttavia è un momento in cui la mobilità cittadina sta vivendo passaggi importanti come le decisioni sullo sviluppo delle linee metro. Sono poi allo studio le possibilità e le modalità per una politica sullo sviluppo pubblico di superficie, dai tram alle corsie preferenziali, e si stanno affacciando nuovi e interessanti servizi di mobilità».
Enrico Milone ci ha lasciato. Una tristissima perdita per tutti gli organismi rappresentativi di noi architetti. Queste poche righe vogliono rendere omaggio a una persona che ha dedicato la propria vita alle Istituzioni, una figura di riferimento per tutti noi, sempre presente.
Parlare di un grande uomo, cercare di trasmetterne il carattere e la personalità, parlando della sua vita, anche se ci limitiamo a quella professionale, non è mai facile, soprattutto quando non c’è più. Le parole da usare sembrano sempre inadatte a esprimere la stima, il rimpianto e anche l’affetto. Ma come Ordine degli Architetti sentiamo l’esigenza di farlo, vogliamo parlare di Enrico, ricordarlo e onorarlo, idealmente tutti insieme.
Nel corso dei tanti anni che, da architetto militante, Enrico ha passato a servizio delle Istituzioni, si è fatto apprezzare dai molti che lo hanno conosciuto per la sua competenza, per la sua saggezza e per la sua rettitudine.
Quello che più colpiva era la serenità e l’equilibrio con cui affrontava ogni situazione, anche quelle più complesse e problematiche, sempre pronto al confronto, con in mente un’idea-guida che ha sempre portato avanti con lucidità e consapevolezza: la valorizzazione della figura dell’Architetto e del suo ruolo nella Società.
Ha partecipato attivamente, e con grande autorevolezza, alle nostre Istituzioni, anche in periodi molto complessi per la professione dell’Architetto; Enrico è e resterà una figura di riferimento per tutti gli iscritti e anche per chi, come noi, con diversi ruoli e in momenti diversi, ha ricoperto e ricopre cariche istituzionali, che lui prima di noi ha onorato.
Personalità originale, curioso e appassionato, amante della vita e della sua professione, era pronto a cogliere ed elaborare ogni segnale di innovazione, mettendosi continuamente in discussione; aveva mille risorse e mille passioni, coltivate con un’energia e una vitalità non comuni.
Fu lui il primo a portare gli architetti a confrontarsi continuamente con la realtà circostante; le sue battaglie istituzionali hanno segnato sensibilmente le stesse finalità dell’Ordine.
Alla Casa dell’Architettura è in corso un ciclo di mostre-convegno sugli architetti della scuola romana nati negli anni della prima Guerra Mondiale. A quelle su Giuseppe Perugini (1914-1995) e Maurizio Sacripanti (1916-1996) seguiranno Federico Gorio (1915-2007), Mario Fiorentino (1918-1982) e Franco Minissi (1919-1996). Queste personalità sono state protagoniste dell’architettura di allora, ma il loro messaggio è ancora attuale. Eppure sono relativamente poco noti ai giovani architetti e quasi dimenticati dalle facoltà di architettura; anche se la loro attività progettuale era inscindibile dalla pratica del cantiere e da quella dell’insegnamento.
Parlare di patrimonio significa parlare di città, storia, identità. Una città come Roma vanta un patrimonio stratificato e ricchissimo: edilizia residenziale pubblica e privata, scuole ed edifici per servizi (sociali, culturali, sanitari e commerciali); beni storico-artistici e archeologici monumentali (aree archeologiche, monumenti, musei, gallerie, teatri, edifici vincolati, ville storiche, cimiteri) ma anche beni confiscati alle mafie, strutture ed impianti.Questo lungo elenco ci mette davanti alla vastità degli ambiti di azione della nostra professione. Come architetti promuoviamo, nel rapporto con la pubblica amministrazione, ma anche con il privato, una gestione del patrimonio basata sulla trasparenza, semplificazione ed efficienza, attraverso l’attività creativa e la programmazione e gestione del processo di progettazione per favorire il riuso e la valorizzazione funzionale di quanto ereditato. La città di Roma vanta un patrimonio unico al mondo e, nonostante questo, i processi di valorizzazione, restauro e conservazione stentano a decollare.
di Paolo Martegani
* Call Tematica
Il coinvolgimento emotivo è il tramite tradizionalmente usato per potenziare l’interesse verso le vestigia del passato, favorendo la percezione dello “spirito del tempo” emanato da quanto lasciato nei siti storici e archeologici da chi li ha abitati in precedenza. Ma anche per valorizzare luoghi monumentali che sono stati testimoni di un’epoca e/o di eventi importanti. A questo fine si sono utilizzati mezzi, progressivamente resisi disponibili, capaci di creare suggestioni. Le luci delle torce e delle fiaccole a olio sono tra i più antichi, ma hanno trovato largo impiego anche stimoli uditivi quali suoni, musica e voci umane. Recentemente hanno aggiunto espressività le videoproiezioni, talvolta gli ologrammi e ora le potenzialità del digitale rese disponibili dall’informatica. Per realtà aumentata (in inglese augmented reality, abbreviato AR), o realtà mediata dall’elaboratore, si intende l’arricchimento della percezione sensoriale umana mediante informazioni, in genere manipolate e convogliate elettronicamente, che non sarebbero percepibili con i cinque sensi (V. Di Bari, P. Magrassi, 2015 weekend nel futuro, Edizioni Il Sole 24 Ore, Milano 2005).La realtà aumentata integra quindi gli elementi fisici con elaborazioni digitali presenti in internet, abbinando all’esistente reale dei contenuti virtuali che trovano applicazione anche nella valorizzazione e promozione del patrimonio culturale. È possibile accedere all’AR da strumenti di uso comune, quali i telefoni cellulari; tra i diversi livelli di
di Giovanni Tortelli, Roberto Frassoni
GTRF Architetti Associati
Solo da pochi anni si assiste a un rinnovato interesse dell’Architettura nei confronti dell’Archeologia, un tema per il quale i grandi maestri del ‘900 ci avevano lasciato la consapevolezza dei limiti dell’architettura a “rappresentare un’assenza”, ed è da questi presupposti, qui in Italia, che si gettano le basi per un serio confronto tra archeologi e architetti, per una progettazione consapevole, con l’obiettivo di realizzare, come frutto del confronto, architetture che conservano ma anche, e soprattutto, “rivelano”. Valorizzare i resti archeologici significa quindi cucire e riannodare relazioni perdute e solitamente “nascoste”, renderle esplicite attraverso un linguaggio riconoscibile nella contemporaneità, realizzando architetture capaci di ricomporre ed evocare le parti mancanti di un frammento.
di Michele Trimarchi
Professore di Economia della cultura presso L’Università degli Studi di Bologna
Quanto conta il sistema culturale italiano? Il dilemma aleggia su convegni, discussioni e proclami d’ogni genere, soprattutto alberga scomodo nella vita quotidiana delle istituzioni e delle organizzazioni attive in campo culturale. Ora, anche immaginando di avere già risposto alle questioni cruciali (che cosa è lecito o possibile considerare “culturale”? come accettare che le tasse di molti sostengano il diletto di pochi?) molto rimane da chiarire.
Lunghi anni di interventi legislativi emergenziali e contraddittori, di stasi passiva e lamentosa da parte dei professionisti della cultura, di disattenzione nei confronti del paradigma economico e sociale emergente (in cui la cultura potrebbe svolgere un ruolo di fondo irrinunciabile) hanno consolidato la percezione condivisa di uno stato di emergenza permanente nel quale è sempre più complicato elaborare strategie, identificare orientamenti, costruire strumenti tecnici, scommettere su obiettivi specifici. Questa difficoltà è accentuata da alcune sacche di fragilità che segnano da tempo la cultura italiana,
“Dove l’arte ricostruisce il tempo”, ricostruzione di una basilica paleocristiana nel parco archeologico Le Basiliche, 2016, Manfredonia (FG) Edoardo Tresoldi e Francesco Longobardi
Colonia romana a partire dal 194 a.C., l’antica Siponto era uno dei principali porti della seconda regione (Regio II) della Roma augustea. Oggi, nella provincia di Foggia, precisamente nel parco archeologico Le Basiliche a Manfredonia, lo scenografo Edoardo Tresoldi ha firmato un’opera permanente dal nome “Dove l’arte ricostruisce il tempo”, con la cooperazione di Francesco Longobardi, progettista e direttore dei lavori. Obiettivo dell’intervento la ricostruzione di una basilica paleocristiana e la contestuale protezione, fruizione e celebrazione dei resti archeologici, tra cui i mosaici a pavimento. Per l’occasione, è stata realizzata una struttura che ricrea le forme della chiesa a partire da una maglia metallica elettrosaldata; in tutto 4.500 metri quadrati per 7 tonnellate. Questo intervento, costato 900 mila euro, rientra nel progetto di restauro e riqualificazione del sito archeologico di Siponto, gestito dal Segretariato Regionale MIBACT per la Puglia e dalla Sovrintendenza Archeologica della Puglia e finanziato con fondi strutturali pubblici del Programma Operativo Interregionale (3,5 milioni di euro totali per il periodo 2007-2013). Quest’opera, alta 14 metri, rievoca la geometria della basilica nella sua ultima fase evolutiva. La chiesa, ripartita in tre navate,
I segni del passato, presenti in maniera piuttosto uniforme sia nella zona centrale sia nei territori periferici della Capitale, fanno di Roma uno scenario unico nel rapporto e nella convivenza con le vestigia storiche. Tale situazione si ripropone, seppur a una concentrazione e a una scala diversa, in altre realtà più o meno estese del bacino mediterraneo, interessate dalla presenza diffusa di reperti archeologici ricollegabili a svariate civiltà ed epoche.
L’intento dei prossimi articoli è, dunque, quello di offrire spunti di riflessione sul tema della relazione quotidiana, stratificata e complessa con l’archeologia e i resti del passato. Gli esempi in seguito illustrati sottolineano il lavoro svolto da professionisti esperti nel trattare l’archeologia e i reperti storici in maniera celebrativa e fruibile nel breve e nel lungo termine; si noti come buona parte di questi siano stati coinvolti anche nel recente Piranesi Prix de Rome e nella relativa call per Via dei Fori Imperiali. Le architetture esposte evidenziano, in taluni casi, un approccio più conservativo e, in altri, una maggiore predisposizione verso gli elementi di innovazione.
Il Gruppo Cassa depositi e prestiti (Cdp) gestisce attraverso le proprie società specializzate nel real estate un patrimonio immobiliare distribuito sul territorio italiano la cui superfice supera i 2 milioni di metri quadrati. Gli immobili, localizzati nei principali capoluoghi, sono interessati attualmente da un percorso di valorizzazione che il Gruppo Cdp porta avanti in coordinamento con le municipalità interessate: si tratta di immobili o aree di provenienza militare o civile, di grandi dimensioni, che una volta rifunzionalizzati sono destinati in alcuni casi a cambiare in modo sostanziale la distribuzione delle varie funzioni urbane a Milano, Roma, Torino, Firenze, Bologna, Venezia, ecc.
di Laura Ricci
Ordinario di Urbanistica presso Sapienza Università di Roma, Consulente Generale del Comune di Roma per il Nuovo PRG ’08 dal 1994 al 2012
I principi informatori
Il PRG della Città di Roma (PRG ‘08) è stato approvato nel febbraio del 2008, dopo oltre quarant’anni di vigenza del PRG del ‘62, ad esito di un lungo processo di pianificazione che, avviato nel 1994, ha consentito di mettere a fuoco e di attuare progressivamente la strategia urbanistica complessiva di integrazione e di riequilibrio urbano e metropolitano che ne costituisce il motivo ispiratore.
di Andrea Bruschi
Nel II secolo d.C. Ostia Antica e Portus erano i caposaldi del sistema portuale della Roma imperiale. L’enorme porto di Claudio e quello di Traiano, con il suo straordinario bacino esagonale, configuravano un complesso apparato infrastrutturale cui era interconnesso il centro amministrativo di Ostia, oggi Ostia Antica, eccellente esempio di città romana ben conservata. La via Flavia stabiliva il legame fra i due poli attraverso l’Isola Sacra e segnava l’affaccio sul Mediterraneo della caput mundi. Il declino della Roma imperiale ha in seguito comportato la separazione fra i due centri logistici, ma la struttura
di Rita Paris
Direttore archeologo nella Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’area archeologica di Roma
«Tra i grandi protagonisti della Roma moderna c’è sempre stata la Via Appia Antica»
Italo Insolera, Roma moderna (nuova versione ampliata con la collaborazione di Paolo Berdini, 2011)
L’idea di un grande Parco Archeologico dal Campidoglio, attraverso i Fori e il Palatino, fino alla via Appia, la più insigne delle vie pubbliche romane, era già nel sogno di Napoleone per Roma, all’inizio dell’Ottocento. L’Appia, infatti, conservava ancora numerosi monumenti, fonte di ispirazione per uomini di cultura dal Rinascimento in poi, miniera ricchissima per gli scavi archeologici. Ma la storia per un parco archeologico inizia nel 1887 con la legge del 14 luglio 1887 n. 4730 e la “Commissione Reale”, promossa da Ruggero Bonghi e Guido Baccelli, presieduta da Giuseppe Fiorelli,
di Virginia Rossini
La gestione del patrimonio ruota intorno a tre aspetti distinti, tra loro strettamente collegati: tutela, conservazione e valorizzazione. Secondo il “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, la tutela garantisce la protezione e la conservazione dei beni, con il fine della pubblica fruizione; la conservazione attua lo studio, la prevenzione, la manutenzione e il restauro dei beni; la valorizzazione promuove il patrimonio culturale, basandosi sulla sua conoscenza, con l’intento di una sua migliore fruibilità. I tre aspetti sono strettamente connessi tra loro e andrebbero auspicabilmente considerati in chiave sistemica per raggiungere, presumibilmente, i migliori risultati: la tutela del patrimonio si attua attraverso la sua conservazione, mentre la relativa valorizzazione, promuovendone la fruizione presso un pubblico attento, potrebbe desumere quell’indotto economico, utile al relativo reinvestimento per la manutenzione dei beni stessi. Tale visione sistemica di tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio presupporrebbe un tipo di gestione basata su di una politica economica e sociale capace di investire fondi, aggiornare gli strumenti legislativi e riformare la macchina amministrativa.
di Daniele Manacorda
Ordinario di Metodologie della Ricerca Archeologica
presso l’Università Roma Tre
Ci sono due modi di guardare i siti archeologici: uno diacronico, che li scruta nelle loro evoluzioni, fatte di cambiamenti e persistenze, e uno sincronico, che ne individua una fase, nella sua totalità quando possibile, e ne mette in luce modi di uso e funzioni. La prima privilegia la storia, cioè il tempo, la seconda l’antropologia, cioè l’organizzazione della vita umana. Noi abbiamo bisogno di entrambe le ottiche, che non sono in conflitto, anche se ciascuna di loro ha bisogno delle sue procedure.
La ricerca archeologica in città è stata accompagnata nei secoli da queste diverse pulsioni e qualche volta si è fatta strumento delle più varie aspirazioni: il risultato è stata una continua trasformazione della forma urbana prodotta da una miriade di interventi di diversa scala, che hanno aperto scenari complicati - per non dire imbarazzanti - dove gli antiquari o gli archeologi di turno hanno svolto alternatamente la parte dei carnefici e quella delle vittime.
Anche oggi, se gli archeologi possono presentarsi alla ribalta dei paesaggi urbani con le carte a posto per quanto riguarda i metodi dell’indagine e la capacità di produrre conoscenze comprensibili e condivisibili, non per questo gli esiti delle modalità di conoscenza archeologica delle città si presentano serenamente sui loro diversi palcoscenici. Se oggi siamo in grado di rispondere con pertinenza, in termini sia di metodi sia di strategie, alle domande relative alla conduzione degli scavi, non per questo sono a disposizione risposte univoche e condivise circa il perché degli interventi archeologici in città e le motivazioni che li muovono e li legittimano. Resta sempre aperta la domanda circa l’apporto positivo o negativo, e comunque conflittuale, che essi danno alla città moderna e, innanzitutto, alla sua forma, intesa come strumento di qualità della vita.
Vezio de Lucia, uno dei più grandi urbanisti italiani, ripercorre le tappe del progetto di Cederna sulle vestigia di Roma Antica, dall’eliminazione di Via dei Fori imperiali voluta da Mussolini fino alle famose domeniche pedonali. Una visione della tutela basata su un obiettivo ambizioso quanto imprescindibile: far diventare l’archeologia una componente vitale della città.
A vent’anni dalla scomparsa di Cederna, può essere utile ricordare il suo contributo al progetto per i Fori e l’Appia Antica. Può ripercorrerne brevemente le tappe?
«Antonio Cederna è stato un indiscusso protagonista del Progetto Fori Appia Antica messo a punto tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta. Ci tengo a chiarire che il nucleo centrale del progetto riguarda lo smantellamento della Via dei Fori Imperiali che unisce piazza Venezia al Colosseo.
Al contrario di tanti suoi colleghi non ha mai nascosto il suo sostegno alla riforma voluta dal Ministro Franceschini sulla tutela del patrimonio culturale, una scelta di campo che dopo 20 mesi dall’entrata in vigore continua a difendere. Alla guida della Soprintendenza Archeologica di Roma, una delle più importanti e ricche del Paese, con monumenti come Colosseo, Palatino, Foro, Domus Aurea e molto altro l’architetto Francesco Prosperetti spiega perché. Con esempi concreti di ciò che la riforma ha reso possibile e soprattutto di cosa si potrà fare in futuro. A partire dal ruolo dei privati.
di Simone Ombuen
L’evento sismico che ha avuto avvio nella zona appenninica del centro Italia, e che è tuttora in corso, con gravi distruzioni sui versanti della catena dei Monti Sibillini verso Lazio Umbria e Marche e rilevanti risentimenti e danneggiamenti anche verso l’Abruzzo, ha vistosamente riaperto dinanzi all’opinione pubblica la rilevanza e la gravità di temi che il dominante chiacchiericcio mediatico usualmente costringe all’interno del dibattito fra gli esperti di settore. Non si tratta solo dei temi del primo intervento e della ricostruzione, pur assai problematici viste le dimensioni e la durata nel tempo dei fenomeni sismici, ma della necessità di inserire queste riflessioni nel contesto di una generale politica nazionale per le città e il patrimonio insediativo, che assuma come orizzonte il tema dei rischi, vecchi e nuovi, ai quali il patrimonio edilizio nazionale è in misura crescente esposto.
di Valter Fabietti
Professore ordinario di progettazione urbanistica presso il Dipartimento di Architettura, Università di Chieti - Pescara
Da circa 40 anni, dopo il sisma dell’Irpinia, si è fatta strada nelle discipline urbanistiche la consapevolezza che la protezione degli insediamenti dai terremoti non si può limitare alla sola messa in sicurezza degli edifici. La prevenzione urbanistica del rischio, a differenza di quella edilizia, si traduce in politiche atte a mantenere in vita le prestazioni che, normalmente, la città fornisce ai suoi abitanti. L’approccio territoriale considera dunque la comunità urbana sottoposta a rischio “nel suo insieme” e non come somma di singoli edifici, cercando di comprendere quali siano le azioni di prevenzione che possono ragionevolmente essere intraprese, rispettando i limiti imposti dalla disponibilità di risorse economiche e umane. Ci si riferisce qui al bilancio economico dell’ente pubblico che amministra il territorio considerato e, più in generale, alla capacità di spesa di quella collettività. Similmente, un piano di prevenzione a scala nazionale è sottoposto agli stessi vincoli.
di Irene Cremonini
Architetto, già dirigente della Regione Emilia Romagna in materia di prevenzione sismica nella pianificazione, responsabile del Gruppo di lavoro INU Vulnerabilità sismica urbana e rischi territoriali
L’Istituto Nazionale di Urbanistica INU ha sempre guardato con interesse alle ricostruzioni post-sismiche, storicamente condizionanti l’assetto di molti insediamenti italiani e, fin dagli anni Novanta, ha anche dedicato ricerche e pubblicazioni al possibile contributo della pianificazione alla riduzione preventiva del rischio sismico, tra l’altro costituendo, subito dopo il terremoto dell’Aquila, un apposito Gruppo di Lavoro (GdL).
Tra i vari argomenti da esso affrontati, dal 2014 c’è il sistema italiano di incentivazione fiscale degli interventi edilizi antisismici, di cui si vorrebbero ridurre alcune difficoltà di fruizione, soprattutto nelle aree storiche e nelle periferie meno recenti. Oltre che l’incertezza su continuità ed entità degli sgravi fiscali e la difficoltà di eseguire lavori di consolidamento in presenza di utenza ed in presenza di proprietà condominiali (problemi comuni a tutti gli ambiti), nelle aree di insediamento consolidato nel tempo si aggiungono la necessità di tecniche di intervento compatibili con le strutture ed i valori degli edifici; la difficoltà di indagare materiali e geometrie esistenti; la difficoltà di organizzare i cantieri , anche per la contiguità fra gli edifici.
di Gianni Ascarelli
Il Terremoto è un qualcosa che il nostro paese deve introiettare come malattia endemica. Una malattia che sistematicamente e ciclicamente si presenta soprattutto nella “spina dorsale” dell’Italia. È come un fatto “genetico” che tocca ora qui ora li, mettendo a nudo la povertà tecnica del nostro insediato, di epoche anche recenti.
Eppure sui provvedimenti anti-sismici si sono succeduti un numero consistente di convegni e la “medicina” è nota; ci sono paesi che vi hanno provveduto ed adesso il fenomeno sismico è sotto controllo: in prima linea il Giappone. Convegni che sembrano siano stati più utili a produrre pubblicazioni per i diversi concorsi universitari che a mobilitare la popolazione: quando insegnavo all’Università degli Studi de L’Aquila ne ricordo almeno due; così come ricordo le scosse che hanno preceduto il sisma distruttivo, già di consistente entità. A L’Aquila il problema è stato doppio.
Prima, per il gran numero di studenti deceduti che frequentavano la facoltà di Ingegneria e il corso di Composizione Architettonica dove insegnavo e da ciò il dolore, la perdita di tanti giovani per le famiglie di origine e risorse intellettuali per il nostro Paese, che ne è sempre più privo; ricordiamoli insieme: Daniele Bortoletti, Giulia Carnevale, Davide Centofanti, Tonino Colonna, Angela Antonia Cruciano, Martina Benedetta Di Battista, Alessio Di Pasquale, Gabriele Di Silvestre, Vasileios Koufolias, Ivana Lannutti, Luca Lunari, Maurizio Natale, Gioia Piervincenzo, Ilaria Rambaldi, Rossella Ranalletta, Elvio Romano, Giustino Romano, Michele Strazzella, Vittorio Tagliente, Raffaele Troiani, Maria Urbano, Paolo Verzilli, Roberta Zavarella.
di Pier Federico Caliari
Direttore dell’Accademia Adrianea Curatore del Piranesi Prix de Rome
Un tema delicatissimo, ancora scottante. La strada più bella del mondo torna ad essere oggetto di una consultazione pubblica 82 anni dopo l’ultimo celebre concorso bandito su quella stessa area, che per la prima volta rivedeva - tutti insieme - i grandi monumenti della Roma Imperiale. Allora c’erano Terragni, Libera, Moretti, BBPR, Ponti, Ridolfi, Foschini, Del Debbio. Oggi ci sono, tra gli altri, Chipperfield, Linazasoro, Consuegra, Paredes e Pedrosa, Amann Cánovas Maruri, Purini, Valle, Franciosini, Petrachi, Andriani, Tortelli e Frassoni, ABDR, n!studio. All’epoca non ci furono vincitori ma alcuni progetti rimasero nel tempo come autentiche icone del pensiero della modernità fascista in architettura. Oggi, diversamente da allora, una giuria si è espressa, ma analogamente a quel tempo lontano, è l’insieme dei progetti a dare sostanza di contenuto all’esperienza di ricerca e di progetto che ha animato il Piranesi Prix de Rome 2016 e la sottesa Call Internazionale di progettazione per Via dei Fori Imperiali.
Gli spazi esterni sono un elemento sempre più rilevante in architettura. Grazie all’affinamento delle tecniche di progettazione e delle tecnologie, possono essere considerati come vere e proprie estensioni degli ambienti residenziali e commerciali. Una caratteristica preziosa per architetti e imprese che devono confrontarsi con spazi a volte esigui rispetto alle richieste o che lavorano in contesti in cui l’outdoor, se ben sfruttato, può migliorare il comfort o, addirittura, costituire il valore aggiunto di un intervento.
In quest’ottica, Corradi si propone come partner qualificato e competente nella progettazione e produzione di sistemi ombreggianti. L’azienda, sul mercato da quasi quarant’anni, si impone come brand dal design italiano che associa a uno spirito di ricerca continua un importante bagaglio di esperienza sul campo.
A un anno dall’annuncio della sede prescelta dal Comitato Internazionale Olimpico per i Giochi Olimpici del 2024, il presidente del comitato promotore Luca Cordero di Montezemolo fa il punto sulla candidatura della Capitale e spiega perché è un’opportunità da non perdere. «Il nostro obiettivo - dice - è pensare, con tutte le forze in campo, allo sviluppo della città e alla sua necessaria riqualificazione. Roma ne ha urgente bisogno e la sfida delle Olimpiadi è una straordinaria occasione anche sotto questo punto di vista».
“Non faremo niente di più né di diverso da quel che può servire alla città”. È quanto assicura il presidente del Coni, Giovanni Malagò, in merito alla candidatura della Capitale ai Giochi olimpici, tracciando la mappa di un’ipotetica Roma 2024, tra interventi di riqualificazione e nuove costruzioni.
Molto prima che l’inchiesta su mafia capitale riempisse i titoli principali di quotidiani e telegiornali, il giornalista di Report Paolo Mondani aveva denunciato il malaffare diffuso a Roma, tra scandali, tangenti, collusioni con la malavita organizzata. A lui abbiamo chiesto di fare il punto sul sistema che governa oggi l’edilizia pubblica nella Capitale, sui danni della corruzione e sulle Olimpiadi che verranno. La risposta è un’analisi impietosa e poco confortante. “Nella migliore delle ipotesi, per uscire da questo stato di cose, ci vorranno almeno dieci anni e un lavoro di lunghissima lena” avverte.
Gli interventi più importanti riguarderanno il San Camillo e l’Ospedale dei Castelli. Ma sono una novantina i cantieri che si inaugurano nei prossimi mesi in tutto il Lazio grazie allo sblocco da parte del governo di 264 milioni di euro. «Ora si può progettare il futuro - annuncia il presidente della Regione Nicola Zingaretti - abbiamo posto le basi per la costruzione di una nuova rete sanitaria».
Laura Galimberti, architetto, con alle spalle una lunga esperienza nell’edilizia scolastica locale, dal 2014 coordina la struttura di missione per il coordinamento e l’impulso nell’attuazione di interventi di riqualificazione dell’edilizia scolastica istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Un piano iniziato da Enrico Letta con il famoso “decreto del Fare” e poi ripreso da Matteo Renzi con i tre filoni di #scuolebelle, #scuolenuove e #scuolesicure, con tanto di hashtag. Ecco il bilancio di quanto è stato fatto nei primi due anni (e di cosa resta da fare).
Classe 1948, docente, saggista, ambientalista, Paolo Berdini è il nuovo Assessore all’Urbanistica della Giunta guidata dalla Sindaca Virginia Raggi. Da sempre critico contro i palazzinari, ha spesso preso posizione contro i sindaci di sinistra, Veltroni in testa. Ora tocca a lui risolvere i nodi dell’urbanistica romana. Dalla candidatura della Capitale alle Olimpiadi allo stadio della Roma, dal piano regolatore all’abusivismo, Berdini lancia la sua sfida al risanamento della città.
di Angelo Spampinato
Architetto, Direttore Associato di AECOM
Dopo aver viaggiato da Olimpia attraverso l’Oceano Atlantico, nel mese di agosto la fiamma Olimpica è giunta a Rio de Janeiro per illuminare la XXXI edizione dei Giochi Moderni, la prima a svolgersi in Sud America.
di Sandy Attia, Matteo Scagnol
MoDusArchitects
Vi è sintonia tra la formazione, come obiettivo didattico-educativo della scuola, e la volontà di dare forma alla scuola quale traguardo dell’architettura. Di fatto per dare forma alla scuola è necessaria la volontà e la sinergia di molte figure, che ruotano intorno alla ricerca di un rapporto nuovo e prolifico tra architettura e pedagogia.
di Vanessa Pallucchi
Responsabile Nazionale Legambiente Scuola e Formazione
La programmazione innanzitutto
Dall’osservatorio di sedici anni di redazione di Ecosistema Scuola, l’indagine di Legambiente sulla qualità dell’edilizia scolastica e dei servizi riferita alle città capoluogo di provincia, rileviamo una sostanziale staticità dei macro problemi che riguardano l’edilizia scolastica, che indica una debole efficacia delle politiche messe fino ad ora in atto.
di Giovanni Maria Benucci
Amministratore Delegato di Fabrica SGR
Il comparto delle residenze universitarie private sta vivendo già da alcuni anni un’importante fase di crescita e, nel prossimo futuro, è destinato a costituire un elemento di sviluppo del settore immobiliare.
Come anticipato nell’articolo generale “Servizi a Roma”, in questo momento storico il tema delle infrastrutture sportive è uno tra i più caldi nell’agenda politica dell’Amministrazione capitolina e, di riflesso, di quella nazionale. In questo quadro, la candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024 riveste un ruolo di primo piano. Se da un lato Giovanni Malagò e Luca Cordero di Montezemolo, rispettivamente Presidente del Coni e Presidente del comitato promotore dei Giochi Olimpici Roma 2024, caldeggiano fortemente questa soluzione, dall’altra la neo sindaca Raggi tiene un low profile, sottolineando come la giunta non abbia alcun pregiudizio a riguardo e mantenga un atteggiamento di apertura al dialogo.
di Francesca Giofrè
Architetto, professore presso la Facoltà di Architettura Sapienza Università di Roma
L’iter procedurale
La pianificazione, programmazione e progettazione di un edificio a destinazione ospedaliera è un’operazione molto complessa, legata principalmente alle componenti specifiche di carattere funzionale, tecnologico e gestionale della struttura stessa e alla valutazione dei fattori psico-sociologici della componente professionale medica, infermieristica, dei pazienti e dei loro familiari. A queste si aggiunga l’iter procedurale, che nelle maglie della legislazione vigente e delle situazioni contingenti locali trova percorsi a volte tortuosi. Il Nuovo Ospedale dei Castelli Romani, tutt’oggi in corso di realizzazione, a distanza di oltre 10 anni dal primo studio di fattibilità, ne è una dimostrazione.
Attraverso lo sblocco di 264 milioni di euro, destinati alla realizzazione di 87 interventi di risanamento, ammodernamento e ampliamento delle strutture esistenti, il piano per l’edilizia sanitaria sottoscritto dalla Regione Lazio nello scorso mese di maggio si pone ambiziosi obiettivi in termini di infrastrutture, dotazioni tecnologiche e implementazione della rete dei servizi.
Edilizia scolastica, sanitaria e sportiva sono tre aree di intervento fondamentali per la pianificazione urbanistica, per la vita dei cittadini e per il loro benessere. Si tratta di tre aree che richiedono costante attenzione e impegno delle istituzioni e delle amministrazioni per mantenere gli standard di sicurezza e decoro delle pubbliche strutture. La situazione in cui vertono questi tre ambiti nella città di Roma non è sempre chiara, tra dati mancanti, opere annunciate e mai terminate, fondi bloccati e poi sbloccati e intricate vicende amministrative.
di Daniela Proietti
Sono anni che si parla di semplificazione, informatizzazione, sburocratizzazione, dematerializzazione, tramite annunci e proclami da parte delle alterne amministrazioni che il più delle volte sono rimaste parole “sulla carta”.
Abbiamo assistito a vari interventi legislativi che si sono susseguiti, tutti con l’obiettivo dichiarato dello snellimento procedurale, ma il quadro normativo attuale è ancora un intreccio di norme e regolamenti che non hanno portato ai tanto auspicati benefici.
Basti ricordare i numerosi titoli edilizi tutt’ora vigenti: interventi liberi, CIL (comunicazione di inizio lavori), CILA (comunicazione inizio lavori con relazione tecnica asseverata), SCIA (segnalazione certificata di inizio attività), DIA (denuncia di inizio attività), DIA onerosa, Permesso di Costruire, una vera inflazione di procedure nate per semplificare, ma destinate a complicare il sistema.
Il progetto di un centro sportivo, sia esso tra le ville di una città-giardino così come tra le palazzine residenziali di una qualsiasi periferia urbana, assume in entrambi i casi un ruolo centrale all’interno del quartiere che lo ospita. Lo studio di architettura romano LAD - Laboratorio di Architettura e Design - conta tra i progetti realizzati strutture per il tempo libero e per lo sport: l’ultimo è il Supreme Sport Village, nella parte orientale di Roma presso il quartiere Tor Sapienza.
Inaugurato nella primavera del 2016, l’ospedale del Mare di Napoli si sviluppa nella parte orientale dell’area metropolitana partenopea, tra il centro di Ponticelli e il rione lotto Zero a ridosso della circumvesuviana. Il nuovo centro ospedaliero, pianificato per essere struttura all’avanguardia all’interno del sistema sanitario napoletano, assume all’interno di uno dei quartieri più difficili di Napoli un importante ruolo di riqualificazione, diventando l’auspicato volano della rigenerazione di un’ampia parte di città.
Il complesso scolastico Don Filippo Rinaldi si trova all’estremità sud-orientale di Roma, in una parte di città compresa tra il tessuto urbano denso e compatto di via Tuscolana e Cinecittà e il parco dell’acquedotto. Insieme ad altri servizi allineati su via Lemonia, la scuola contribuisce a definire una fascia di filtro tra città e parco.
L’area di trasformazione urbana Porte des Lilas a nord est di Parigi si articola a partire dalla copertura di una porzione del Boulevard Périphérique, confine fisico e percepito tra la città storica e l’area metropolitana esterna. Non solo in questo caso si tenta di superare questa semplificazione, ma l’infrastruttura si trasforma da barriera in spazio di connessione tra la città e i paesi limitrofi di Pré Saint Gervais, Les Lilas e Bagnolet.
L’Architetto giapponese Yoshio Taniguchi, una delle figure più influenti nel panorama internazionale della cultura architettonica museale, ha ricevuto il Piranesi Prix de Rome alla carriera, giunto quest’anno alla sesta edizione.
di Alessandra Orlandoni
Architetto, giornalista, critico, curatrice della mostra
Noises on è il titolo della sezione architettura della mostra dedicata a Will Alsop dalla Casa dell’Architettura di Roma. Curiosità, passione, e una profonda dedizione all’architettura quale motore e strumento del cambiamento sociale e del miglioramento dell’ambiente costruito, hanno guidato la sua visione che dal contesto londinese si è via via allargata fino a toccare, sia con importanti realizzazioni sia attraverso proposte sperimentali, diversi Paesi del mondo, fino ad approdare alla Cina, dove ha realizzato, ed ha attualmente in corso, progetti urbanistici di nuova concezione così come singoli edifici.
Nella lunghissima carriera di Pier Luigi Nervi (1891-1979) la ricerca sugli impianti sportivi è un filo rosso mai interrotto: dal primo stadio realizzato a Firenze nel 1929 al Kuwait Sports Centre del 1968, 22 progetti e le loro storie costituiscono la mostra Pier Luigi Nervi. Architetture per lo Sport a cura di Micaela Antonucci con Annalisa Trentin e Tomaso Trombetti dell’Università di Bologna, in corso al MAXXI fino al 2 ottobre 2016.
Nata a Münsingen, nei pressi di Berna, la USM è un’azienda specializzata in sistemi modulari di arredamento. I suoi prodotti sono il riflesso e la prova tangibile della filosofia che da sempre la contraddistingue, ovvero adottare uno schema ben delineato, aperto al cambiamento, alla crescita e alla flessibilità.
Tutto è partito nel 1976, quando il fondatore del gruppo Gianluigi Marchi ha mosso i primi passi nel settore delle cucine fondando l’omonima azienda e proponendo, qualche anno dopo, il primo modello chiamato Doralice. Da allora sono passati quarant’anni, ma l’impronta è rimasta la medesima. La sensibilità verso le tecniche di lavorazione più raffinate e l’estrema cura nei confronti del dettaglio hanno, infatti, da sempre contraddistinto la Marchi Cucine.
La costante evoluzione dell’interior design induce le realtà imprenditoriali legate al settore a rispondere conformemente, “alzando l’asticella”. Ciò significa garantire soluzioni tanto sostenibili (da un punto di vista economico e ambientale), quanto diversificate rispetto alla tipologia di spazio che si intende arredare e del cliente con cui ci si andrà a interfacciare.
Riunire le eccellenze legate al mondo dell’architettura e del design e soddisfare i desideri della clientela, attraverso un’offerta dinamica e personalizzata. Questa la mission di Luxury Windows Italia, realtà a capo di un network aperto di aziende specializzate nella fornitura di prodotti quali infissi, porte, arredi, scale, finestre, pavimentazioni, sistemi di illuminazione e molto altro.
Il tema dell’Abitare è uno dei temi più ricorrenti in architettura: ciclicamente diventa protagonista del dibattito contemporaneo dopo periodi di assenza e trascuratezza. Oggi la nuova emergenza abitativa, da un lato, e la grande quantità di residenziale invenduto sul mercato, dall’altro, hanno concretizzato una rinnovata attenzione e la “casa” sta tornando a essere un tema centrale del dibattito architettonico.
«Se è stata definita emergenza abitativa ci sarà un perché». Franco Mazzetto, architetto romano, nuovo direttore generale dell’ATER del Comune di Roma, ci scherza sopra. Eppure lo sa bene che il compito cui è stato chiamato da gennaio 2016, quello di guidare l’agenzia, è una delle sfide impossibili della Capitale. E che non c’è niente da scherzare. «Sono 7-9.000 i nuclei familiari già presenti nelle graduatorie in attesa di una casa; a questa già ingente cifra se ne aggiungono almeno altri 1.200 che necessitano di assistenza abitativa, ovvero quello che comunemente si chiama il buono-casa» chiarisce subito. Numeri importanti che in realtà rappresentano solo la punta dell’iceberg. Le graduatorie, infatti, per loro stessa natura tengono conto solo dei nuclei familiari ai quali va aggiunto un esercito di single, separati, stranieri, studenti.
«Io vado a prendere i bambini a scuola e tu fai la spesa anche per me. Io innaffio le piante in agosto, tu pensi al mio gatto quando sono in ferie». Un tempo erano gesti di buon vicinato, oggi è il co-housing, che da qualche anno anche in Italia sta prendendo sempre più piede. Ma perché funzioni occorre creare «una cultura della condivisione». Di questo si occupa Liat Rogel, ricercatrice israeliana, che da tre anni ha dato vita a HousingLab, associazione milanese creata allo scopo di diffondere le buone pratiche nell’ambito dell’abitare sociale e collaborativo.
di Susanna Clemente
* Call Tematica
Una casa che risponda istantaneamente ai nostri desideri, spazi mutevoli, pareti scorrevoli che creino e ricreino la disposizione più adatta e conveniente, arredi riconfigurabili, controllo, risparmio energetico e delle risorse sono solo alcune delle voci che descrivono i transforming apartments. Letteralmente gli appartamenti che si trasformano, sintetizzano le maggiori innovazioni meccaniche e tecnologiche, divenendo a tutti gli effetti responsivi, anche grazie a opportune interfacce.
I modi dell’abitare sono mutati nei secoli più o meno rapidamente al variare delle esigenze, semplici o complesse che fossero, ma l’accelerazione ultima cui assistiamo è tale da generare nuovi interrogativi e conseguenti risposte. A che velocità cambiano i nostri bisogni? E se queste variazioni avvenissero anche nell’arco di una sola giornata o perfino nel giro di poche ore o minuti? Può lo spazio casa farvi fronte? E se sì, in che modo?
Indagare il tema dell’Abitare a Roma significa scontrarsi con una serie di paradossi e contrapposizioni. Secondo i dati pubblicati periodicamente dalll’Agenzia delle Entrate, le compravendite nel settore residenziale hanno mostrato un calo costante dal 2006 a oggi, con l’unica eccezione degli anni 2010 e 2014, in cui sono state registrate crescite che non hanno però riportato i numeri vicini a quelli degli anni precedenti la crisi economica. Dal 2005, infatti, le transazioni immobiliari riguardanti le abitazioni sono scese nella Capitale da 68.234 alle 38.466 del 2014. Nel 2007 gli appartamenti costruiti nella città di
Carmelo Baglivo, Carlo Prati e Beniamino Servino hanno realizzato 12 disegni di grande formato per la sala centrale della Casa dell’Architettura di Roma in occasione della mostra Atlantide curata da Giorgio de Finis. Tre ricerche teoriche per immagini si confrontano sul tema della scomparsa della città e della prefigurazione architettonica nell’epoca della modernità liquida.
La società contemporanea sta vivendo una profonda trasformazione determinata dalla diffusione pervasiva delle Tecnologie dell’Informazione (IT) che stanno modificando radicalmente il modo di vivere, lavorare, produrre documenti e scambiare informazioni. Profondi mutamenti si sono già innescati anche nell’industria dell’ambiente costruito, dovuti all’impiego delle IT o ITC (Information Technologies in Construction): l’elemento più evidente di questi mutamenti è sintetizzato dall’acronimo BIM, che sta sia per Building Information Model sia per Building Information Mode(l)ling. Il termine ha assunto una grande popolarità e diffusione a livello internazionale e si sta progressivamente diffondendo anche in Italia, offrendo nuove prospettive per il settore delle costruzioni e suscitando grande interesse tra gli attori coinvolti.
A partire da questo numero, AR dedica una sezione al tema dell’innovazione. Non a caso. Siamo infatti convinti che si tratti di una questione molto importante per il momento storico attraversato dal nostro mestiere in Italia: basti ricordare che innovare, a giudizio di molti osservatori, costituisce la principale strategia anti-crisi e che se ciò è vero in generale, lo è, in particolare, per la sfera della progettazione e dell’industria delle costruzioni. Va detto subito che innovare non va confuso con il gusto acritico per la novità gratuita e fine a se stessa. Non tutte le nuove idee sono necessariamente delle buone idee. Secondo Vittorio Gregotti, nell’opera Tre forme di architettura mancata,
Il lavoro condotto sui progetti di Terragni per Roma, promosso e finanziato dalla Casa dell’Architettura di Roma, presso la quale è stato esposto da maggio a dicembre 2015 per poi rendersi itinerante (in ragione della struttura video e digitale del suo impianto), si offre a molteplici letture a seconda del differente punto di vista dal quale l’esito di questa corposa attività di ricerca viene osservata e analizzata. Letture che assumono, di conseguenza, diversi significati; tuttavia, tutte queste possibili chiavi di lettura sono figlie di un approccio di base che pone come riferimento la categoria dell’interpretazione. Il primo dei significati possibili è legato all’impegno finalizzato
Binacci Arredamenti, fondata a Roma nel 1948, associa alle sue lontane radici - sinonimo di consolidata esperienza, elevato bagaglio professionale e affidabilità - l’impronta moderna e innovativa data dal Cav. Giuseppe Binacci, figlio del fondatore Alfredo e oggi alla guida del marchio. L’azienda offre una selezione di marchi di alta qualità nel panorama del design italiano e mette al servizio del cliente tutta la formazione e preparazione del suo staff di architetti e arredatori, presente nei suoi cinque showroom. Binacci Arredamenti assicura competenza nella progettazione, affidabilità e qualità, con proposte d’arredo “sartoriali”, calibrate sulle esigenze del singolo committente non solo a livello estetico,
Nata nel 1936, specializzandosi nel settore delle forniture e delle pose in opera dei materiali, l’azienda 175A DEANGELIS ha consolidato nel tempo la propria presenza sul mercato, ampliando in maniera costante sia il proprio raggio d’azione sul territorio romano, sia la gamma di prodotti in vendita.
Attiva sul territorio capitolino dal 1962, Baltera conta oggi su tre showroom per la vendita e la posa di porte, finestre, verande e qualsiasi tipo di serramento. L’azienda rivolge la propria attività sia verso il privato, sia verso il mondo della progettazione. Baltera fa della posa un aspetto determinante nell’intervento, considerandola la propria “firma” e certificandola secondo le indicazioni dell’istituto tedesco ift Rosenheim. L’azienda, consapevole di quanto il mercato sia prevalentemente incentrato sulla ristrutturazione,
Nel cuore di Roma, in prossimità di Piazza San Pietro, la Serramenti Dinamici si pone come azienda di riferimento nel mercato dei serramenti, sia per l’utente privato sia per il professionista. Questo perché conta sul proprio punto rivendita capitolino, ma anche su un sito di produzione a Rieti, che abbina all’area di fabbricazione di 1.000 mq uno spazio espositivo di 350 mq. Questa “duplice veste” le consente infatti di rispondere alle più diverse esigenze della clientela con soluzioni altamente
Presente sul territorio romano dal 1973, la Galli Innocenti vanta oltre quarant’anni di esperienza nei settori di ceramiche, rivestimenti, termoidraulica, arredo bagno, wellness e climatizzazione. Attualmente l’azienda ha rinnovato due dei tre showroom situati a Roma
Fra gli aspetti emblematici dell’architettura e della città contemporanea è la complessità. Non a caso, dunque, anche la nostra attività professionale ne ha raggiunto livelli impensabili fino a solo qualche decennio fa (peraltro, difficilmente simulabili all’interno delle scuole di architettura). Come abbiamo avuto più volte modo di osservare, anche dalle pagine di questa rivista, il progetto contemporaneo è frutto di un lavoro interdisciplinare articolato, portato avanti da gruppi dalle competenze miste di carattere tecnico-manageriali, spesso purtroppo asserviti alla burocrazia, alla politica e ai poteri economici. Tali gruppi includono progettisti diversi, strutturisti, impiantisti,
Oggi economia e società richiedono con forza un nuovo approccio al progetto del territorio, della città e degli edifici: un approccio capace di prospettare nuovi stili di vita più corretti dal punto di vista ecologico e attenti alla conservazione delle risorse di un pianeta ormai al collasso. Ci troviamo, di fatto, agli esordi di un’auspicata trasformazione dei modelli di sviluppo urbano che basa sul concetto di rete (energetica, sociale, informativa e informatica) la sua evoluzione. Il dibattitto internazionale ragiona sulle potenzialità offerte dall’integrazione di fonti di produzione energetica diffusa e rinnovabile - ad esempio attraverso la realizzazione di numerosi
Il rapporto tra mobilità e nuove tecnologie è una delle sfide più impegnative nell’attuale sistema di viabilità nelle città. La congestione permanente nelle nostre aree urbane è ormai una seria minaccia per la qualità della vita e il tempo perso a causa del traffico costa ogni anno in Italia oltre 40 miliardi di euro. Inoltre si stima che gli italiani spendano una media di quasi 500 ore l’anno in auto per muoversi in città. Problemi che in parte potrebbero essere risolti grazie a un utilizzo
«Quanto sta accadendo a livello urbano è simile a ciò che è accaduto vent’anni fa nella Formula Uno. Fino ad allora il successo su un circuito era attribuito principalmente alla meccanica dell’auto e alle capacità del pilota. Poi si è sviluppata la telemetria. L’auto è stata trasformata in un computer monitorato in tempo reale da migliaia di sensori, diventando “intelligente” e più flessibile nel rispondere alle condizioni di gara». Parola di Carlo Ratti, ingegnere, architetto e direttore del MIT Senseable City Lab di Boston,
Lusail è una delle città emergenti del Golfo, frammento del massiccio sviluppo urbano di Doha, è il luogo dove l’ICT e le nuove tecnologie applicate alla sostenibilità sembrano trovare un terreno estremamente fertile: una vera città del futuro. Nonostante lo scetticismo e il percorso di sviluppo poco sostenibile intrapreso dal resto della regione, la città di Lusail sembra essere una brillante eccezione: si prevede che, a pieno regime, sarà la più grande città al mondo in
Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, numerose città europee tra cui Malmö, Copenaghen, Helsinki, Friburgo, Amsterdam, hanno orientato parte della loro pianificazione urbana ai quartieri ecosostenibili o eco-quartieri. La dismissione industriale degli anni Ottanta, da una parte ha svuotato numerosi e ampi spazi all’interno delle città, dall’altra ha evidenziato il bisogno di un nuovo modello di sviluppo economico, sociale e ambientale cui riferirsi. I quartieri Bo01 di Malmö,
Al di là della loro temporaneità, Olimpiadi, esposizioni universali e altri grandi eventi rappresentano un catalizzatore di investimenti e trasformazioni per la città ospitante, individuando o rafforzando nuove traiettorie di sviluppo. Pur avendo gli eventi una durata limitata, le implicazioni ad essi legate coinvolgono un tempo molto più ampio, sia nella fase di preparazione sia, soprattutto, negli effetti a lungo termine. La legacy, ovvero l’eredità materiale e immateriale che si deposita sul territorio,
Immaginare e definire una città intelligente non è mai banale. In generale, si fa riferimento a elevati standard di qualità della vita, espressione olistica che presuppone un alto grado di sostenibilità, sicurezza e vivibilità. Si tratta dunque di uno spazio urbano dove ci si muove in maniera più agevole e ragionata - risparmiando tempo e non danneggiando l’ambiente - e dove le risorse vengono ottimizzate e messe a disposizione di tutti anche attraverso un’attenta gestione, digitalizzazione e condivisione delle informazioni.
Da Capannori a Copenaghen e Berlino, da Milano a Saracena e Aci Bonaccorsi, il tema dei rifiuti è centrale e imprescindibile nelle agende delle Amministrazioni locali e di quelle nazionali e comunitarie. Negli ultimi anni, i territori dell’Unione Europea hanno visto consolidarsi e accentuarsi una tendenza alla riduzione della produzione totale e pro-capite dei rifiuti urbani, probabilmente anche a causa della crisi economica internazionale. I dati Eurostat del triennio 2010-2012 fotografano una
L’avvento delle smart cities
Nel nostro continente tre quarti della popolazione vive in centri urbani o in prossimità di essi, che consumano il 70% dell’energia prodotta. La complessità crescente delle reti urbane e la loro intensa e sempre maggiore interconnessione ha stimolato la nascita di approcci maggiormente sistemici al tessuto urbano (smart cities). In questa evoluzione, l’approccio convenzionale all’efficienza energetica basato sulla sostituzione di componenti manifesta saturazione e limiti e la Commissione Europea sta spingendo per l’adozione di modelli più sistemici, come emerge chiaramente dalla struttura del programma Horizon 2020.
In uno dei suoi ultimi libri “Transport for Suburbia: Beyond the Automobile Age”, l’australiano Paul Mees, esperto di mobilità sostenibile, faceva notare come chiunque si muova utilizzando il trasporto pubblico sia inevitabilmente, a un certo punto durante il suo percorso, anche un pedone. A ben guardare, nell’arco della giornata, a tutti immancabilmente capita di essere un pedone. Anche se solo per un minuto. Anche se solo per un breve tratto di strada. Questa semplice e incontestabile verità è stata trascurata per
Fare raffronti a tutta scala, dentro e fuori dall’Italia, per riflettere e approfondire il tema delle reti, nelle sue diverse sfaccettature. Questo per ampliare il discorso e gli orizzonti, capire cosa succede fuori da Roma e concentrarsi su come le altre città abbiano approcciato e affrontato l’argomento.
Fra febbraio e maggio 2015 Roma Capitale - Assessorato alla Trasformazione Urbana - Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica, Risorse per Roma S.p.A. - Ufficio di Scopo per l’Agenda Urbana di Roma Capitale, Roma Capitale - Agenzia per la Mobilità, Municipio Roma XII, ENEA - Unità tecnica tecnologie avanzate per l’energia e l’industria, Laboratorio Labgov della Luiss e Seci Real Estate hanno formato un gruppo di lavoro multidisciplinare per partecipare
Guidonia Montecelio è un comune di 88.435 abitanti appartenente alla Città metropolitana di Roma Capitale, 22 km a nord est di Roma. È il terzo comune più popoloso del Lazio e il secondo non capoluogo di provincia più abitato d’Italia. Il suo territorio, esteso per oltre 80 kmq, è il risultato dell’accorpamento,
Una nuova “idea” di città - un nuovo corpus di valori, principi, strategie, soluzioni spaziali - che dalla fine del secolo scorso si è affermata, fino a diventare dominante, nel panorama europeo
La fine del secolo scorso rappresenta in Europa un punto di svolta nell’urbanistica. Come negli anni Settanta l’urbanistica Moderna era uscita silenziosamente, quasi di soppiatto, dalla scena urbana dove era entrata in modo spettacolare e con gran clamore negli anni Trenta legandosi indissolubilmente alle idee di razionalità e di progresso, così, senza quasi che ce ne accorgessimo, le varie “urbanistiche” postmoderne che si sono avvicendate nei venticinque anni successivi in nome dell’ironia, del capriccio, della logica del frammento, alla fine del secolo cedono il passo a una nuova “idea” di città: a un nuovo sistema di valori, principi, strategie, che legano in un
Annunciato da Papa Francesco a sorpresa il 13 marzo 2015, il Giubileo della Misericordia - che inizierà il prossimo 8 dicembre - giunge in un momento estremamente delicato della storia politica e amministrativa della capitale, e si trasforma in un importante banco di prova per la città, che si è trovata a dover organizzare e gestire un evento di portata globale in un lasso di tempo estremamente ristretto, con limitate risorse finanziarie, sotto lo spettro degli strascichi legati allo scandalo di Mafia Capitale,
Il 13 agosto di quest’anno, secondo il Global Footprint Network si è verificato l’overshot day, cioè il giorno nel quale la popolazione mondiale ha consumato per intero tutto il cibo disponibile per il 2015. Rispetto all’anno scorso, l’evento è stato anticipato di una settimana, mentre 15 anni fa si verificava agli inizi di ottobre. Rispetto all’inizio degli anni ’70, quando esisteva un sostanziale equilibrio tra il consumo delle risorse e la capacità di produzione, avremmo bisogno di una Terra grande almeno il 60% in più.
Gestione, manutenzione e sviluppo delle infrastrutture urbane
Il funzionamento delle infrastrutture urbane a rete dei servizi per la gestione delle risorse idriche ed energetiche e dello smaltimento dei rifiuti sono una precondizione che permette a tutti gli altri servizi e a tutte le altre attività cittadine, pubbliche e private, di operare senza intoppi. La loro gestione dipende non soltanto da una corretta organizzazione delle attività quotidiane, ma anche da una continua attività di manutenzione e sviluppo delle infrastrutture stesse.
Il progetto, vincitore del concorso internazionale indetto nel 2009 dalla Fondazione Elisabeth e Helmut Uhl, individua tracce di riferimento ai luoghi, la loro cultura espressa in cura dei materiali e rispetto dei valori paesaggistici, e identità innovative, nell’uso di tecnologie contemporanee e nella struttura architettonica del complesso.
Una villa unifamiliare su pendici collinari in Basilicata, situandosi in un versante del rilievo orientato a nord-est: l’assunto di progetto è fondativo, nell’introdurre il declivio del terreno per ospitare lo sviluppo orizzontale della residenza, lineare in senso longitudinale, in modo da inserire con una relazione immediata e piena l’edificio nel contesto naturale. Il volume dell’edificio viene assorbito dal declivio e con la copertura a tetto erboso, pur punteggiato di lucernari,
Il progetto interseca molteplici temi, architettonici ed urbani, in relazione ad un insieme edilizio di grandi dimensioni adiacente alla Stazione Termini: il complesso è formato da un compatto nucleo originario risalente al tardo Ottocento, con successivi ampliamenti nel Novecento. Elaborazioni articolate, nel rispondere al programma d’insediamento che prevede quattro direzioni del Ministero degli Interni e la sede per la Banda della Polizia di Stato: predisporre gli spazi di lavoro, in una griglia di esigenze e gerarchie nella configurazione per ambienti ed arredi, in un intervento che esprime l’idea di un ruolo pubblico per il complesso di edifici. Si intersecano riflessioni sulla struttura del rapporto fra architettura
Trasformare in “albergo di lusso” un palazzo romano dalle originarie funzioni amministrative, costruito all’inizio del XX secolo e situato nei pressi delle antiche Terme di Diocleziano, in fronte alla Stazione Termini. Il riferimento all’architettura magniloquente dell’edificio, tipica dell’epoca, induce a considerare necessaria la conservazione per gli esterni - di tono architettonico storicista - per il valore di simbolo nella sua caratterizzazione monumentale, mentre per gli interni alla conservazione di taluni ambienti,
Nel 2005 il Comune di Roma ha indetto il concorso internazionale di architettura “Tre nuove scuole a Roma” per il progetto di tre nuovi complessi scolastici in quartieri periferici allora in via di costruzione e in crescita. La promozione di un progetto di architettura contemporanea per un servizio pubblico in un quartiere della periferia romana voleva essere veicolo di riscatto sociale e una prima positiva lezione di qualità e vita urbana per gli studenti che avrebbero abitato quegli spazi.
Progettista: Andrea Giunti, Marta Del Campo e Alessandra Scalone
Committente: Società Cooperative Edilizie Delle Statue e Bel Poggio
Costruttore: I.C.E.V. Srl
Superficie costruita: 1.800 m² per palazzina (3.600 m² totali)
Data di completamento: 2009
Destinazione d’uso: Edilizia sociale convenzionata a fini residenziali
Tipo di intervento: Nuova realizzazione
Localizzazione: Via Raffaello Liberti (oggi Via Cardinale Luigi Traglia)
Fotografie: Davide Virdis, courtesy of Andrea Giunti, Marta Del Campo e Alessandra Scalone
Si è recentemente conclusa a Roma, con il convegno “Paesaggio Italiano 3.0: Cultura, Ambiente, Economia”, la mostra itinerante “LAND25+1 Omaggio al Paesaggio Italiano”, presso la Casa dell’Architettura, organizzata dal gruppo di professionisti LAND - Landscape Architecture Nature Development, che opera nel campo dell’architettura del paesaggio, per celebrare 25 anni di lavoro e ricerca. Dopo le edizioni di Milano, Venezia, Torino e Mosca l’esposizione è approdata a Roma, nella prestigiosa sede della Casa dell’Architettura, con il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali, del Ministero dell’Ambiente, di ANCI, ANCE, Roma Capitale e Ordine degli Architetti di Roma.
Forte di un’esperienza di oltre 25 anni nel settore dei serramenti, ALLART è oggi un’azienda che abbina una costante ricerca per l’innovazione a un know-how figlio di una tradizione artigianale. Le garanzie tecniche, comprovate dalla certificazione di qualità ISO 9001 ottenuta nel 2007, si accompagnano all’attenzione con cui il cliente viene supportato sia nelle fasi di pre e post vendita, grazie al servizio di customer care, sia per eventuali interventi successivi all’installazione, con il servizio di assistenza tecnica.
Gli arredamenti Corridi raccontano una filosofia progettuale fondata sulla precisa volontà di fornire un prodotto di elevata qualità, che assicuri il benessere dell’utente e la tutela ambientale. Gli alti standard del marchio sono il riflesso di un bagaglio di esperienza pluridecennale, una radicata presenza sul territorio capitolino e un solido rapporto di consulenza con designer, istituti di ricerca e centri di collaudo. L’azienda, certificata con sistema di qualità UNI EN ISO 9001:2000,
Da oltre trent’anni, l’Arredatheta si dedica alla progettazione e alla realizzazione chiavi in mano di arredamenti, vantando una comprovata esperienza in particolare nel settore hotellerie.Le capacità, le competenze e la cura con cui viene portato a termine ogni progetto sono parte del modus operandi dell’azienda, capace di distinguersi non solo per la qualità dei prodotti, ma anche per competitività di mercato, tempestività e spiccata sensibilità nell’ascoltare le esigenze della clientela.
Domus Marmi, venditore diretto di travertino romano, rivestimenti naturali, ceramici, ricomposti, parquet e laminati, ha recentemente inaugurato il suo nuovo showroom, una esposizione curata e razionale dove clienti, rivenditori e progettisti vengono guidati nella scelta dei materiali in grado di rispondere al meglio alle loro richieste. All’interno dello showroom, una sezione interamente dedicata alle superfici sinterizzate Neolith by TheSIZE offre la possibilità
Nata nel 1898 come laboratorio artigiano di ebanisteria, l’azienda Giorgetti ha inaugurato nel 2014 il proprio spazio monobrand, Giorgetti Studio, a poca distanza dal quartiere Parioli. Un ambiente raccolto e ricercato, ideale per ospitare le collezioni; uno spazio esperienzale dove clienti, architetti e appassionati del brand possono toccare con mano lo stile dell’azienda, specializzata in soluzioni domestiche dall’identità elegante e raffinata.
Sul litorale del comune di Vasto, di fronte a uno dei tratti di mare più suggestivi del litorale abruzzese, è stato recentemente inaugurato il villaggio turistico “Baia Delphis”. L’intero complesso è immerso nel verde e si integra nel paesaggio con le residenze distribuite su terrazzamenti digradanti verso il mare, sostenuti da muri in pietra locale e collegati da percorsi pedonali. L’architettura si connota per l’utilizzo di materiali naturali quali legno, gesso e calce,
Il recupero del patrimonio architettonico e urbano della nostra città costituisce un tema prioritario per l’Ordine degli architetti di Roma. Si tratta di un ambito sul quale le aspettative di progettisti, investitori, costruttori, amministratori e cittadini sono comprensibilmente alte e sul quale il nostro impegno e la nostra attenzione devono essere massimi. Dal punto di
Il recupero e la trasformazione dell’edificio in via Urbana 152 a Roma, per una destinazione d’uso residenziale ad alto livello qualitativo, comporta operazioni preliminari d’indagine archeologica e l’assunzione di conoscenze: la centralità e la storicità della zona, nei pressi di Santa Maria Maggiore, si riscontrano nel ritrovamento di vestigia dell’età imperiale romana (residui di murature di un’insula databile fra il II e il III secolo d. C.), e di reperti (stampi in gesso, vasi in biscuit...) provenienti dal deposito-laboratorio dell’incisore Giovanni Trevisan detto il Volpato,
Progetto di allestimento per ristoranti, nell’identificare la riconoscibilità internazionale di un marchio e della qualità italiana nel cibo, in luoghi e contesti differenti: Obicà è un sistema di relazioni e di componenti, di materiali tipizzanti, di capacità espositive per presentare nei luoghi di ristorazione il prodotto “cibo italiano”, in particolare la mozzarella di bufala, nei suoi singoli elementi
Il progetto di ristrutturazione e riconfigurazione del Palazzo ex Unione Militare, all’angolo fra via del Corso e via Tomacelli, assume una rilevanza paradigmatica. Metodologia e tecnica si uniscono nel definire valutazioni complesse ed articolate. Introdurre coerenze progettuali ed operative in un sistema compositivo che riconosce valori interconnessi fra conservazione delle facciate perimetrali, demolizione delle strutture interne e ricostruzione di un nuovo assetto architettonico e strutturale, in cui risalta l’impiego di travi e pilastri in acciaio. Programmare indagini archeologiche,
Il Padiglione Italia costituisce un nucleo architettonico di riferimento, all’interno del tessuto dei padiglioni nazionali di Expo 2015, assemblando un insieme che si compone del Palazzo Italia e degli edifici espositivi temporanei correlati. Al limite nord del Cardo, l’asse fondamentale nord-sud che con il Decumano (l’asse est-ovest) forma la struttura ortogonale di regolazione urbana nell’area dell’Expo 2015, l’architettura di Palazzo Italia unisce caratteri simbolici a tensioni sperimentali.
Questo secondo numero di AR si propone di riunire punti di vista, esperienze in corso e realizzate, progetti urbani e architettonici su di un tema comune che riteniamo rilevante tanto sul piano culturale, politico e sociale, quanto sul piano operativo della prassi del fare architettura: il tema del recupero delle aree urbane e dei manufatti architettonici. Sostenuto dalla recente attenzione alla Legge sul consumo di suolo, in fase di approvazione, che riconnette il mantenimento del patrimonio naturale alla necessaria promozione di operazioni di rigenerazione urbana,
Censire Roma e la sua area urbana e definirne lo stato dell’arte rispetto al tema del recupero. Un’operazione complessa per via della natura eterogenea dei luoghi e delle aree in oggetto, ma al tempo stesso fondamentale per ricavare un quadro generale della situazione in essere e delle sue potenzialità. Aree che rappresentano cesure e ferite aperte nel territorio, ma che possono e devono diventare in primis un volano di crescita e rinascita dal punto di vista urbano, economico e sociale. Presupposti necessari la volontà e la capacità di progettare avendo in mente la città nel suo profilo tanto sfaccettato quanto unitario, le necessità della sua popolazione e le possibili vocazioni di questi frammenti di spazio urbano.
Valorizzare il patrimonio pubblico in un contesto economico e sociale in cui è indispensabile focalizzare l’attenzione su tutte le opportunità di rilancio del mercato e di tutela delle fasce deboli. È l’obiettivo dello Sblocca Italia, il decreto legge attraverso cui il governo ha introdotto misure urgenti per la valorizzazione dei beni pubblici inutilizzati, in aggiunta alle disposizioni degli anni scorsi per la vendita dei patrimoni.
Riportiamo di seguito il testo corretto dell'intervista, a sostituzione di quello pubblicato erroneamente nella versione cartacea.
Una mappa per censire le proprietà dell’amministrazione capitolina. In nome della trasparenza e al fine di valorizzare il patrimonio stesso. È la Carta della Città Pubblica, una mappa completa e dettagliata delle proprietà del Demanio, di Roma Capitale, della Regione Lazio, della Provincia, dell’Agenzia Nazionale Beni Confiscati e Sequestrati, dell’Inail cui vanno aggiunti i beni di ATER e di tutti gli altri enti e soggetti pubblici titolari di immobili, che siano terreni o edifici.
Progettata dall’architetto Luigi Moretti nel 1934 come Casa del Balilla sperimentale, ma nota a tutti a Roma come la Casa della Scherma, è diventata, suo malgrado, l’emblema dell’incapacità di recuperare il moderno. Anche per la trasformazione, negli anni Ottanta, tra mille polemiche, in un’aula bunker del tribunale di Roma con gravi manomissioni interne, da allora è in stato di semi-abbandono. Ora di proprietà del CONI si è in attesa che torni a nuova vita.
«Riqualificazione urbana e risparmio energetico sono una parte importante della sfida di modernizzazione che il Paese è chiamato a vincere, è una sfida che mette in gioco il nostro ruolo nel contesto delle economie avanzate, ed è una sfida che non può che essere giocata integrando le risorse che il mercato, nelle sue componenti private e pubbliche, nazionali ed europee, mette a disposizione. è una visione strategica nella quale il partenariato pubblico e privato è la chiave di volta».
Prima un complesso per la mattazione, poi un possibile incubatore di attività, Oggi uno spazio pubblico parcellizzato con problemi di gestione.
Il Mattatoio di Testaccio non è un mero esempio di riqualificazione urbana, il Mattatoio di Testaccio è un’entità a sé stante nel patrimonio pubblico romano, vestigia d’architettura industriale e preziosa risorsa, la cui conversione e gestione sono state (e sono tuttora) oggetto di dibattito e discussione.
di Domenico D’Olimpio / * Call Tematica
La problematica della rigenerazione urbana assume differenti connotazioni e crescenti livelli di complessità in rapporto alle specificità, soprattutto localizzative, dell’area in questione all’interno del contesto urbano in oggetto. Tali operazioni risultano particolarmente complesse in rapporto agli ambiti urbani propri della “città storica” e della “città consolidata”, soprattutto se dall’elevata densità insediativa.
Cronografia del progetto storico per l’edificio della Camera dei Deputati e considerazioni sul prossimo concorso
Il Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Roma, recentemente insediato, si è proposto fin dall’inizio della propria attività di riportare al centro del dibattito culturale internazionale il “Fare Architettura” nella nostra città. I lunghi e faticosi anni che hanno contrassegnato il grande sforzo relativo al processo del percorso di formazione del Nuovo Piano Regolatore hanno finito, inevitabilmente, con lo spostare l’attenzione collettiva sui diritti edificatori e compensazioni, più in generale sui termini economici che regolano interessi pubblici e privati rimandando la costruzione degli spazi pubblici a una pianificazione di secondo livello e relegando il tema della qualità architettonica alla realizzazione iconica di oggetti “feticcio” affidati al sistema delle archistar.
di Paola Rossi
“Il progetto rientra nelle ricerche per una nuova dimensione dell’habitat, che si ponga come radicale alternativa alla dispersione dell’attuale periferia, al ruolo subalterno a livello di uso e di immagine che riveste nei confronti del centro urbano, alla disaggregazione tra residenze e servizi e al declassamento sociale che la caratterizzano” (dalla Relazione al Corviale di Mario Fiorentino, 1972).
Prendere una città come riferimento, identificare un altro scenario urbano simile e operare un raffronto oggettivo a 360 gradi sono già di per sé operazioni complesse o addirittura inattuabili a causa delle divergenze di contesto e delle innumerevoli sfaccettature (morfologiche, storiche, economiche, socio-culturali ecc.). Le difficoltà tuttavia aumentano se la città di riferimento è Roma che, come già più volte ribadito, racchiude in sé una complessità raramente riscontrabile in altre realtà italiane ed europee. Basti pensare al suo patrimonio culturale, incommensurabile per qualità e quantità:
Il Programma Unitario di Valorizzazione Territoriale e i patrimoni immobiliari interessati
di Agenzia del Demanio
Direzione Centrale Strategie, Progetti di Valorizzazione e Partecipazioni
Il Programma Unitario di Valorizzazione Territoriale bolognese nasce dalla volontà di avviare una collaborazione istituzionale pubblico-pubblico per attivare un processo unico di valorizzazione dei patrimoni immobiliari pubblici, ex militari ed ex ferroviari, presenti sul territorio comunale. I compendi interessati dal PUVaT sono 18 e occupano un’area urbana pari a circa 1 milione di mq, quasi un quarto della superficie del centro storico bolognese, con un valore stimato di oltre 300 milioni di euro.
Rigenerazione urbana diffusa: il caso di Aurora - Rossini
Dalla seconda metà dell’Ottocento fino agli anni Ottanta del Novecento, l’industria ha strutturato, da un punto di vista economico, sociale e spaziale le città europee. A Torino più che altrove, ha lasciato sul territorio un’eredità importante influenzando la morfologia e il carattere delle differenti parti di città in cui si è insediata.
Sette casi di infill architettonico tra Italia ed Europa
L’intervento sulla città contemporanea si confronta oggi con una duplice problematica: da una parte la necessità di limitare il consumo di risorse sia fisiche, in termini di suolo, sia economiche, in un periodo di crisi prolungata; dall’altra, l’urgenza di recuperare e rigenerare ampie parti di città ereditate dal passato.
La concomitanza di queste criticità incoraggia l’emergere di nuove opportunità e strategie di azione: la densificazione e la riqualificazione di alcune aree della città esistente permettono una crescita urbana senza il consumo di nuovo suolo, piccoli interventi diffusi e mirati possono risultare più efficaci di ampi e ingenti programmi di sviluppo urbano.
di Federico De Matteis
La mostra XDGA_160_EXPO propone una visione singolare, anche se non radicale, di ciò che può significare oggi fare architettura. Gli oggetti in mostra sono 22: di questi, tre realizzati, tre in corso di costruzione, due sono studi di carattere teorico, i rimanenti 14 sono concorsi non vinti o che, sebbene vittoriosi, non hanno avuto un seguito. L’arco temporale coperto va dal 2000 al 2013. Ogni progetto, come anche la stessa esposizione e il libro che la accompagna, viene titolato con un numero a tre cifre che rappresenta la posizione dei relativi dati
L’Accademia Adrianea di Architettura e Archeologia e l’Ordine degli Architetti della Provincia di Roma hanno assegnato il Piranesi Prix de Rome 2015, riconoscimento all’alta cultura classica in architettura, giunto alla quinta edizione, all’architetto svizzero Bernard Tschumi.
Bernard Tschumi è uno dei più importanti architetti del panorama internazionale e figura di rilievo nel percorso storico dell’architettura contemporanea. La sua opera di intellettuale-architetto è sempre stata connotata dalla doppia vocazione letteraria e progettuale. Come altre personalità che hanno dominato il dibattito architettonico dell’ultimo quarto di millennio, tra cui Peter Eisenman e Aldo Rossi,
di Virginia Rossini, Alessandra Montenero, Giancarlo Goretti, Gianfranco Carrara, Paolo Marongiu
Il territorio italiano rappresenta il paesaggio con la più alta densità di beni culturali al mondo. Pertanto, dovrebbe essere considerato, tutelato e conservato nel pieno rispetto della sua storia, coniugandola alle esigenze della vita contemporanea, grazie a una sapiente pianificazione e progettazione. Viceversa, spesso si rilevano evidenti segni stridenti che producono dissonanze sgradevoli in questo paesaggio così pregevole quali, ad esempio, condizionatori, canalizzazioni di impianti, ecc. Uno degli aspetti più rilevanti da risolvere ai fini della tutela del territorio e del paesaggio italiano risulta quindi essere la problematica
Il 9 e 10 maggio torna con la sua quarta edizione Open House Roma, la manifestazione parte di un network internazionale che ad oggi coinvolge 28 città nel mondo e che aprirà nuovamente, in un solo weekend, le porte dell’architettura più rappresentativa della Capitale, in modo totalmente gratuito.
L’edizione del 2014, con oltre 160 edifici aperti e 60 eventi speciali, ha visto la partecipazione di più di 50.000 visitatori e 70.000 sono previsti per la nuova edizione.
Il film di Sorrentino preso a spunto per il tema del primo numero della nuova AR - casualmente il numero 111, quasi a segnare un nuovo inizio - propone l’immagine di una città meravigliosa ma decadente, regalata ai turisti e ignorata dai romani, nelle cui stratificazioni rivivono più di 2000 anni di storia.
La storia urbana di Roma e la sua archeologia sono un tema stratificato, inafferrabile e contraddittorio. La città capitolina è un polo turistico di punta, ricco di reperti unici e vestigia del passato. Ma come ci si relaziona quotidianamente, anche nell’attività
Lo scorso 17 ottobre si è tenuta negli spazi della Casa dell’Architettura la lectio magistralis dell’architetto spagnolo Juan Navarro Baldeweg.
Progettista: Luciano Cupelloni
Committente: Comune di Roma, Assessorato alle Politiche per le Periferie, per lo Sviluppo Locale, per il Lavoro
Costruttore: ICOR 80 Spa con Gentilsider Srl e Metalmontaggi Srl
Superficie costruita: 2.300 m²
Data di completamento: 2010
Destinazione d’uso: Emeroteca, mediateca, teatro+arena
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Piazzale Elsa Morante
Fotografie: face2face Studio Abbrescia Santinelli, courtesy Luciano Cupelloni
Committente: Roma Capitale
Costruttore: Consta Spa
Data di completamento: 2011
Destinazione d’uso: Ponte pedonale sul fiume Tevere, con predisposizione per un futuro corridoio tramviario
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Lungotevere Flaminio - Piazza Gentile da Fabriano
Fotografie: Massimo Capasso, courtesy Kit Powell-Williams AADipl RIBA
Progettista: Blow Up Architetture, Noos Architetti
Committente: Consorzio Romanina - I.S.V.E.UR. Spa
Costruttore: A.T.I., Italiana Costruzioni Spa, I.LA.RA. Srl
Superficie costruita: 2.410 m²
Data di completamento: 2011
Destinazione d’uso: Centro sportivo, piscina e servizi
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Via Benigno di Tullio
Fotografie: Tommaso Avellino, courtesy Blow Up Architetture
Committente: Ghella Spa
Costruttore: Tecnoclima Group Srl (lotto A e B), Lanari Srl (ponte)
Superficie costruita: 5.000 m²
Data di completamento: 2012
Destinazione d’uso: Uffici
Tipo di intervento: Riqualificazione edilizia ed energetica
Localizzazione: Via Pietro Borsieri
Fotografie: Arianna Scaglione, courtesy RicciSpaini Architetti Associati
Progettista: Richard Meier & Partners Architects
Committente: Comune di Roma
Superficie costruita: 4.250 m²
Data di completamento: 2006
Destinazione d’uso: Museo, reception, bookshop, biblioteca digitale, uffici, servizi, auditorium, caffetteria
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Lungotevere in Augusta
Fotografie: Roland Halbe
Progettista: Juan Navarro Baldeweg, Enrico Da Gai
Committente: Max Planck Gesellschaft
Costruttore: Consorzio Cooperative Costruzioni - CDC Cooperative di Costruzioni
Data di completamento: 2012 - Realizzazione della nuova biblioteca
2014 (in corso) - Restauro dei prospetti monumentali, Restauro del Villino Stroganoff (Enrico Da Gai)
Destinazione d’uso: Biblioteca
Tipo di intervento: Ristrutturazione e rifunzionalizzazione
Localizzazione: Via Gregoriana
Fotografie: Orante Paris, Stefano Cestra, courtesy Studio Da Gai
Progettista: Massimiliano e Doriana Fuksas
Costruttore: EV Spa - Costruzioni Edilizie Vendramin
Superficie costruita: 6.116 m²
Data di completamento: 2013
Destinazione d’uso: Edificio commerciale
Tipo di intervento: Ristrutturazione
Localizzazione: Angolo Via del Corso e Via Tomacelli
Fotografie: ORCH_chemollo, courtesy Massimiliano e Doriana Fuksas
Progettista: Paola Rossi e Massimo Fagioli
Committente: Privato
Costruttore: Collina Piccolomini Srl
Superficie costruita: 1.556 m²
Data di completamento: 2005
Destinazione d’uso: Edificio residenziale
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Via di San Fabiano
Fotografie: Nico Marziali, courtesy Paola Rossi
Progettista: Open Project
Committente: CNA Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa
Costruttore: ATI Car + Giuliani
Superficie costruita: 5.374 m²
Data di completamento: 2014
Destinazione d’uso: Direzionale-Uffici
Tipo di intervento: Demolizione e ricostruzione
Localizzazione: Via Oreste Tommasini
Fotografie: Luca Capuano, courtesy Open Project
Progettista: Studio Odile Decq con Burkhard Morass
Committente: Comune di Roma
Costruttore: CCC - Consorzio Cooperative Costruzioni per CDC - Cooperativa di Costruzioni
Superficie costruita: 15.000 m²
Data di completamento: 2010
Destinazione d’uso: Museo
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Via Nizza, Via Reggio Emilia
Fotografie: Roland Halbe, courtesy Studio Odile Decq
Progettista: Studio Crachi
Committente: Comune di Roma (Sovrintendenza Comunale)
Costruttore: SAC SpaSuperficie costruita: 4.000 m²
Data di completamento: 2013
Destinazione d’uso: Teatro, spazi espositivi
Tipo di intervento: Restauro e recupero funzionale
Localizzazione: Via Spallanzani, Via Nomentana
Fotografie: Courtesy Studio Crachi
Progettista: ABDR Architetti Associati
Committente: Rete Ferroviaria Italiana Spa
Costruttore: Coopsette Soc. Coop.
Superficie costruita: 32.000 m²
Data di completamento: 2011
Destinazione d’uso: Stazione ferroviaria e piazza urbana
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Via Circonvallazione Nomentana
Fotografie: Luigi Filetici, courtesy ABDR Architetti Associati
Progettista: Labics
Committente: Hines Italia Sgr Spa (Inpgi Hines Fund)
Costruttore: Parsitalia Srl
Superficie costruita: 11.800 m²
Data di completamento: In fase di realizzazione
Destinazione d’uso: Edificio polifunzionale
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Via della Lega Lombarda
Fotografie: Courtesy Labics
Progettista: SPSK Studio di Architettura e Ingegneria e Italprogetti
Committente: Edilgiove 2000 Srl
Costruttore: SAC Società Appalti e Costruzioni Spa
Superficie costruita: 5.970 m²
Data di completamento: 2008
Destinazione d’uso: Edificio universitario
Tipo di intervento: Recupero
Localizzazione: Via dei Volsci
Fotografie: Courtesy spsk Studio di Architettura e Ingegneria
Progettista: King Roselli Architetti
Committente: Pontificia Università Lateranense Rettore S.E. Mons. Rino Fisichella
Costruttore: C.P.C.- Technodir
Superficie costruita: 2.000 m²
Data di completamento: 2006
Destinazione d’uso: Biblioteca (archivio e sale lettura)
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Piazza San Giovanni in Laterano
Fotografie: Santi Caleca, courtesy King Roselli Architetti
Progettista: Insula Architettura e Ingegneria
Committente: Università degli Studi Roma Tre
Costruttore: Italiana Costruzioni
Superficie costruita: 900 m²
Data di completamento: 2013
Destinazione d’uso: Complesso universitario
Tipo di intervento: Recupero
Localizzazione: Piazza Orazio Giustiniani
Fotografie: Stefano Cerio, courtesy Insula Architettura e Ingegneria
Progettista: Luciano Cupelloni
Committente: Accademia di Belle Arti di Roma - MIUR
Costruttore: Cosbe Srl
Superficie costruita: 1.860 m² nei padiglioni + 3.800 m² spazi esterni
Data di completamento: 2010
Destinazione d’uso: Edificio universitario
Tipo di intervento: Recupero
Localizzazione: Ex Mattatoio di Testaccio, Campo Boario
Fotografie: face2face Studio Abbrescia Santinelli, Courtesy Luciano Cupelloni
Progettista: Luciano Cupelloni
Committente: Comune di Roma - Ufficio Città Storica
Costruttore: Lunica Scarl, Edil Carlotta Srl
Superficie costruita: 1.320 m²
Data di completamento: 2007
Destinazione d’uso: Museo
Tipo di intervento: Recupero
Localizzazione: Ex Mattatoio di Testaccio, Campo Boario
Fotografie: Giulia Cupelloni, Rodolfo Migliari, courtesy Luciano Cupelloni
Progettista: Luciano Cupelloni
Committente: Comune di Roma, Assessorato alle Politiche per le Periferie, per lo Sviluppo Locale, per il Lavoro
Costruttore: SO.V.ED.
Superficie costruita: 3.500 m²
Data di completamento: 2007
Destinazione d’uso: M1: laboratori artigiani, uffici; M2: mercato agricoltura biologica e biobar; M3: sala conferenze, botteghe, uffici, bioristorante; M4: commercio equo e solidale
Tipo di intervento: Recupero
Localizzazione: Ex Mattatoio di Testaccio, Campo Boario
Fotografie: Roberto Bossaglia, courtesy Luciano Cupelloni
Progettista: Studio Transit
Committente: Panfilo Castaldi Immobiliare Srl
Costruttore: Ricci Spa
Superficie costruita: 2.225 m²
Data di completamento: 2010
Destinazione d’uso: Complesso multifunzionale
Tipo di intervento: Demolizione e ricostruzione
Localizzazione: Lungotevere degli Artigiani
Fotografie: Paolo Soriani, courtesy Studio Transitb
Progettista: Andrea Felice
Committente: Società Remedia Immobiliare Srl
Costruttore: Giennedue Srl; Innovazioni Tecnologiche Srl; RM Termoidraulica Srl; MA.R.I.EL. Ascensori Srl
Superficie costruita: 2.833 m²
Data di completamento: 2008
Destinazione d’uso: Edificio terziario
Tipo di intervento: Recupero e ristrutturazione
Localizzazione: Via del Porto Fluviale, Via dei Magazzini Generali
Fotografie: Andrea Jemolo, courtesy Andrea Felice
Progettista: A P s T Architettura
Committente: Comune di Roma
Costruttore: Maeg Costruzioni Spa
Data di completamento: 2014
Destinazione d’uso: Ponte pedonale
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Lungotevere Vittorio Gassman - Via Tirone
Fotografie: Giovanna Marino, courtesy A P s T architettura
Progettista: SPSK Studio di Architettura e Ingegneria e Italprogetti
Committente: Università degli Studi di Roma Tre
Costruttore: Astaldi Spa
Superficie costruita: 22.700 m2 + 3.700 m2 a verde
Data di completamento: 2006
Destinazione d’uso: Edificio universitario
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Via Silvio D’Amico
Fotografie: Courtesy SPSK Studio di Architettura e Ingegneria
Progettista: ABDR Architetti Associati
Committente: Comune di Roma. Dipartimento VI, Politiche della Programmazione e Pianificazione del Territorio
Costruttore: SAC, DI.COS, Italiana Costruzioni, DAE Costruzioni, Edilizia Immobiliare Rio, Stile
Superficie costruita: 13.250 m²
Data di completamento: 2010
Destinazione d’uso: Edifici residenziali e commerciali
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Via Costantino, Viale Giustiniano Imperatore, Via Alessandro Severo, Via di Villa in Lucina
Fotografie: Moreno Maggi, courtesy ABDR Architetti Associati
Progettista: Beyond Architecture Group
Committente: Privato
Costruttore: Isme, Idea Legno
Superficie costruita: 180 m²
Data di completamento: 2012
Destinazione d’uso: Residenziale
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Via Columella
Fotografie: Paolo Robazza, courtesy Beyond Architecture Group
Progettista: Sequas Ingegneria Srl
Committente: S.S.D.arl Calciosociale
Costruttore: Edilnard di Nardella Michele
Superficie costruita: 1.200 m²
Data di completamento: 2014
Destinazione d’uso: Impianto sportivo
Tipo di intervento: Manutenzione straordinaria
Localizzazione: Via di Poggio Verde
Fotografie: Gianluca Balzarini, courtesy Sequas Ingegneria Srl
Progettista: Campoarchitetti, Vincenzo Giorgi
Committente: Società Sviluppo Edilizio in convenzione con Comune di Roma - Assessorato all’Urbanistica
Costruttore: Tecnoedil Costruzioni
Superficie costruita: residenza 7.200 mq, giardino pubblico 5.400 mq
Data di completamento: 2011
Destinazione d’uso: Residenza, giardino pubblico
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Via dei Mazzanti, Via dei Tani
Fotografie: Courtesy Campoarchitetti
Progettista: Sartogo Architetti Associati - Piero Sartogo & Nathalie Grenon
Committente: Vicariato Opera Romana per la Preservazione della Fede e la Provvista di Nuove Chiese in Roma
Costruttore: Bianchini & Mancinelli Spa
Superficie costruita: 2.046 m²
Data di completamento: 2006
Destinazione d’uso: Chiesa e complesso parrocchiale
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Via della Magliana
Fotografie: Andrea Jemolo, courtesy Sartogo Architetti Associati
Progettista: Spazimultipli Studio
Committente: Enterprise Spa
Costruttore: AR costruzioni, Kotorri costruzioni
Superficie costruita: Edificio 1.000 m²; terreno 3.500 m²
Data di completamento: 2010
Destinazione d’uso: Uffici e parco attrezzato
Tipo di intervento: Ristrutturazione, ampliamento ed adeguamento funzionale
Localizzazione: EUR
Fotografie: Maurizio Cogliandro Buchi Neri, courtesy Spazimultipli Studio Associato
Progettista: Studio Transit
Committente: Hines Italia Spa - Coima Image Srl
Costruttore: C.M.B. Carpi Srl
Superficie costruita: 11.000 m²
Data di completamento: 2009
Destinazione d’uso: Uffici
Tipo di intervento: Riqualificazione del prospetto e interior design
Localizzazione: Piazzale Luigi Sturzo
Fotografie: Nico Marziali, courtesy Studio Transit
Progettista: Sartogo Architetti Associati - Piero Sartogo & Nathalie Grenon
Committente: International Fund for Agricultural Development
Superficie costruita: 4.000 m²
Data di completamento: 2008
Destinazione d’uso: Centro conferenze
Localizzazione: Via Paolo di Dono
Fotografie: Andrea Jemolo, courtesy Sartogo Architetti Associati
Progettista: Franco Purini, Laura Therme
Committente: Parsitalia Srl
Costruttore: Parsitalia Srl
Superficie costruita: 27.000 m2
Data di completamento: 2013
Destinazione d’uso: Edificio per residenze e uffici
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Piazza dell’Europarco
Fotografie: Fabrizio Ronconi, Courtesy Franco Purini e Laura Thermes
Progettista: Studio Transit
Committente: Europarco Srl
Costruttore: Parsitalia General Contractor Srl
Superficie costruita: 37.300 m²
Data di completamento: 2013
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Europarco
Fotografie: Courtesy Studio Transit
Progettista: Studio Transit con P&V Progetti Srl
Committente: Groupama Assicurazioni Spa
Costruttore: C.P.C. Spa
Superficie costruita: 13.500 m²
Data di completamento: 2011
Destinazione d’uso: Uffici
Tipo di intervento: Riqualificazione del prospetto e interior design
Localizzazione: Via Cesare Pavese
Fotografie: Courtesy Studio Transit
Progettista: LAD Laboratorio di Architettura e Design
Committente: Olgiata Verde Srl
Superficie costruita: 7.500 m² Spazio Interno (palestre + piscine) + 80.000 m² Spazio Esterno
Data di completamento: 2010
Destinazione d’uso: Edificio commerciale
Tipo di intervento: Centro sportivo con palestre, piscine, servizi e aree esterne
Localizzazione: Via Conti
Fotografie: Cornelia Suhan (esterni), Francesco Napolitano (interni), courtesy LAD
Progettista: LAD Laboratorio di Architettura e Design
Committente: Olgiata Verde Srl
Superficie costruita: 2.300 m² Centro Commerciale + 2.000 m² Parcheggio
Data di completamento: 2009
Destinazione d’uso: Centro commerciale
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Via Cassia
Fotografie: Francesco Napolitano, courtesy LAD
Progettista: Valle Architetti Associati
Committente: Porta di Roma
Costruttore: Ellepi S.C.A.R.
Superficie costruita: 13.660 m²
Data di completamento: 2011
Destinazione d’uso: Torre con uffici, residenze, parcheggio multipiano
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Polo commerciale Porta di Roma
Fotografie: Giuseppe dall’Arche,courtesy Valle Architetti Associati
Progettista: ABDR Architetti Associati
Committente: Roma Metropolitane, Comune di Roma
Costruttore: Salini Costruttori Spa
Superficie costruita: 59.000 m² (Stazioni Annibaliano, Libia e Conca d’Oro)
Data di completamento: 2012
Destinazione d’uso: Stazione della metropolitana
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Piazza Annibaliano
Fotografie: Romolo Ottaviani per Roma Metropolitane, Courtesy ABDR Architetti Associati
Progettista: 5+1AA Alfonso Femia Gianluca Peluffo con Annalaura Spalla
Committente: Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Servizio Integrato Infrastrutture e Trasporti per il Lazio, l’Abruzzo e la Sardegna
Costruttore: SAC - Società Appalti e Costruzioni
Superficie costruita: 28.600 m²
Data di completamento: 2012
Destinazione d’uso: Complesso per uffici e servizi dedicati
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Via del Politecnico
Fotografie: Ernesta Caviola, courtesy 5+1AA Alfonso Femia Gianluca Peluffo
Progettista: Studio Valle con Studio Chiarini
Committente: Banca d’Italia, S.e.i.f.r.a. Scarl
Costruttore: S.e.i.f.r.a. Scarl
Superficie costruita: 220.000 m²
Data di completamento: 2006
Destinazione d’uso: Uffici
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Viale Guido Carli, Frascati
Fotografie: Andrea Jemolo, courtesy Studio Valle
Progettista: Herman Hertzberger+Marco Scarpinato
Committente: Comune di Roma - Dipartimento Simu
Costruttore: ATI - I.BE.CO. Costruzioni Spa con Sarfo Appalti e Costruzioni Srl
Superficie costruita: Edificio 4.700 m², Aree esterne 12.000 m²
Data di completamento: 2011
Destinazione d’uso: Complesso scolastico integrato elementare e media con palestra e auditorium
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Via G. Capograssi, Via G. Maranini, Via M. Finiguerra, Via B. Petrocelli
Fotografie: Duccio Malagamba, courtesy Marco Scarpinato
Progettista: Ingenium RE
Committente: Università Tor Vergata, Fondo Aristotele, Fabrica Immobiliare Sgr
Superficie costruita: 50.000 m2
Data di completamento: 2010
Destinazione d’uso: Residenze universitarie
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Via di Passolombardo
Fotografie: Courtesy Ingenium RE
Progettista: IaN+
Committente: Comune di Roma
Costruttore: Aedifica Appalti
Superficie costruita: 310 m²
Data di completamento: 2010
Destinazione d’uso: Centro ricreativo
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Falcognana, Via Zaccaria Betti
Fotografie: Courtesy IaN+
Progettista: LP_studio, Filippo Lambertucci e Pisana Posocco
Committente: Curia Vescovile di Albano
Costruttore: Mit Srl, Soim Srl
Superficie costruita: 2.400 m²
Data di completamento: 2013
Destinazione d’uso: Complesso parrocchiale (chiesa, cappella feriale, aule per il ministero pastorale, casa canonica, salone parrocchiale, corte comune)
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Pavona, Albano Laziale
Fotografie: Nadezda Vereshchagina, courtesy Filippo Lambertucci
Progettista: Studio Valle Progettazioni
Committente: Fiera Di Roma Spa, AGA Srl (proponenti)
Costruttore: Lamaro Appalti Spa
Superficie costruita: 210.215 m²
Data di completamento: 2006
Destinazione d’uso: Padiglioni fieristici, spazi congressuali, uffici e servizi
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Via Portuense
Fotografie: Courtesy Studio Valle Progettazioni
Progettista: Studio Architettura Anselmi & Associati
Committente: Opera Romana per la Preservazione della Fede e la Provvista di Nuove Chiese in Roma
Costruttore: Iace Spa
Superficie costruita: 2.995 m² (aula liturgica: 800 m²)
Data di completamento: 2010
Destinazione d’uso: Complesso parrocchiale (aula liturgica e opere parrocchiali)
Tipo di intervento: Nuova costruzione
Localizzazione: Via Paolo Stoppa
Fotografie: Courtesy Studio di Architettura Anselmi & Associati