La nuova stazione ferroviaria di Roma Tiburtina, concepita per essere una delle fermate dell’Alta Velocità e scalo ferroviario di rilievo regionale e nazionale, ha innescato un ampio processo di trasformazione del quadrante est di Roma con la razionalizzazione e il miglioramento della viabilità locale, il potenziamento dei servizi esistenti e interventi di riqualificazione urbana previsti nel prossimo futuro. Disposta perpendicolarmente sopra ai binari, la stazione dell’Alta Velocità connette due parti di Roma prima divise, diventando centralità e “luogo urbano”. Il sedime del progetto dei 5+1AA per la nuova sede direzionale della BNL - BNP Paribas, a est dello scalo, fiancheggia i binari e si accosta alla stecca sopraelevata della stazione Tiburtina con un angolo di 30 gradi, diventando parte della trasformazione in atto e determinante nel contribuire al carattere e all’identità dell’area. Geometria e topografia del sito hanno pertanto suggerito il progetto di un edificio capace di instaurare un dialogo urbano e territoriale con il contesto, relazionandosi con le due differenti parti di città su cui affaccia un Giano Bifronte rivolto a sud-ovest verso il grande vuoto urbano dello scalo ferroviario, a nord-est verso la trama minuta e frammentata del quartiere Pietralata. Il principio di Giano Bifronte si traduce in una facciata ora dinamica, riflettente e dissolvente laddove la percezione è prevalentemente dinamica e mutevole dai treni in movimento, ora statica, trasparente e materica laddove la percezione è lenta. Facciata e articolazione planimetrica sono gli elementi che si differenziano per dialogare con i due diversi paesaggi urbani e con due differenti modalità di percepire, veloce e lenta. Verso la stazione a ovest, il volume si allinea lungo una retta parallela al sedime dei binari, la facciata vetrata si deforma dolcemente attraverso una sequenza variabile di linee spezzate che si interrompono al centro per arretrare dal filo di facciata, lasciando spazio a terrazze e spazi aperti. Verso il quartiere Pietralata a est, il volume è sottile a sud per adattarsi alla viabilità e si fa più spesso verso nord; il cambiamento graduale della sezione trasversale si traduce in facciata con l’alternanza di sei differenti segmenti prospettici dove le pareti in vetro si alternano alla ceramica diamantata e la diversa scansione delle aperture disegna innumerevoli variabili. Il programma funzionale interno si articola secondo un principio di stratificazione orizzontale, in una sequenza tradizionale con le funzioni collettive a livello del basamento, gli uffici in corrispondenza dei piani centrali e spazi aperti in relazione con il cielo all’ultimo livello. La duplice facciata, insieme al gioco di riflessi e trasparenze, immerge il nuovo edificio nel suo intorno, volume in continua metamorfosi, specchio di una realtà in continuo movimento e mai uguale a se stessa.