AR 114 / Innovazione e professione

Negli ultimi anni la nostra città e anche il Paese hanno vissuto una crisi straordinaria, il mondo come lo abbiamo conosciuto fino a ieri non è cambiato, semplicemente non esiste più. Sono scomparsi i protagonisti del mondo dell’imprenditoria, sono cambiate le regole del lavoro, si sono dissolte le reti di protezione e i riferimenti della professione; tutti noi, ognuno al proprio livello, ci troviamo a camminare su un filo in equilibrio sempre più precario. Avvicendamenti generazionali, cambiamenti nella struttura sociale, innovazioni tecnologiche, ricerche di nuovi equilibri economici e geopolitici rendono gli anni in cui viviamo straordinariamente interessanti, ma la coscienza di trovarci per

La società contemporanea sta vivendo una profonda trasformazione determinata dalla diffusione pervasiva delle Tecnologie dell’Informazione (IT) che stanno modificando radicalmente il modo di vivere, lavorare, produrre documenti e scambiare informazioni. Profondi mutamenti si sono già innescati anche nell’industria dell’ambiente costruito, dovuti all’impiego delle IT o ITC (Information Technologies in Construction): l’elemento più evidente di questi mutamenti è sintetizzato dall’acronimo BIM, che sta sia per Building Information Model sia per Building Information Mode(l)ling. Il termine ha assunto una grande popolarità e diffusione a livello internazionale e si sta progressivamente diffondendo anche in Italia, offrendo nuove prospettive per il settore delle costruzioni e suscitando grande interesse tra gli attori coinvolti.

A partire da questo numero, AR dedica una sezione al tema dell’innovazione. Non a caso. Siamo infatti convinti che si tratti di una questione molto importante per il momento storico attraversato dal nostro mestiere in Italia: basti ricordare che innovare, a giudizio di molti osservatori, costituisce la principale strategia anti-crisi e che se ciò è vero in generale, lo è, in particolare, per la sfera della progettazione e dell’industria delle costruzioni. Va detto subito che innovare non va confuso con il gusto acritico per la novità gratuita e fine a se stessa. Non tutte le nuove idee sono necessariamente delle buone idee. Secondo Vittorio Gregotti, nell’opera Tre forme di architettura mancata,

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