Il nuovo ospedale dei castelli romani - Storia di un processo e di un progetto

di Francesca Giofrè

Architetto, professore presso la Facoltà di Architettura Sapienza Università di Roma

L’iter procedurale 

La pianificazione, programmazione e progettazione di un edificio a destinazione ospedaliera è un’operazione molto complessa, legata principalmente alle componenti specifiche di carattere funzionale, tecnologico e gestionale della struttura stessa e alla valutazione dei fattori psico-sociologici della componente professionale medica, infermieristica, dei pazienti e dei loro familiari. A queste si aggiunga l’iter procedurale, che nelle maglie della legislazione vigente e delle situazioni contingenti locali trova percorsi a volte tortuosi. Il Nuovo Ospedale dei Castelli Romani, tutt’oggi in corso di realizzazione, a distanza di oltre 10 anni dal primo studio di fattibilità, ne è una dimostrazione. 

L’idea di realizzare un nuovo Ospedale nell’area dei Castelli Romani ha radici lontane da rintracciare nella discussione avviata negli anni 1999/01 tra le Aziende Sanitarie e la Regione Lazio, in occasione della stesura del Programma straordinario degli investimenti per la sanità. L’Azienda Sanitaria Locale Roma H (ora Roma 6) aveva l’esigenza di rimodellare l’offerta delle prestazioni di ricovero per rispondere ai nuovi bisogni di salute del territorio, attraverso la realizzazione di una nuova struttura ospedaliera, da localizzare nel comune di Ariccia, che avrebbe sostituito un sistema eccessivamente disperso e frammentato, costituito dai presidi di Albano, Ariccia e Genzano.

Il primo studio di fattibilità è stato commissionato nel 1999 dall’Azienda USL Roma H al Dipartimento ITACA (oggi Dipartimento Pianificazione, Design, Tecnologia dell’Architettura - PDTA) di Sapienza Università di Roma. Negli anni sono state elaborate una serie di rivisitazioni in termini di numero di posti letto, volumetrie, costi, ecc. e infine, nel marzo 2005, la Regione Lazio ha approvato lo studio di fattibilità del “Nuovo Ospedale dei Castelli Romani”. A seguito dell’approvazione regionale, veniva sottoscritto tra l’AUSL RMH, Regione Lazio e Comune di Ariccia il protocollo d’intesa per la realizzazione del nuovo ospedale. 

Successivamente veniva pubblicato un avviso pubblico per la ricerca di partner che, mediante lo strumento del Project Financing, avrebbero dovuto coprire la quota non finanziata dalla Regione per la realizzazione dell’ospedale e quella derivante dai proventi dell’alienazione di beni aziendali, ovvero la vendita dei presidi di Ariccia, Genzano e di Albano. Alla scadenza dell’avviso, la direzione aziendale dell’epoca ritenne di non procedere all’apertura delle offerte pervenute, sospendendo così l’iter procedurale a causa di problematiche urbanistiche non risolvibili in tempi brevi. In particolare l’area destinata alla realizzazione dell’ospedale, sita nella parte meridionale del Comune di Ariccia, era stata progressivamente ridotta dagli iniziali 18 a soli 5 ettari e risultava, pertanto, insufficiente. Inoltre le misure di contenimento della spesa pubblica, approvate con la legge finanziaria per il 2006, avrebbero di fatto reso indisponibile la quota pari al 25% del finanziamento pubblico originario, determinando così una sostanziale modifica delle condizioni iniziali.

Nel frattempo, a metà giugno del 2006, si insediava la nuova Amministrazione Comunale di Ariccia che proponeva la redazione di una variante allo strumento urbanistico generale affinché si raggiungesse un equilibrio tra le esigenze di pubblico interesse e quelle delle proprietà private coinvolte e cedenti le aree su cui avrebbe dovuto realizzarsi l’ospedale, prevedendo nell’area circostante la realizzazione di un Parco della Salute integrato con le attività ospedaliere. Il Dipartimento ITACA elaborava, per conto del Comune di Ariccia, lo studio quadro relativo all’area del nuovo ospedale e del Parco della Salute. 

Le modalità di finanziamento dell’opera venivano sostanzialmente modificate a favore di un intervento da parte della Cassa Depositi e Prestiti a totale copertura dei costi. Ciò rendeva di fatto non più necessaria l’alienazione degli immobili ospedalieri, di proprietà aziendale, che avrebbero dovuto concorrere, secondo il piano originario, alla copertura dei costi del nuovo ospedale.

Veniva pertanto sottoscritto un nuovo protocollo d’intesa tra la Regione Lazio, l’AUSL Roma H e il Comune di Ariccia, approvato nell’agosto 2006.

La Direzione dell’Azienda USL RM H avviava quindi una ridefinizione dell’originario programma di realizzazione dell’ospedale con il supporto dell’Università che riceveva l’incarico di rielaborare lo studio di fattibilità, alla luce delle nuove esigenze e del Piano Sanitario della Regione Lazio, e il progetto preliminare, da porre a base della gara di appalto. Il progetto, nel suo sviluppo, è stato oggetto di una serie di concertazioni non solo tra la Direzione Aziendale e il gruppo di lavoro del Dipartimento, ma anche con il personale ospedaliero, durante una serie di riunioni a carattere pubblico. 

Il nuovo Ospedale dei Castelli, con circa 300 posti letto e un bacino di utenza attuale calcolato in circa 500.000 abitanti, è stato progettato per divenire un “polo tecnologico”, per il trattamento delle acuzie e per rispondere ai bisogni del territorio in un’ottica sinergica con gli altri presidi presenti. Le principali caratteristiche sono: la disponibilità di servizi diagnostici di alto livello in grado di dare risposte multidisciplinari ai casi complessi; la capacità di risposta complessiva alle situazioni di emergenza-urgenza comparabile almeno a quella di un Dipartimento di Emergenza e Accettazione di 1° livello così da svolgere un ruolo chiave di “filtro” verso la spedalità romana, difficilmente raggiungibile soprattutto in determinate ore del giorno; l’organizzazione a struttura dipartimentale e il mantenimento della funzione riabilitativa dell’ex Ospedale Spolverini di Ariccia.

Il bando per la gara di appalto di progettazione e realizzazione del nuovo ospedale, incluse le sistemazioni esterne, pubblicato nel maggio 2008, prevedeva quale criterio di aggiudicazione l’offerta economicamente più vantaggiosa, secondo i seguenti criteri: 70 punti per l’offerta tecnica - sub articolati secondo un peso decrescente in valore dell’assetto distributivo funzionale; valore soluzioni impiantistiche; valore delle componenti edilizie e valore estetico dell’opera - e in 30 punti per l’offerta economica, sub articolati sempre secondo un peso decrescente in prezzo e tempi di esecuzione.

La gara veniva aggiudicata nel luglio 2009 dall’ATI consorzio Costruzioni Soc. Cooperative, Società Appalti Costruzioni Spa, e da Coop. Muratori e Cementisti CMC di Ravenna (consorziata assegnataria). 

L’ospedale è in corso di realizzazione, l’apertura è prevista nel corso del 2017.

L’area e il progetto 

L’area dove è in corso di realizzazione l’ospedale è situata nel distretto AUSL Roma H, che comprende i comuni di Albano, Ariccia, Castelgandolfo, Genzano, Nemi e Lanuvio, nella parte meridionale del Comune di Ariccia, in località Fontana di Papa. L’area pianeggiante, aperta e soleggiata è complessivamente di circa 20 ettari e si articola in due comparti: il comparto a destinazione ospedaliera - di circa 15 ettari - e il comparto a destinazione mista di circa 5 ettari, destinato al futuro Parco della Salute, dove saranno realizzati servizi collegati per ragioni diverse all’ospedale (Residenza Sanitaria Assistenziale post-acuzie; centro congressi-auditorium; albergo e struttura universitaria per attività legate alla didattica con annessa foresteria). Attualmente l’oggetto dell’appalto riguarda solo il comparto dell’ospedale. L’accessibilità e il collegamento con la viabilità principale sono stati progettati attraverso alcune rotatorie, tali da garantire una razionalizzazione dei percorsi in relazione alle categorie di utenti (visitatori e pazienti esterni, personale, emergenza, merci e funerali). Data l’importanza dell’ospedale, sono previste aree di parcheggio per un totale di oltre 1.000 posti auto, interrati e a raso terra. 

L’ospedale si sviluppa su 4 piani fuori terra e uno interrato, per circa 41.000 mq di servizi ospedalieri. 

La scelta di contenere l’altezza dell’edificio è stata dettata dalla volontà di non generare stravolgimenti di scala nel contesto e di suggerire un’immagine architettonica a dimensione “familiare”. La struttura dell’edificio è impostata su una maglia di 7.50 m x 7.50 m per le zone delle degenze e le zone di diagnosi e cura, ottimale per soddisfare le esigenze di un ospedale, come suggerito dalle Linee Guida del Ministero della Sanità del 2000. L’altezza di piano è m. 4.00, per consentire la realizzazione di un vano tecnico generalizzato di minimo 50 cm per l’alloggiamento degli impianti.

I principali criteri che hanno guidato la progettazione si possono sintetizzare in quattro punti:

- Organizzazione delle funzioni ospedaliere per aree omogenee di tipo dipartimentale e indifferenziazione dei posti letto rispetto alle specialità mediche;

- Ricerca di elementi di flessibilità spaziale e funzionale della struttura, per assicurarne il tempestivo adeguamento ai rapidi progressi scientifici e tecnici e all’evoluzione dei bisogni sanitari;

- Razionalità dei percorsi per tipologia di utente e separazione tra le aree dedicate ai servizi di diagnosi e cura e quelle di degenza;

- Scelta del corpo triplo per le degenze, che assicura illuminazione e aerazione naturale in tutti gli ambienti, garantendo non solo un notevole risparmio energetico e un minimo impiego di impianti meccanici, ma anche condizioni di lavoro ottimali e di permanenza.

Tali criteri guida hanno determinato il disegno architettonico dell’ospedale, costituito da tre blocchi, intervallati da corti alberate, collegati da ponti e aggregati in forma compatta.

Uno dei punti di forza del progetto è la concentrazione nel blocco centrale di tutti i servizi di diagnosi e cura a elevata tecnologia, che garantisce alla struttura dell’ospedale la massima flessibilità di adeguamento a nuove esigenze, senza interferire sulle altre funzioni, autonome spazialmente e a livello di impianti. 

Da un punto di vista distributivo-funzionale in linea con i criteri progettuali, il progetto è stato impostato sul principio di alcune contiguità strategiche per l’ottimizzazione dell’erogazione del servizio. 

Al piano terra sul fronte sud-ovest si colloca l’accesso al Pronto Soccorso con i letti di osservazione breve e sul fronte opposto, nord-est, l’atrio di ingresso con il Centro Unico di Prenotazione e i servizi al pubblico. Aperta sull’atrio d’ingresso, nel blocco centrale, vi è la diagnostica per immagini pensata come “bifronte”, con percorsi e attese separati per pazienti interni ed esterni, facilmente accessibile dai pazienti esterni direttamente dall’atrio e dai pazienti interni attraverso i collegamenti verticali. Il piano terra ospita l’area poliambulatoriale, la degenza per il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura in diretto collegamento con il Pronto Soccorso, la mensa del personale, il centro trasfusionale-emoteca, la farmacia aperta al pubblico, servizi questi che hanno accesso dall’esterno attraverso una strada riservata che corre parallela al fronte sud.

Al primo piano sono localizzate le degenze riabilitative in collegamento diretto con il servizio di riabilitazione funzionale, posto nel blocco centrale così come il laboratorio analisi, a servizio anche del Pronto Soccorso con il quale è collegato direttamente dagli ascensori; i posti letto di dialisi e l’area che accoglie i posti letto di day hospital e day surgery, pensati come indifferenziati e non legati alle singole specialità. Inoltre al piano vi è l’area per i servizi della direzione sanitaria e amministrativa e della scuola di formazione. Al secondo piano nel blocco centrale sono localizzate le aree per le terapie intensive e sub intensive, in diretta relazione con le degenze mediche e gli esami funzionali ed endoscopici, aree sempre collegate con il Pronto Soccorso attraverso i collegamenti verticali. Nel blocco nord-ovest vi è la degenza solventi e gli spazi interdipartimentali. 

Al terzo piano nel blocco centrale sono localizzati il blocco operatorio ed il blocco parto e, negli altri due blocchi, la degenza chirurgica e la degenza materno-infantile con attigue le aree di neonatologia e di terapia intensiva neonatale. I servizi generali di supporto alle attività ospedaliere (sterilizzazione, spogliatoio, magazzini, ecc.) e un’ampia area per il parcheggio del personale sono al piano interrato.

La configurazione architettonica dell’ospedale può ancora essere considerata tutt’oggi funzionale, nonostante il grande lasso di tempo intercorso tra il momento della progettazione e la realizzazione dell’opera ancora in corso, grazie al perseguimento di quei criteri definibili prima all’avanguardia e oggi ancora attuali, che hanno guidato l’intera azione progettuale. 

Immagini fornite da: Aldo Cella,
Azienda USL ROMA 6


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