Servizi a Roma - Interventi pubblici tra rilanci e false partenze

Edilizia scolastica, sanitaria e sportiva sono tre aree di intervento fondamentali per la pianificazione urbanistica, per la vita dei cittadini e per il loro benessere. Si tratta di tre aree che richiedono costante attenzione e impegno delle istituzioni e delle amministrazioni per mantenere gli standard di sicurezza e decoro delle pubbliche strutture. La situazione in cui vertono questi tre ambiti nella città di Roma non è sempre chiara, tra dati mancanti, opere annunciate e mai terminate, fondi bloccati e poi sbloccati e intricate vicende amministrative. 

Scuola
Secondo l’indagine Ecosistema Scuola, redatta da Legambiente, gli investimenti per la manutenzione straordinaria dell’edilizia scolastica della regione Lazio sono progressivamente diminuiti tra il 2010 e il 2013, passando da un investimento medio per immobile di 13.483 euro a uno di 670 euro (i dati del 2014 non sono pervenuti). Rispetto alle altre regioni italiane, il Lazio si posiziona costantemente tra gli ultimi posti in quanto a investimenti e generalmente sotto la media nazionale (23.745 euro di investimento medio per istituto nel 2013). Più in linea con la media gli investimenti in manutenzione ordinaria (7.473 euro nel 2012, rispetto a una media italiana di 7.674 euro).

A livello nazionale, la legge n° 107/2015 ha destinato 300 milioni alla costruzione di scuole innovative, e 40 milioni per “controlli a tappeto” sui controsoffitti di circa 7.000 strutture. Ulteriori 200 milioni sono stati stanziati per i mutui agevolati destinati alla costruzione e alla ristrutturazione di edifici scolastici. Parallelamente è stato avviato il monitoraggio delle risorse per il recupero dei fondi non utilizzati. La legge cosiddetta “La Buona Scuola” ha previsto anche un credito d’imposta del 65% per le donazioni a favore di scuole pubbliche e paritarie (anche se le procedure previste sembrano non permettere, di fatto, l’accesso all’incentivo in caso di donazioni alle paritarie). La possibilità di scegliere l’edificio a cui devolvere il proprio contributo (ad esempio, la scuola dei propri figli), potrà certamente costituire un incentivo; il rischio è che, nonostante il fondo di perequazione previsto per riequilibrare i finanziamenti, grazie al quale il 10% del totale raccolto sarà distribuito tra le scuole che avranno ricevuto meno donazioni, le scuole nei quartieri privilegiati siano le uniche a ricevere aiuti considerevoli, mentre quelle in aree disagiate restino quasi a bocca asciutta. 

Un capitolo a parte merita l’impiego di fonti energetiche alternative, che, sempre secondo l’indagine di Legambiente, è ancora estremamente limitato nel Lazio: solo il 5,6% delle strutture utilizza fonte rinnovabili (l’impiego più frequente si ha invece in Puglia, dove il 53,9 delle scuole è dotato di impianti per energie alternative). Purtroppo i dati forniti dalla Capitale per il rapporto annuale, incompleti, non sono sufficienti a delineare un chiaro quadro della situazione attuale. 

Ad agosto 2015 il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca ha presentato l’Anagrafe dell’Edilizia Scolastica, che censisce gli edifici scolastici in Italia: un punto di partenza per la programmazione degli interventi e per una gestione efficace delle risorse. Secondo Legambiente e Cittadinanzattiva, però, il documento non permette ancora di restituire una immagine omogenea e coerente all’edilizia scolastica italiana, in quanto i dati, raccolti dalle regioni, non sono sempre confrontabili; non è chiara inoltre la data esatta di rilevamento di tali informazioni. Alcuni dati emergono tuttavia chiaramente dal documento presentato lo scorso anno: 42.292 sono gli edifici scolastici censiti in Italia, di cui risulta attivo - cioè in cui viene svolta attività connessa alle istituzioni scolastiche - l’80% a livello nazionale. Nel Lazio la situazione è diversa: di 4.345 istituti, più del 10% del totale, solo il 56% risultano attivi. 

Qualcosa si muove e l’istituzione della Struttura di Missione per il coordinamento e l’impulso nell’attuazione degli interventi di riqualificazione dell’edilizia scolastica ha in parte aiutato a mettere ordine nella situazione italiana, a coordinare le diverse azioni e le varie fonti di finanziamento. A maggio di quest’anno è stato finalmente annunciato un programma per la mappatura dell’amianto nelle scuole e per la sua rimozione, con un sistema di rilevamento che farà ricorso a tecnologie avanzate volte a consolidare una procedura che possa tracciare un quadro della situazione nazionale. Si auspica che l’accessibilità dei dati relativi allo stato specifico di ciascun edificio possa evitare, in futuro, casi come quello della scuola elementare Melograno di Roma dove, nel momento in cui la struttura ha iniziato a perdere pezzi per la cattiva manutenzione, sono stati i genitori a dover “ricordare” al Municipio che all’interno delle pareti della scuola era presente amianto. 

Sport
Nell’ambito delle strutture sportive, un grande punto interrogativo è ad oggi costituito dalla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024, ufficializzata a settembre 2015. La Capitale è candidata a ospitare i giochi olimpici insieme con Amburgo, Budapest, Los Angeles e Parigi; una candidatura non priva di polemiche, visto che il nuovo Sindaco Virginia Raggi ha dichiarato che Roma ha, al momento, altre necessità. Delusi il presidente del Coni Giovanni Malagò e il presidente del Comitato Olimpico Roma 2024 Luca Cordero di Montezemolo, consapevoli che per proseguire nella candidatura sarà necessario il supporto del primo cittadino. Tuttavia, l’ex sindaco Ignazio Marino denunciava già lo scorso febbraio, in una lettera a l’Espresso, lo scarso coinvolgimento delle istituzioni cittadine nelle attività relative alla candidatura, così come nella scelta della sede del Villaggio Olimpico, prevista nella zona di Tor Vergata. Secondo l’ex sindaco, il progetto tiene conto più degli interessi economico-immobiliari che del lascito alla città. La pensano diversamente i promotori della candidatura, secondo i quali gli investimenti a carico della Città sarebbero minimi, a fronte di un importante contributo dello Stato e di una forte accelerazione di lavori e strutture permanenti che procedono, altrimenti, a rilento; senza contare i posti di lavoro che si verrebbero a creare. 

Un nodo importante rimane la Città dello Sport disegnata da Santiago Calatrava, con un cantiere avviato nel 2007. I costi di realizzazione sono quadruplicati in corsa, e i lavori si sono presto arenati. Varie sono state le ipotesi di ridimensionamento e ridestinazione della struttura nel corso del tempo, ma, a più di 10 anni dall’elaborazione del progetto, nessuna si è concretizzata. Il Comitato Olimpico ha inserito questo spazio nel Masterplan Roma 2024, rendendolo un’area importante che, secondo il dossier di candidatura presentato al Comitato Internazionale Olimpico, ospiterà gli incontri di pallacanestro e pallamano, per diventare dopo i Giochi sede sportiva in grado di accogliere anche eventi musicali e raggiungibile con il prolungamento della metro C o della metro A, previsti dallo stesso piano. Sembra scomparire, però, il progetto di uno stadio per il nuoto al suo interno, probabilmente economicamente insostenibile: sarà impiegato invece quello del Foro Italico, costruito nel 1958 e aggiornato nel 2009 in occasione dei Mondiali di Nuoto. 

Inserito nella candidatura invece lo Stadio dell’AS Roma, dove potrebbe essere giocata la finale di calcio. Ma il progetto, che ha preso il via ben prima dell’ipotesi Olimpiadi, procede, comunque, su altri binari, non senza le polemiche del caso, riguardanti sia le opere da smantellare per fare spazio al nuovo impianto, sia i criteri di approvazione di tale proposta, che va molto oltre lo stadio. I rappresentanti di Stadio della Roma ed Eurnova hanno consegnato lo scorso maggio il progetto al Comune di Roma e alla Regione Lazio. Come già noto, lo Stadio ispirato al Colosseo sarà inglobato in un distretto più ampio dedicato all’intrattenimento e agli affari che dovrebbe sorgere nel quartiere di Tor di Valle, a sud-ovest della città, andando a prendere il posto dell’Ippodromo di Tor di Valle progettato da Julio Lafuente per le Olimpiadi di Roma del 1960. Clara Lafuente, figlia dell’architetto, auspicava che l’opera potesse essere recuperata e integrata nel nuovo complesso, considerando il valore storico-architettonico e gli alti costi di demolizione e smaltimento di un’opera realizzata in cemento armato, ma questa ipotesi non pare essere stata presa in considerazione. La funzione di intrattenimento del parco sarà assolta dal Roma Village, che organizzerà caffè e ristoranti, museo e “hall of fame” dell’AS Roma (intorno a una reinterpretazione della Scalinata di Trinità dei Monti). Il business park comprenderà tre torri firmate Daniel Libeskind e il progetto complessivo presentato è il frutto del lavoro di più di 50 realtà operanti nei settori dell’architettura, dell’ingegneria e della consulenza. 

Grandi progetti e grandi opere che fanno passare in secondo piano l’ordinario, come il progetto Sport e Periferie che per il triennio 2015-2017 ha destinato 100 milioni di euro a proposte di realizzazione, rigenerazione o completamento di impianti sportivi nelle aree svantaggiate o nelle periferie urbane. Poca cosa, in termini economici, se l’investimento viene confrontato con quello necessario per ospitare i Giochi (5,3 miliardi la previsione, ma quante volte le previsioni si sono rivelate estremamente ottimiste?), eppure sono gli investimenti di questo tipo quelli che permetteranno cambiamenti reali nel quotidiano di moltissimi cittadini. Sette le opere già individuate dal CONI come idonee a ricevere il contributo di queste risorse, di cui due a Roma: il Palazzetto dello Sport del Corviale, e lo Stadio Pasquale Giannattasio di Ostia. Quest’ultimo è un progetto già completato, che ha permesso di rimettere in sicurezza l’impianto e di rifare la pista di atletica, oltre che di acquistare attrezzature sportive tecnologicamente più avanzate. Il CONI ha reso noto che sono già 1.672 le domande di finanziamento pervenute. Anche in questo caso non mancano le polemiche: Leopoldo Freyrie si domandava, lo scorso marzo, quando ancora ricopriva la carica di Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, se il CONI avrebbe sviluppato al suo interno i progetti piuttosto che assegnarli esternamente agli studi di architettura che hanno elaborato le proposte su incarico delle associazioni sportive.

Sanità
Per quanto riguarda l’edilizia sanitaria, la Regione Lazio sembra essere ben consapevole dei limiti delle proprie strutture, e così il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che ha sottolineato come un quarto degli investimenti nazionali in questo settore sia stato destinato al Lazio. Sono tanti gli obiettivi dichiarati a fine maggio dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e dal Ministro contestualmente allo stanziamento di 264 milioni di euro per investimenti in cantieri e rinnovamento tecnologico: ammodernamento, manutenzione straordinaria, adeguamento e messa a norma.  Tre sono i grandi progetti previsti dal piano di riqualificazione sanitaria: il nuovo Ospedale dei Castelli ad Ariccia, l’avvio dei lavori al Policlinico Umberto I e l’ampliamento dell’Ospedale Grassi ad Ostia. I fondi sono però stati distribuiti tra le ASL di Roma e del Lazio, per rigenerare le strutture di tutto il territorio, per un totale di 87 interventi. Particolare attenzione è riservata ai reparti maternità e alla rete perinatale, che da soli assorbiranno l’11,2% dei finanziamenti, mentre ristrutturazione e potenziamento dei punti di Pronto Soccorso erano già state avviate a fine 2015, con un anticipo dei fondi in occasione del Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco. Le istituzioni parlano di una svolta importante che, auspicano, possa significare l’uscita dal Commissariamento. Resta da vedere come i fondi assegnati verranno gestiti, quali opere saranno terminate in tempi brevi e poi utilizzate, un dubbio lecito dopo la triste storia dell’Ospedale San Giacomo. 


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