Edificio residenziale stamperie 152

Il recupero e la trasformazione dell’edificio in via Urbana 152 a Roma, per una destinazione d’uso residenziale ad alto livello qualitativo, comporta operazioni preliminari d’indagine archeologica e l’assunzione di conoscenze: la centralità e la storicità della zona, nei pressi di Santa Maria Maggiore, si riscontrano nel ritrovamento di vestigia dell’età imperiale romana (residui di murature di un’insula databile fra il II e il III secolo d. C.), e di reperti (stampi in gesso, vasi in biscuit...) provenienti dal deposito-laboratorio dell’incisore Giovanni Trevisan detto il Volpato,

che tracciano la sua attività artistica fra XVIII e XIX secolo. La storia recente dell’edificio, la cui costruzione risale probabilmente al XVII secolo, coglie nel 1876 la fondazione del Teatro Manzoni, la trasformazione in cinematografo nel 1932 e infine l’utilizzazione a tipografia del quotidiano Il Messaggero, dagli anni Sessanta del Novecento. 

La riconversione abitativa dell’edificio conserva il prospetto su via Urbana, con la disposizione delle aperture finestrate e con gli stilemi d’architettura storicista, fra lesene, modanature, festoni ed ordine gigante; la pensilina traslucida, che corre lungo la facciata ed interrompe l’ordine del basamento, ricostituisce in parte la memoria dell’utilizzo a sala cinematografica, mantenendo il telaio metallico e le catene d’ancoraggio alla facciata.

Il progetto interviene con decisione nel predisporre abitazioni d’elevato standard qualitativo: tagli dimensionali differenziati, da monolocali ad alloggi di grande superficie, ed alloggi duplex, descrivono un complesso variegato, in cui la dotazione di arredi fissi e cabine-armadio si accompagna ad una notevole attenzione alle finiture e alle componenti degli alloggi, con pavimenti in legno, grès porcellanato per il rivestimento dei bagni, scale interne per le abitazioni duplex d’elegante composizione, a struttura metallica e pedate in legno. 

Il nucleo dell’intervento si dispiega nella corte: è il luogo, a pianta rettangolare, sul quale si concentrano affacci a balcone continuo per gran parte degli alloggi, proponendo una sorta di logge come in un teatro all’aperto. La struttura dei balconi con mensole e parapetti metallici, illeggiadrita dalle ricorrenti presenze vegetali, rende spettacolare l’invaso, paragonabile ad una sala all’aperto, in cui si possono svolgere attività di relazione, fra sedute in pietra, superfici a verde e fioriere, ed un’intera parete verde come fondale, di valore anche scenografico. Due sono i corpi scala, con parapetto in cristallo, montanti metallici e corrimano in legno: l’uno, sul lato verso via Urbana, raggiunge gli alloggi a piani sfalsati, con gli ingressi dai pianerottoli; l’altro si situa al lato opposto della corte. Un percorso lastricato lungo lo spazio aperto li collega e distribuisce anche gli accessi agli alloggi a piano terreno affacciati sulla corte. L’ingresso da via Urbana si conforma al carattere aulico del complesso residenziale: l’androne, accompagnato a parete da una rivisitazione della planimetria di Roma e controsoffittato a segmenti luminosi, si distende verso uno spazio ellittico di distribuzione, che traguarda sulla corte e dà accesso a due alloggi a piano terreno e al corpo scale. 

Al livello superiore, verso via Urbana e parzialmente occultato dal cornicione dell’edificio, si sviluppa un alloggio a rilevanti dimensioni, connotato dal grande spazio per il soggiorno, con soffitto a nervature a vista: la parete vetrata continua si volge obliqua su una piccola terrazza, spazio aperto che prolunga il soggiorno.

Immagini gentilmente fornite da 3C+t Capolei Cavalli - Architetti Associati


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