Casa Santa Maria della Baviera

Lavorare su una matrice storica per dare vita a un centro di scambio culturale di ispirazione religiosa. Questo il compito dello studio AKA Architetti, incaricato della ristrutturazione di una palazzina in stile Liberty, attribuita a Gino Coppedè, per la successiva realizzazione del centro di incontro dell’Arcivescovato di Monaco e Frisinga (letteralmente Begegnungszentrum des Erzbistums München und Freisingin in Rom), poi chiamato Casa Santa Maria della Baviera. L’intervento, promosso durante il pontificato di papa Ratzinger e sviluppato negli anni seguenti, ha previsto l’adattamento della struttura esistente alle nuove attività, nel rispetto della qualità storica. In primis è stato necessario studiare l’organizzazione e la ripartizione degli spazi e delle attività nei sei livelli, redistribuendo le nuove e vecchie funzioni secondo tale sistema. Cifra del progetto è la scala scultorea in legno, che accompagna il visitatore in tutto il suo percorso dall’ingresso, passando per i vari corridoi pensati come gallerie d’arte, toccando man mano i diversi ambienti (spazi per manifestazioni e conferenze, una piccola chiesa, aree ricettive per l’accoglienza di ospiti), fino a giungere in sommità alla terrazza panoramica. In questa successione spaziale emerge la piccola cappella, posta nel cuore del complesso, che sottolinea una netta distinzione tra pre-esistenza e novità. Pensata come una costruzione all’interno della costruzione, sembra quasi un’arca in legno indipendente rispetto al contesto circostante. La navata si compone di una sequenza di 12 arconi di forma dissimile, utili a filtrare i raggi solari e creare un piacevole gioco di luci e ombre. Sempre qui, l’abside viene definita da una parete curva e accoglie, in sede centrale, l’altare composto da sette strati in cemento sovrapposti. Il materiale predominante è il legno, non solo negli spazi di contemplazione e di celebrazione, ma anche negli ambienti di nuova realizzazione come la sala conferenze e il ristorante. In particolare, negli spazi comuni concepiti ex novo, l’alternanza di superfici concave e convesse lungo il controsoffitto continuo in lamelle di legno risulta una scelta strategica per l’identificazione di zone e funzioni. Per quanto riguarda la zona residenziale, i letti si muovono lungo un piano in legno che può servire anche da scrittoio o tavolo, con un sistema che consente configurazioni diverse dello spazio. Il principio della flessibilità nell’uso è stato adottato per molti degli ambienti del centro, sia interni sia esterni, prevedendo configurazioni diverse e alternative, sviluppando sistemi di arredo che si adattino alle esigenze degli utenti e forniscano potenzialità più che imporre vincoli. Sempre in tale contesto, bagni e armadi sono racchiusi e integrati in un volume in pannelli di betulla a vista, inteso come elemento di arredo chiaramente separato dalla struttura muraria, evitando qualsiasi ambiguità tra vecchio e nuovo. In linea generale le scelte materiche, così come il ricorso a sistemi costruttivi e soluzioni tipologiche e distributive, sono il risultato del connubio tra tecniche tradizionali italiane e tedesche e rimarcano il fine ultimo del progetto, ossia favorire l’incontro e l’integrazione. All’esterno viene reiterato il sistema di spazi su più livelli attraverso un giardino esotico in parte recuperato, con una serie di zone tematiche differenziate, e in parte ridisegnato, con vari percorsi e pedane in legno e uno specchio d’acqua che circonda il verde.

Immagini di Alberto Novelli fornite da AKA Architetti