Museo archeologico dell’Oise

Tra i rilievi dolci e arrotondati della Picardie, area rurale a nord di Parigi, trent’anni di ricerche e di scavi hanno fatto emergere le vestigia di un importante insediamento gallo-romano in corrispondenza di Vendeuil-Caply. Il teatro emerso dagli scavi è la testimonianza tangibile di un abitato che originariamente doveva includere piazze, terme e aree di culto. Nei 130 ettari del sito archeologico sono stati ritrovati numerosi oggetti: monete, vasellame, attrezzature, oggetti di culto che attestano la presenza di una vita quotidiana intensa e ricca. Il Museo archeologico dell’Oise (MAO) è stato pensato per accogliere ed esporre i ritrovamenti di una lunga campagna di scavi. Il progetto degli architetti romani di n!studio prende la forma di una piega del terreno, di una faglia aperta che rivela e fa emergere ciò che la terra ha serbato e protetto per secoli. Forma, distribuzione e materiali scelti per il museo instaurano con il paesaggio e con il contesto un rapporto di reciproca assonanza. Lo scavo e il disvelamento diventano azioni alla base del progetto museale che, come avviene per l’intero sito archeologico, svelano quello che il tempo ha nascosto. Il progetto si inscrive nello spessore del suolo diventando quasi invisibile dal teatro, pensato come estensione del paesaggio e come un’inserzione nell’alternanza di valli e depressioni che la topografia della Picardie disegna in questo orizzonte. L’ingresso al museo avviene percorrendo una rampa che dal livello di accesso della strada conduce all’entrata pedonale nella parte inferiore. Il percorso inclinato, che in futuro condurrà al teatro, permette ai visitatori di scivolare lentamente nello spessore del terreno rendendone manifesta la stratigrafia: dal suolo naturale a quello artificiale del museo fino agli strati archeologici più in basso. Lungo la rampa si sviluppa l’unica facciata del volume concepita come una lama in acciaio Cor-ten che include nella sua lunghezza il muro di contenimento e la galleria espositiva del museo. I tagli e le aperture che interrompono la parete ossidata hanno il duplice obiettivo di disegnare una superficie altrimenti uniforme e di incorniciare dall’interno vedute e scorci sul paesaggio, rafforzando una reciproca sinergia. All’interno, lo spazio rettangolare si divide funzionalmente in due parti longitudinali: lungo la facciata si distribuiscono gli uffici e le aree aperte al pubblico della galleria espositiva e dei laboratori, lungo la parete cieca gli archivi e i servizi. Nell’intento esplicito di rivelare l’invisibile e l’antico riemerso, il museo archeologico si fa duplice collegamento: tra architettura e paesaggio e tra passato e contemporaneità.