Un’occasione da non perdere

Parlare di patrimonio significa parlare di città, storia, identità. Una città come Roma vanta un patrimonio stratificato e ricchissimo: edilizia residenziale pubblica e privata, scuole ed edifici per servizi (sociali, culturali, sanitari e commerciali); beni storico-artistici e archeologici monumentali (aree archeologiche, monumenti, musei, gallerie, teatri, edifici vincolati, ville storiche, cimiteri) ma anche beni confiscati alle mafie, strutture ed impianti.Questo lungo elenco ci mette davanti alla vastità degli ambiti di azione della nostra professione. Come architetti promuoviamo, nel rapporto con la pubblica amministrazione, ma anche con il privato, una gestione del patrimonio basata sulla trasparenza, semplificazione ed efficienza, attraverso l’attività creativa e la programmazione e gestione del processo di progettazione per favorire il riuso e la valorizzazione funzionale di quanto ereditato. La città di Roma vanta un patrimonio unico al mondo e, nonostante questo, i processi di valorizzazione, restauro e conservazione stentano a decollare.

Perdere questa occasione, soprattutto in relazione alle competenze della nostra professione, significa non sfruttare un importante ambito di intervento che renderebbe il nostro operato realmente utile alle esigenze. L’auspicio è quello di confrontarci con un quadro normativo caratterizzato da provvedimenti meno restrittivi e più consapevoli delle trasformazioni in atto, quali i nuovi modi di vivere e abitare la città, per prevedere azioni quanto più incisive per la qualità dell’architettura e del nostro tessuto urbano. Come Ordine degli Architetti, attraverso il lavoro del Dipartimento dei Beni Culturali, da anni ci siamo posti tra gli obiettivi primari di contribuire a conoscere e fare conoscere l’operato dell’Architetto nel settore dei Beni Culturali in relazione al Patrimonio. Attraverso dibattiti pubblici abbiamo aperto un dialogo e messo in rete i più importanti studiosi della materia con i professionisti, per promuovere e garantire la qualità degli interventi e per sensibilizzare la cittadinanza e la classe politica governante, infine abbiamo attivato convenzioni agevolate con associazioni di categoria del settore e laboratori tecnico-scientifici. Sosteniamo, come attori istituzionali, molteplici processi: il riuso di spazi inutilizzati del patrimonio attraverso progetti di produzione culturale diffusa, la tutela ambientale e la promozione del territorio, lo sviluppo degli interventi in campo sociale e assistenziale, per implementare servizi e attività. In quanto autori diretti di interventi di piani di recupero urbano, programmazione delle opere, progetti di restauro dei manufatti e del territorio, siamo assolutamente consapevoli del valore aggiunto che potremmo portare al miglioramento dell’attuale situazione. La vivacità culturale e lo spessore dei progetti che stiamo portando avanti nei vari ambiti specifici, attraverso il lavoro dei nostri Dipartimenti nonché mediante le tematiche affrontate dalla formazione, pongono quotidianamente il patrimonio al centro delle attività dell’Ordine. Tanto che la stessa attività professionale degli iscritti è patrimonio, un patrimonio che custodiamo e divulghiamo con convinzione attraverso pubblicazioni (“50 anni di professioni”) e progetti legati agli archivi di architettura (progetto Monitor). Concludo non potendo non fare un riferimento all’emergenza che ha colpito il nostro Paese. Scrivo l’editoriale in giorni di “emergenza sisma”, dove il nostro territorio è stato duramente colpito dalla catastrofe e dove il patrimonio di svariate realtà territoriali è stato annientato, distrutto, eliminato. Come professionisti non possiamo rimanere indifferenti ed esclusi dagli interventi che verranno attivati per ridare vita a un patrimonio distrutto, del quale però rimane ancora memoria. Siamo schierati in prima linea affinché, conclusi i dovuti interventi legati all’emergenza, il know-how acquisito sul campo dagli architetti in casi analoghi, così come la nostra competenza e il nostro lavoro vengano messi al servizio della ricostruzione. Da qui la forte e sempre più attuale esigenza di una conservazione che preservi la memoria della comunità nazionale e del territorio, che promuova lo sviluppo della cultura ma, soprattutto, che metta al centro dell’attività professionale il rispetto della sicurezza dell’individuo nella sua dimensione abitativa e comunitaria. Non si tratta solo di operare una riqualificazione fisica, necessaria per rilanciare l’immagine urbana a livello estetico, ma anche di interventi di natura culturale, sociale, economica ed ambientale, finalizzati a un incremento della qualità della vita nel rispetto dei principi di sostenibilità ambientale e di partecipazione sociale. L’architettura è al servizio del patrimonio! Alessandro Ridolfi


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